Migranti: un nuovo tipo di guerra

Migranti: un nuovo tipo di guerra

       Oggi si assiste a una serie di inquietanti contraddizioni. Una di esse è il contrasto fra la sempre maggiore efficienza degli strumenti di trasmissione delle informazioni e delle notizie e l’amplificazione e lo stimolo che tali strumenti conferiscono alle più sfrenate stupidaggini, ipocrisie e distorsioni concettuali. Piovono a cascata, giornalmente, senza tregua  

      Questo nuovo tipo di oppio, apparentemente innocente, si insinua nei cervelli, si stratifica, si consolida e diventa una lente deformante collettiva.

      Il tema dei migranti costituisce un esempio per eccellenza di tali aspetti. Esso occupa le testate dei giornali, i canali televisivi, le discussioni politiche sia in Europa che oltre Atlantico, ma la lente è deformata e ben pochi, a livello ufficiale, hanno il coraggio di dare al fenomeno  il nome che gli spetta.

      Come è noto, anche il mondo antico conobbe il fenomeno di masse intere di popolazioni che penetravano nei confini altrui. I libri di storia non esitano a definirlo come “invasioni”, sia che si trattasse di Germani, Vandali, Ostrogoti, Unni o Mongoli. 

      Oggi, nonostante appunto masse intere di individui penetrino o cerchino di penetrare in confini altrui, una singolare ipocrisia o miopia vieta di definire il fenomeno come “un’invasione”. Un’invasione destabilizzante, catastrofica non solo economicamente ma soprattutto socialmente, etnicamente, culturalmente. Ecco così il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni, che in tempi elettorali aveva promesso dei fantomatici blocchi navali, limitarsi ad affermare alle Nazioni Unite che gli arrivi per mare hanno posto l’Italia “ sotto un’incredibile pressione”. Un patetico eufemismo che maschera la vera natura del problema, il suo vero nome.

      Durante La stessa seduta delle Nazioni Unite, molti sono stati gli interventi. Fra di essi, si sono distinti per impudenza quelli del Presidente iraniano, che addirittura pretendeva di dare lezioni di democrazia all’Assemblea; quelli grotteschi del Presidente commediante  ucraino in maglietta, sempre più torvo e truce, che ha sostenuto che la difesa dell’Ucraina è la difesa della democrazia nel mondo (sic). Dulcis in fondo,l’intervento del Presidente americano, che biascicando ha informato che gli Stati Uniti continueranno ad investire (ovviamente con armi) in Ucraina. Ha  infatti chiesto altri 24 miliardi di dollari al Congresso….Non una parola sui migranti, nonostante ogni giorno, col beneplacito dell’Amminstrazione di Washington, penetrino indisturbati ai confini ben 7.000 individui. La senile e disastrosa ostinazione di quest’uomo sempre più balbettante e dallo sguardo allucinato si commenta da sé.

      Il fatto che le dichiarazioni del Primo Ministro italiano siano state dunque allineate alla retorica dei suddetti oratori non diminuisce la gravità dell’accomodante eufemismo delle sue dichiarazioni. Dall’inizio dell’anno, 130.000 individui sono entrati nel territorio italiano con la docile connivenza delle stesse autorità italiane. Il colmo della schizofrenia è rappresentato dall’affermazione dello stesso Primo Ministro, secondo cui “l’Italia e l’Europa hanno bisogno dei migranti”. Quello che stupisce non è tanto il perché il Primo Ministro non si sia ancora dimesso per dignità ma il fatto che i disgraziati cittadini di Lampedusa e della Sicilia non si siano rivoltati in massa.

