Si cercano leaders

Si cercano leaders

      Chiunque osservi senza criteri oleografici la situazione geopolitica attuale non può che provare perplessità. Il quadro è caotico e sconnesso, ma con alcune costanti, Oltre all’imperversare del fanatismo islamico di varie denominazioni e colori, esso mostra infatti anche un diffuso dilettantismo, stantie derive ideologiche, apatia e soprattutto mancanza di visione, in particolare in Europa e negli Stati uniti. Certi esempi sono sotto gli occhi di tutti.

      A Washington, l’Amministrazione Biden continua a rimanere inerte di fronte a una marea migratoria che ha visto l’ingresso di ben 8 milioni di individui negli ultimi 3 anni. Non solo li si lascia entrare, ma essi vengono alloggiati, nutriti e dotati di telefonini! Se si tiene conto del numero dei poveri e derelitti accampati in tante città americane, la suddetta politica nei confronti dei migranti appare incomprensibile e molto simile ad analoghe situazioni europee. Secondo alcuni commentatori repubblicani, l’inerzia nasconderebbe il deliberato e machiavellico progetto  di creare in futuro un prezioso serbatoio di voti pro-democratici. La teoria può apparire fantasiosa, ma rimane il fatto che l’indifferenza dell’Amministrazione si presta a spiegazioni poco lusinghiere, a mezza strada fra l'inettitudine e un'ambigua tolleranza.

       Nel frattempo, non meno inspiegabile e surrealea appare l’intenzione di ricandidarsi da parte di un presidente ultra-ottantenne dallo sguardo spesso allucinato, che si regge a stento sulle gambe ed è inoltre in odore di corruzione familiare estesa, con un impeachment in corso. Di fonte alla disastrosa gestione di Joe Biden, anche un’eventuale rielezione del pittoresco e istrionico Donald Trump rappresenta paradossalmente uno scenario più rassicurante, anche se i Democratici stanno facendo di tutto per estrometterlo dalle liste elettorali. 

       Il fatto che questi ultimi non si dissocino dalle patetiche velleità di ricandidarsi dell’attuale Presidente la dice comunque lunga sul loro interesse per la logica. Né esponenti di spicco del partito  in questione, quali Chuck Schumer, Jamie Raskin, l’improbabile chierichetta Amanda Ocasio Cortez o Bernie Sanders (anche lui democratico e tenacemente attaccato alla poltrona da senatore a 83 anni suonati), giusto per fare solo alcuni nomi, hanno rivolto  critiche all’Amministrazione per la sua apatia migratoria, il continuo aumento del debito pubblico e il suo stimolare la demenziale guerra in Ucraina. Le proposte di nuovi massicci aiuti a Kiev, per il momento bloccati dai Repubblicani, confermano quanto l’Amministrazione obbedisca più a delle patologiche ostinazioni che non al buon senso. Di fatto, il problema numero uno degli Stati Uniti in politica estera continua ad essere un viscerale e anacronistico astio anti-russo. In più, viene coltivato e tenuto un vita il fossile preistorico degli “alleati”. Una vera e propria neurosi grazie alla quale l'apparato industriale-militare mantiene in vita un clima da seconda guerra mondiale.Rimane il fatto che il suddetto astio e le energie rivolte all'equivoco ucraino hanno fatto trascurare altri e ben più pericolosi agenti destabilizzanti quali l'Iran, Hizbollah e anche la Turchia.

      A complemento di tale strabismo va inoltre aggiunto un fenomeno lasciato in ombra dai mass media europei e in buona parte anche da quelli americani. Si tratta della crescente involuzione burocratica e del dissimulato regime poliziesco in politica interna. Non a caso, uno dei massimi costituzionalisti americani, Jonathan Turley, ha definito orwelliano il clima di censure e limitazioni alle libere' individuali oggi osservabile negli Stati Uniti con la complicità dell'Amministrazione e delle varie agenzie federali. Cosa facciano esattamente i circa i circa 35.000/40.000 dipendenti del Federal Bureau of Investigation, per esempio, - ma esistono molte altre agenzie di controllo e compiti similari - non è dato di sapere, salvo le inesauribili versioni cinematografiche. La crescente giornaliera violenza registrata nelle città americane solleva seri dubbi sulle capacità preventive dell’agenzia in questione. D'altra parte, vari esponenti del Congresso ne hanno denunciato le striscianti intimidazioni mei confronti di entità cattoliche, associazioni di genitori, etc. Insomma, l'aggettivo "orwelliano" del sopra menzionato giurista non è una coincidenza.

