Ucraina: una rovina per l'Europa

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      Mentre le querule ma anche arroganti questue europee  del Presidente ucraino che batte cassa non hanno fine - ultima quella plateale e miserevole in Italia e Vaticano - c’è da domandarsi il perché di questa sorta di supino ipnotIsmo collettivo, di questa surreale acquiescenza di fronte a una frode orchestrata da oltre Atlantico e portata avanti da un ex-attore sempre più torvo e pericoloso e che continua ad applicare (sulla pelle altrui) la strategia del fino all’ultimo uomo (vedi Bakhmut). Era la stessa strategia imposta a Von Paulus a Stalingrado.

     Insomma, un mistero. Neanche i devastanti risultati delle sanzioni anti-russe, la diffusa crisi economica europea, le ambiguità sui percorsi ed effettive destinazioni dei massicci aiuti militari all’Ucraina o i sempre crescenti indizi di corruzione e appropriazione di denaro che gravano sul regime di Kiev – vedi il relativo rapporto di S. Hersch, che  sa dove mettere le mani – nulla sembra intaccare l’indolenza e lo zelo con cui masse di Europei sopportano questa scandalosa e rovinosa frode e una banda di impettiti ma irresponsabili burocrati la avvalla quotidianamente alle spalle dei cittadini. Il colmo dell’assurdo è ovviamente l’apatia tedesca di fronte al sabotaggio americano del Nord Stream (che qualche cretino o ipocrita addebita alla Russia) e l’acquisto di gas americano di gran lunga più caro. Masochismo puro.

     Un tempo esistevano Regni e quindi anche cortigiani. Oggi le Monarchie sono state sostituite dalle Repubbliche, ma oggi i cortigiani, in particolare a Bruxelles, non sono scomparsi. Solo hanno assunto altri nomi. I danni causati da questa parassitica genia non sono stati ancora  adeguatamente percepiti in tutta a loro magnitudine. 

    Uno di essi, forse il più tragico, è quello di aver scavato un solco profondo fra Europa  e Russia. Vi sono ferite e danni che tardano a rimarginarsi, soprattutto se si tratta di azioni collettive. In una prospettiva più ampia di quella della cronaca spicciola, questo gigantesco e balordo errore collettivo europeo - salvo alcune onorevoli eccezioni - ricorda lo zelo e l’ostinazione con cui, agli inizi del XIII secolo, monarchi e notabili europei si misero d’impegno per saccheggiare Costantinopoli e mettere in ginocchio l’Impero bizantino, anch’esso, guarda caso, ortodosso e non cattolico. Quello zelo avrebbe avuto effetti devastanti. Scomparso il baluardo bizantino, nei secoli seguenti i Balcani, l’Egeo e il Mediterraneo sarebbero stati facilmente turchizzati ed islamizzati. Da Cipro all’attuale tensione greco-turca ai conflitti serbo-bosniaci e in generale balcanici, i tardivi micidiali effetti di quella stoltezza non sono ancora cessati. 

     Colmo dell’assurdo, la Turchia è addirittura diventata un membro della NATO, aspirante membro della UE e adesso anche corteggiata per via del suo potere di veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO. Non si potrebbe immaginare una situazione più perversa e patologica.

      In questa prospettiva più ampia è poi lecito includere anche la surreale politica britannica di appoggio all’Ucraina con armi e anche istruttori. Che c’entra con l’Europa orientale una nazione che fra l’altro, col Brexit, si  è dissociata dall’Europa? D‘altra parte, tale politica non sembra essere una fedele replica dell’accanimento con cui l’Impero britannico combattè la Russia zarista durante la guerra di Crimea nel XIX secolo? Ancora la Crimea! Ma se allora poteva esservi la giustificazione di una difesa delle vie verso l’India, dato che oggi l’Impero britannico è solo uno sbiadito ricordo, lo zelo di Londra è semplicemente una velleità senza capo né coda.

      Ma ritorniamo all’incomprensibile apatia europea.