      La cruda verità è insomma che il fenomeno dei migranti corrisponde a tutti gli effetti a delle invasioni. E’ semplicemente sbalorditivo che i Governanti europei mostrino tanta remissività e indecisione al riguardo e abbiano investito enormi capitali e risorse nel conflitto russo-ucraino, viziato fin dall’inizio e stimolato dalle isterie anti-russe corroborate da sanzioni altrettanto isteriche e balorde. A metà strada fra la stupidità e il masochismo è inoltre il fatto che, per assecondare la demenziale paranoia anti-russa americana, tali Governanti si siano anche privati di fonti di energia a buon mercato. Non ci sono parole sufficienti per definire tanta dabbenaggine. Anziché dedicare tempo e risorse per arginare l’invasione reale, una coorte di pseudo uomini politici si è data da fare per arginare una supposta invasione russa dell’Europa. Potenza delle allucinazioni.

      Ora, allo stesso modo in cui, ai tempi della II Guerra mondiale, la Gran Bretagna si era resa conto che l’Italia costituiva il ventre molle dell’Asse, oggi sia i disperati che i contrabbandieri di vite umane hanno capito che proprio l’Italia offre molte opportunità, sfruttando quindi, oltre a una mal riposta compassione,  anche il famigerato “Diritto del Mare”, ovviamente stravolto e mistificato. Da nessuna parte, infatti, quest’ultimo ipotizza il transito e il salvataggio di migliaia e migliaia di imbarcazioni deliberatamente poste in mare per contrabbandare degli individui. I prima citati 130.000 arrivi fino ad ora sono comunque la conferma che l’escamotage funziona. Nella peggiore delle ipotesi, qualcuno affoga, ma la maggior parte approda e viene accolto. 

      Chi si oppone all’’uso perverso e maligno del suddetto “Diritto del Mare”, come fece a suo tempo l’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini, rischia di essere incriminato per delitti contro l’umanità o nel migliore dei casi è tacciato di “razzismo” e “fascismo”. Dalla fine della II Guerra Mondiale in poi, queste due etichette hanno offerto alle menti deboli e insomma agli imbecilli e agli ignoranti un comodo strumento di demonizzazione di tutto ciò che andava contro la pigrizia e l’apatia della maggioranza silenziosa. Una forma di maccartismo europeo che tutt’ora imperversa e che in parte spiega l’omertà e la reticenza di molti nell’esprimere la loro sincera opinione. In realtà, la resurrezione del fascismo in forma subdola.

      Non stupiscono quindi la timidezza e l’ipocrisia a proposito della vera natura dell’attuale gigantesco movimento di masse umane. Quasi superfluo menzionare come dietro quest’ultimo agiscano due enormi meccanismi affaristici dalle dimensioni poco sottostimabili: quello della mafia contrabbandiera trasportatrice (nel caso del Mediterraneo) e quello, legittimato, del poco trasparente apparato degli aiuti comunitari, ovviamente attinti alle tasche dei contribuenti europei. 

     L’inarrestabile flusso migratorio viene quindi di volta in volta per così dire legittimato da pretestuose, mal riposte e in buona parte false nozioni quali la compassione, il “Diritto del Mare, la ”Convenzione di Ginevra, l’illegalità dei blocchi navali in tempo di pace, etc. Esso è inoltre difeso dal cinismo di quanti affermano che “tanto il problema è insolubile.” Vanno poi aggiunte le accomodanti e bizantineggianti distinzioni fra “migranti” e “profughi”. In realtà, nessuno sa esattamente quanti e chi siano i profughi e quanti e chi siano i migranti.

     Vi è da rimanere sbalorditi dal livello di confusione, distorsione e ipocrisia che circonda l’argomento e soprattutto dalla remissività e docilità con cui, da un capo all’altro dell’Europa, i relativi cittadini subiscono le disastrose politiche in proposito. Cosa ancora più incomprensibile, nessuno sembra ricordare il perché vi siano tanti profughi o comunque migranti e porsi la domanda se a suo tempo fu fatto qualcosa per impedirlo. I  vari governi europei che adesso si agitano, non mossero un dito quando le invasioni in Iraq e in Libia ruppero gli argini che per decenni avevano tenuto sigillati quei confini a est e a sud. 