      Il quadro europeo non è più incoraggiante.

      L’involuzione burocratica dilaga e viene alimentata dalla stessa UE. Oltre a tali tendenze, questa presunta “unione” di Stati non è riuscita a darsi né un proprio esercito né una lingua ufficiale unica, ricorrendo quindi alla NATO per la sua difesa e a una Babele di lingue per esercitare le sue funzioni.Sotto molti punti di vista, il termine di “unione” è un equivoco e un abuso. Come una simile istituzione continui a sopravvivere è spiegabile solo se si ammette che essa è ormai diventata "un apparato" burocratico gestito da sussiegosi ma mediocri impiegati e che, come tutti gli apparati, si oppone alla sua estinzione o a riforme strutturali.

      Se cercassimo dei leaders fra i 27 membri della UE, la ricerca sarebbe ardua e i risultati non occuperebbero neanche tutte le dita di una mano. Anche qui, infatti, per qualche misterioso e incomprensibile motivo, la maggioranza dei Governanti europei continua a mostrare un singolare strabismo e mancanza di idee. 

     I risultati: nuovi progetti di aiuti al rovinoso “buco nero” chiamato Ucraina e al suo Presidente commediante; riunioni inconcludenti sul cambiamento climatico ma nessuna sull’esplosione demografica, che è una componente essenziale di tale cambiamento;  riunioni altrettanto inconcludenti sui migranti e mancanza di coraggio nell’adottare una radicale politica di rigetto ed espulsione; insufficiente e frazionata solidarietà nei riguardi di Israele, lasciato praticamente solo a battersi con dei fanatici in turbante o kalashnikov; assenza di una politica deterrente chiara e determinata nei confronti del supporto iraniano alle varie entità islamiche che spadroneggiano da Gaza al Libano e alla Siria e ora anche nel Mar Rosso. Come se non bastasse, non cessa la paranoia NATO e tutti ancora si adoperano per assicurare l’ingresso anche della Svezia. Che quest’ultima, oberata da anarchie e violenze in parte collegate ai migranti possa perseguire una cervellotica partecipazione alla NATO è semplicemente assurdo. Così come è esilarante il fatto che il governo turco sfrutti il suo potere di veto  per ricattare sia Bruxelles che Washington.

      In altre parole, tempo e risorse sono spesi per obiettivi e motivi sbagliati in base a criteri puramente ideologici, distorcenti e senza nessuna strategia globale.

     Infine, sia gli Stati Uniti che l’Europa sembrano accomunati da una curiosa timidezza nei confronti della pirateria yemenita nel Mar rosso, giustificata dagli Houthis come una ritorsione nei confronti di Israele ma poi contraddetta dagli attacchi anche a navi indiane e di bandiera non israeliana. La recente creazione di una forza navale di protezione dei convogli lungo le coste dello Yemen è solo una misura reattiva, di cui non si sono ancora visti gli effettivi risultati. La realtà è che nessuno prende il toro per le corna e prende le iniziative.. 

     Il problema di fondo a questo proposito, "il toro", è infatti l’esistenza di un regime, quello di Teheran, che manovra delle pedine dal Mediterraneo all’Oceano indiano, al Golfo Persico e all’Iraq senza che nessuno lo richiami con fermezza (cioè, con i fatti) all’ordine. Il regime in questione e le sue comparse regionali sfruttano così l’evidente assenza di leadership sia a  Bruxelles che a Washington.La misura di tale pavidità e sfrontatezza è del resto espressa dalle minacce di ritorsione anche nei confronti degli Stati Uniti da parte di Hizbollah, Houthis, Iran, etc. Il tono di tali minacce ricorda certi discorsi di Hitler e la patetica dichiarazione di guerra di Mussolini agli Stat Uniti.