      Se richiesto, un  Orson Welles avrebbe puntato il dito sul Quarto potere, di cui oggi i mass media più noti sono un’attuazione incomparabilmente più capillare e pervasiva di quella dell’impero del magnate dell’editoria, R. Hearst, che ispirò il noto film di Welles. In effetti, se andiamo a leggere o ascoltare le versioni sui fatti ucraini, ma non solo, di giornali e canali come The Guardian, The Observer, The New York Times, CNN, BBC, NBC, ABC o CBS, per non parlare di riviste come l’Economist, Time o Der Spiegel, noteremo un perfetto allineamento e la consacrazione di una vulgata intoccabilei: i Russi sono degli aggressori, l’Ucraina è una vittima, la Crimea è stata invasa, la NATO è un organo al servizio della pace, l’alleanza USA-Europa è incrollabile. Insomma, velleità, mistificazioni e distorsioni, non ultima quella clamorosa di una Crimea dal retaggio ucraino, totalmente infondata. Khazara, Tartara, poi quasi totalmente russificata nel XIX secolo ma mai parte storica dell’Ucraina, il cui baricentro fu sempre attorno a Kiev e solo fino al XIII secolo, prima di essere invasa dai Mongoli. Infelice ed emotivo come fu – la moglie di Khrushchev era di etnia ucraina – il trasferimento di territorio della Crimea all'Ucraina avvenuto nel 1954 aveva solo un’attenuante: l’Ucraina era ancora parte dell’Unione Sovietica e nessuno poteva certo immaginare la dissoluzione di quest'ultima. Riassorbire dunque un territorio da secoli demograficamente russo e per di più d’incomparabile importanza strategica e a rischio di diventare una piattaforma NATO era il minimo che potesse accadere. 

      Ma qui sta il punto. 

      Così come per il terremoto turco e le sue 50.000 vittime, di cui ormai nessuno parla, allo stesso modo tutti sembrano ignorare la paranoica espansione della NATO e l’ostinata gendarmeria planetaria americana che sono le vere cause del conflitto in corso. Unica eccezione a tale retorica,  canali come la FOX di Murdoch o nuove comparse come il canale europeo Politico o vari altri indiani come  Crux o WION, che offrono una versione meno addomesticata dei fatti. Ad essi si aggiungono commentatori individuali, indipendenti e di calibro professionale, come John Mearsheimer e molti altri, curiosamente tutti americani!

      In buona parte, dunque, una disinformazione globale e strumentale agli interessi economico-militari degli USA, di cui la classe politica è solo una facciata di circostanza. Il cosiddetto “Complesso industriale-militare” è in realtà il vero defilato gestore dell’attuale politica e società americana. Negli ultimi decenni, esso si è inoltre sempre più avvalso di enti governativi ormai chiaramente politicizzati, come CIA e FBI. Le ultime rivelazioni circa le interferenze di questi due enti nei confronti di mass media come Facebook o il rapporto Durham, ne sono un esempio. In particolare quest’ultimo - 300 pagine - dimostra in modo inequivocabile la totale infondatezza delle accuse, cucinate da FBI e CIA, di collusione Trump-Russia. Tali accuse provocarono l’impeachment di Trump, contribuirono alla sua sconfitta elettorale e avevano lo scopo di deflettere l’attenzione da Hilary Clinton, accusata di improprio trattamento di informazioni strategiche nel su computer personale. Analoghi indizi mostrano come sempre gli stessi enti, assieme al DOJ (il Ministero della Giustizia), abbiano inoltre evitato di investigare molteplici e ormai documentati sospetti movimenti di denaro collegati a Joe Biden e alla sua famiglia.

      Ciò che vale per l’Europa vale insomma anche per gli Stati Uniti. 