     Al tempo dei tanto denigrati Saddam Hussein e Muammar Gheddafi, nessun esodo.

      Che a provocare tale rottura di argini sia stata l’Amministrazione americana non esime dalle loro responsabilità tutti quei Governi europei che non si opposero. Del resto, molti stoltamente collaborarono (vedi la Francia di Sarkozy). Lo stesso vale per la trasformazione della Siria in un campo di calcio armato. Da qui le turbe umane che scapparono fra il 2015 e il 2016. Si oppose qualcuno ai vari contendenti per procura, dalla Turchia all’Iran, la Russia e gli Stati Uniti? Nessuno. 

     Da notare che gli Americani assassinarono Saddam Hussein, ma non fecero nulla di analogo per cercare di far implodere il regime dei turbanti di Teheran. Le sanzioni sono state un comodo ma inefficace compromesso. Il protrarsi, in pieno XXI secolo, di una teocrazia così visceralmente fanatica nonché oppressiva soprattutto nei riguardi delle donne costituisce un’anomalia non meno surreale del regime di Pyongyang. Non meno surreale, il fatto che l’Amministrazione americana ora patteggi col suddetto regime sotto varie forme, ultima delle quali il rilascio di 6 miliardi di dollari congelati dietro la liberazione di ostaggi. Paradossalmente, anche l’arci-nemico di Washington, la Russia di Putin, sembra prediligere flirts di cattivo gusto e molto poco onorevoli con il regime di Teheran. Questa è probabilmente la vera grande colpa di Vladimir Putin degli ultimi 20 anni. Se aveva ragioni da vendere con l’Ucraina, ne ben poche ha con l’Iran.

      Insomma, sulle ragioni e origini di una parte dell’esodo terrestre da oriente nessuno fiata e tutti fanno finta che non c’entrano nulla.

     In quanto all’esodo da sud, e cioè dalle coste dell’Africa, anche lì sembra che tutti facciano a gara per ignorare la banale realtà: indirettamente, in maniera strisciante e silenziosa, l’Africa esporta o espelle le sue tensioni, le sue lacerazioni sociali e razziali, la sua vertiginosa crescita demografica. Basterebbe pensare che nel 1850 la sua popolazione era pari a circa 100 milioni, mentre oggi ha raggiunto i 1.460 milioni (Fonti: FMI, Worldometer). L’incremento la dice lunga. Da allora ad oggi non vi è stato un comparabile aumento del PNL dell’Africa. Anche se in crescita, senza l’aggiustamento e la cartina di tornasole della corrispondente crescita della popolazione nello stesso periodo, ogni dato positivo sulla crescita economica  è inevitabilmente ingannevole per non dire falso. In altre parole, l’economia africana cresce, ma la sua popolazione cresce ancora di più. Quel di più  sono i milioni e milioni che cercano di fuggire.

      Non è un caso che anche il movimento di migranti che oggi investe i confini meridionali degli Stati Uniti obbedisca agli stessi meccanismi di esplosione demografica e di fuga. La popolazione dell’America Latina e dei Caraibi  è infatti passata da circa 168 milioni nel 1950 a circa 665 milioni nel 2023. (Fonte: Macrotrends). Quella del Messico in particolare, direttamente confinante col gli Stati Uniti, è passata dai 14 milioni nel 1900 ai 28 nel 1950 fino a raggiungere i 128 milioni nel 2023 (Fonte: Statista). Un disastro con pochi confronti. In altre parole, anche i migranti che si riversano a milioni sui confini degli Stati Uniti sono figli dell’esplosione demografica, che i vari Paesi del Continente non sono riusciti a frenare. Come sosteneva a suo Tempo A. Huxley in A brave new world revisited, proprio i progressi della medicina e dell'igiene sono paradossalmente uno dei più attivi fattori del drammatico incremento demografico del pianeta, che non attrae l'attenzione che merita da parte dei governanti.