       L’improvviso ordine di ritiro dal Mediterraneo della portaerei Ford, soprattutto in un momento delicato come questo, sia in Israele che nel Mar Rosso, conferma del resto l’inettitudine e l'irresponsabilità dell’attuale Amministrazione di Washington. Fra l’altro, le blande risposte di quest’ultima di fronte ai disinvolti attacchi degli Houthis e al sempre più ovvio ruolo iraniano in questa partita del terrore non hanno senso, se si pensa al gigantesco budget militare (850 miliardi di dollari) degli Stati Uniti. 100 miliardi buttati per l’Ucraina e qualche drone contro gli Houthis e delle briciole per Israele: momento peggiore per far ritornare la portaerei in acque americane non poteva essere scelto. 

      La storia dei pirati è del resto vecchia ma istruttiva. Al tempo dei Romani, quelli cilici erano diventati una piaga, al punto che era diventato impossibile circolare nel Mediterraneo senza essere assaliti. Solo quando Pompeo Magno mise in azione 120.000 uomini e 250 navi, solo allora quei pirati furono completamente annientati nel 67 a. C. Storia analoga nel Golfo Perisco, la cui costa sud era appunto chiamata nel XVIII e XIX secolo “Costa dei Pirati”. L’attività preferita dei vari sceicchi di quei luoghi era appunto la pirateria, che però sconvolgeva il regolare traffico marittimo verso l’India britannica. Anche qui, solo quando la Gran Bretagna rase al suolo alcune roccaforti, solo allora la piaga piratesca venne debellata e quelle regioni presero il nome di “Stati della tregua”. I loro eredi, gli “Emirati arabi”, grazie al petrolio, non hanno più bisogno di scorrerie piratesche.

       I due esempi sopra menzionati sono istruttivi: in entrambi i casi solo una radicale azione di forza pose fine al problema. 

      I prudenti dalle due sponde dell’Atlantico obietterebbero che oggi esistono anche altri attori come Russia, Cina, Iran, mondo arabo, di cui sarebbe difficile prevedere le reazioni in caso diradicali misure nei confronti dei "pirati" (leggi: bombardamento delle loro basi). Ecco quindi l’esitazione e la cautela. Il problema è che spesso la moderazione viene scambiata per debolezza e impotenza. Se il fenomeno piratesco continua, tuttavia, la cosa più probabile è che lo sconvolgimento del flusso di merci attraverso il Mar rosso costringerà Stati Uniti e altre nazioni, incluse non solo quelle europee e  l’India ma anche lo stesso Egitto, ad adottare delle misure radicali. E’ solo questione di tempo.

      Tutti i fattori sopra menzionati rimandano tuttavia a un problema di fondo: sia Stati Uniti che Europa mancano di una strategia. La politica anti-russa non è una strategia ma una sorta di neurosi. 

      Paradossalmente, sembrano invece avere una ben definita strategia nazioni come l’Iran, la Russia, la Cina, la Corea del nord e la stessa India. Esse hanno cioè dei progetti articolati e pragmatici, anche quando sembrerebbero ideologici o sono di regime (vedi Iran o Corea del nord). Dietro il richiamo islamico, infatti, l’obiettivo iraniano, come del resto quello concorrenziale turco, è un’egemonia regionale. Anche i Russi hanno una strategia, che non è di aggressione come sostengono molti, ma di protezione di un'area territoriale russa. Che poi Mosca si sia messa a braccetto con regimi reazionari come Teheran o la Corea del nord, questo è uno dei risultati dell'effetto "Domino" della paranoia americana di espansione della NATO. In quanto alla Cina e all’India, le loro strategie sono di tipo nazionalistico (vedi Taiwan e Kashmir), economico (vedi Belt road initiative per la Cina) e di avanzamento tecnologico (missioni spaziali per entrambe).  Insomma, delle strategie ben definite, riconoscibili, razionali. Con ciò non si vuol dire che tutte le suddette strategie siano in odore di santità, ma solo che perlomeno esistono delle strategie, cosa che invece non sembra avvenire da un capo all'altro dell'Atlantico.

       Sarebbe tempo che anche Europa e Stati Uniti elaborassero anch’essi delle strategie più ancorate alla realtà, meno offuscate da arcaiche ideologie, da esitazioni varie e  anche da politiche da ostaggio nei confronti dell’invasione migratoria e del totalitarismo culturale islamico. 

       Perchè ciò avvenga, occorrono non dei dittatori ma dei leaders o comunque dei governanti e uomini politici capaci, coraggiosi e di età adeguata.

       C’è solo da sperare che siano già nati….

Antonello Catani, 5 gennaio 2024

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