      Nonostante quindi numerosi e plausibili elementi incriminanti a carico di molti esponenti di riguardo, da Joe Biden al figlio Hunter, a A. Blinken o Hilary Clinton, diversamente che per D. Trump, nessuno di costoro è stato colpito da provvedimenti giudiziari o investigazioni di qualche tipo, mentre l’opinione pubblica americana continua ad essere drogata e mistificata da mass media compiacenti. A sua volta, il Congresso, nonostante le interminabili sedute e dei vari Comitati, si dimostra incapace e inerme, mancando di effettivi strumenti giuridici e polizieschi. La mancanza di trasparenza e sostanziale indipendenza di CIA, FBI e dei vari altri enti a scopi spionistici e di sicurezza nazionali, proliferati dopo la seconda guerra mondiale, è una dimostrazione di quanto sia dubbia la conclamata eccellenza americana della “bilancia dei poteri”. In realtà, lo strapotere dell’esecutivo è crescente. In quanto all’oleografia democratica di cui si abbellisce l’élite al potere in America, anch’essa è ironicamente messa in dubbio dai rituali e scenografie collegati agli spostamenti dei presidenti americani, in tutto e per tutto simili ai giganteschi convogli che caratterizzano quelli del dittatore nord-coreano Kim Jong Un. 

      Ancora una volta, una scenografia di mistificazioni supinamente accettare dalla maggioranza della popolazione.

      Si potrebbe continuare, prendendo ad esempio i risultati elettorali delle recenti elezioni turche. Nonostante due decenni di repressione, di riduzione delle libertà individuali, di museruole e imprigionamenti, di una progressiva erosione delle basi laiche dello Stato promosse da K. Ataturk, di una dimora personale di Erdogan da mille stanze, di un’inflazione a due cifre, del devastante terremoto stranamente dimenticato ma a cui contribuirono irresponsabili e compiacenti organi di Stato, praticamente la metà della popolazione turca ha votato a favore dell’attuale Presidente. Al di là di probabili errori di strategia elettorale, rimane il fatto che il risultato è inspiegabile, salvo invocare nuovamente l’ipnotismo e l’incapacità di giudizio delle masse di cui abbiamo parlato all’inizio.  

     In altre parole, un fenomeno sostanzialmente planetario, di cui quello europeo è solo un esempio.

     Volendo tradure senza mezzi termini le sue implicazioni, arriveremo alla poco lusinghiera conclusione che i supposti benefici della conclamata libertà di stampa sono in realtà farciti di plagio e la famigerata democrazia e la retorica così alla moda dei diritti umani sono solo una furbesca cornice in cui possono essere violate le più elementari norme del buon senso, della decenza e della civiltà. 

     Ritornando così ancora una volta all’Ucraina, la vera cura di questo rovinoso ipnotismo può essere solo un risveglio alla realtà e il coraggio dell’Europa di liberarsi delle Mistificazioni, dei Sabotatori della sua indipendenza e dei Pifferai che attualmente imperversano.

     Avrà tale coraggio?

Antonello Catani, 19 maggio 2023

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La tardiva redenzione di Silvio Berlusconi

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      Chi l’avrebbe mai detto che un ottuagenario, alias  Silvio Berlusconi, già indiziato, a torto o a ragione, di molteplici reati (anche se mai del più grave), proprio lui si sarebbe levato in questi giorni a salvare un pizzico della sempre più esangue dignità italica? Nessuno.

      Eppure, sì, nonostante il coro multilingue ma sostanzialmente pecorile e cortigiano, da Albione ai Celti per passare fino alle mediocri voci peninsulari  di partiti di coda, abbia sparato a  zero sulle recenti dichiarazioni del Signor Berlusconi a proposito dell’Ucraina e dell’attore-Presidente Zelensky, la surreale verità è che il signor Silvio Berlusconi ha detto una delle cose più ragionevoli e oneste sull’argomento. Spiace vedere che anche la promessa di un nuovo corso politico, nella persona dell’attuale Primo Ministro Giorgia Meloni, abbia perso una bella occasione per riacquistare un barlume d’indipendenza politica e intellettuale. Né la redime il fatto che anche il Presidente francese, che a suo tempo parlò coraggiosamente di “morte cerebrale” della NATO, anche lui si è infelicemente ricongiunto col gregge ovino che imperversa oggi in Europa. Così, allo stesso modo dei cugini anglosassoni, anche loro tormentati da scioperi e da noiose saghe monarchiche, entrambi pensano di inviare nuove armi alla nuova Serbia latente (vedi Sarajevo).