      Mentre quindi il fenomeno migratorio non è limitato all’Europa e al Mediterraneo, le migrazioni africane sono influenzate da fattori che si aggiungono alla pressione demografica. Se infatti  formalmente l’era coloniale finisce attorno agli anni 1960, gli effetti della decolonizzazione sono ben lontani dall’essere cessati. 

      In molte regioni africane gli abusi e le violazioni commesse dagli Europei nel periodo coloniale sono state superate o comunque ampiamente pareggiate dai genocidi, scontri armati, faide locali che ancora insanguinano parte del Continente. Senza per questo nobilitare o giustificare in nessun modo l’era coloniale, rimane un fatto incontrovertibile: in quel periodo non vi era nessun esodo verso il nord e tantomeno esistevano sacche fondamentaliste e agitatori terroristici. A parte la minore pressione demografica, un maggior ordine pubblico e un più stretto e diffuso controllo delle vie di transito lo rendevano insomma impossibile. Ma anche a nord, sulle coste del Mediterraneo, il controllo delle allora Potenze coloniali agiva da freno e anche in questo caso non era ancora emersa la cancrena del terrorismo islamico. Oltre che da incredibili povertà, è anche da simili conflitti etnici e religiosi che scappano i migranti (vedi per esempio i recenti furiosi scontri fra fuoriusciti Eritrei in Israele). Che c’entra l’Europa con tutto ciò? E semplicistico e sempre più falso continuare a collegare simili situazioni , come fanno vari leaders africani, col passato coloniale.

      Ben pochi sembrano in ogni caso rendersi conto che sia il cambiamento climatico che l’esodo dall’Africa sono strettamente collegati alla vertiginosa crescita demografica. Che il problema esista, lo sanno evidentemente anche molti dei suddetti leaders africani, specie della regione del Sahel. Non risulta tuttavia che vi siano in Africa drastici progetti globali di contenimento o blocco delle nascite. 

      Mentre è ragionevole prevedere che nel lungo termine l’esplosione demografica affosserà lo sviluppo umano (= la qualità media della vita)  del Continente,  già oggi essa sta comunque destabilizzando tutto il bacino del Mediterraneo e l’Europa occidentale germanico-romanza (profughi e migranti non prediligono i Balcani e i Paesi slavi). La responsabilità dei vari Governi locali,  a cui quelli europei non hanno mai intimato con fermezza delle reali misure di controllo e contenimento di transito, è scarsamente sottostimabile.  Quando i Farisei sostengono che i blocchi navali sono legittimi solo in caso di guerra e che quindi non sarebbe accettabile posizionare delle flotte di fronte a Stati sovrani, costoro sembrano trascurare il fatto che l’attuale invasione, di cui tali Stati sono corresponsabili, ognuno a suo modo, corrisponde a un’invasione del territorio, alla sua destabilizzazione sociale ed economica, insomma a una guerra sotto altro nome. La penetrazione forzosa di gruppi umani in un altro territorio scardina la millenaria nozione giuridica e geografica dei confini e corrisponde insomma a una guerra.. Negarla o sottovalutarla equivale a legittimare il caos in nome di mal riposte nozioni di compassione, che sono in realtà una dissimulata apatia, indifferenza e mancanza di responsabilità.

             In conclusione, il problema dei migranti dissimula una tragica serie di omissioni, di mistificazioni, di ipocrisie, una clamorosa mancanza di visione di un futuro già presente (i miserandi ghetti spuntati come funghi in tutte le città europee). Finchè le nazioni europee non difenderanno realmente i loro confini e le nazioni esportatrici e corresponsabili dell’incontrollato flusso umano non saranno chiamate alle loro responsabilità e messe di fronte a misure appropriate, qualsiasi discorso sui migranti è solo una patetica e criminale presa in giro le cui vittime sono i cittadini del luogo.

Antonello Catani, 22 settembre 2023

      

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