     Le dichiarazioni contro-corrente di Silvio Berlusconi sono ancora più sconcertanti, se si pensa che egli è l’artefice e condottiere  di una delle fabbriche più devastanti e inquinanti del piattume e del degrado della lucidità collettiva italiana. Per decenni, la sua miriade di canali televisivi ha infatti addomesticato e drogato mentalmente intere folle tramite azzimati ma vacui presentatori, tavole rotonde da pantomima, show e varietà ebetiformi, dove lo scopo non era certo quello di stimolare indipendenza di giudizi ma soporifere atmosfere. Insomma, un’inesauribile spazzatura mediatica  e terreno propizio per ancora più demenziali perversioni pubblicitarie, che come si sa rendono denaro a chi le ospita. Nessuno lo ha mai incriminato per tali malefatte civili, forse anche perché il fenomeno è diventato planetario (vedi il venerabile Rupert Murdoch in Australia, Stati Uniti e in giro per il mondo) .

     Mentre dunque le dichiarazioni sull’Ucraina non esentano Silvio Berlusconi dalle sue responsabilità per i decenni di scempio estetico-mentale dei suoi canali televisivi, rimane la surreale constatazione che proprio un addomesticatore e fornitore di oppio mediatico abbia poi mostrato una solitaria lucidità ed indipendenza di giudizio soprattutto in un momento come questo di furiosa caccia alle streghe.

     Già. Sarebbe ingenuo credere che i miti siano solo quelli degli antichi Greci o dei Babilonesi, che l’Inquisizione abbia fatto il suo tempo e che la caccia alle streghe sia un episodio irripetibile. I fatti dimostrano il contrario. Nuovi miti (falsità) dilagano spudoratamente senza che la grande massa sia in grado di smontarlii. Quello della "difesa dei diritti umani", per esempio, viene sbandierato in ogni pomposa platea atlantico-europea, ma tali platee dimenticano o minimizzano o comunque non sembrano (di fatto) interessati alle sorti dei diseredati dello Yemen, degli indigeni (i Chagos) scacciati dalle Mauritius per armare e fortificare la base americana di Diego Garcia col beneplacito britannico, dei Curdi strumentalizzati e colpiti da destra e da sinistra, delle masse iraniane oppresse da un regime di turbanti, etc. Quando quindi Londra si scandalizza e promette aiuti per difendere i diritti ucraini, pare si sia distrattamente dimenticata di Diego Garcia o del suo passato coloniale.

     In altre parole, se stiamo assistendo a un’ennesima versione della caccia alle streghe, essa è però di gran lunga più isterica e paradossalmente più masochista per lo stesso sistema capitalistico. Anche per questo motivo la voce di dissenso dell’amabile Silvio Berlusconi acquista un significato simbolico di gran lunga superiore all’occasione e al suo stesso autore.

     Le opinioni pubbliche inerti che non reagiscono alle suddette isterie costituiscono il ventre molle grazie al quale la suddetta caccia prosegue con una stupefacente ostinazione.   Neanche il terremoto turco-siriano, con i suoi forse 200.000 morti  e milioni di senza tetto, ha infatti rallentato o fermato il Ministro degli Esteri tedesco, Annalena Barbock, che ora esige l’immediata ratificazione turca della richiesta svedese e finlandese di accesso alla NATO. Per quanto il Presidente Erdogan sia un notevole esempio di demagogia oscurantista all’insegna dell’Islàm, l’aleggiante e probabilmente neanche tacito ricatto della richiesta sta sfruttando l'immane disastro umano che ha colpito la Turchia e fà onore alle più fosche storie gotiche. Sempre sulla stessa linea d’onda sono del resto i recenti criminali  inviti ai governi europei del sinistro Segretario della NATO a produrre più armi.

      Un’isteria senza confini e senza controllo, spudorata e pericolosa, a cui  l’omertà dei mass media e l’abulia di masse drogate dal conformismo e dall’ignoranza  non sembrano in grado o desiderose di opporsi. Il suo dilagare coinvolge adesso anche i cieli americani ormai popolati da stuoli di palloncini e di non meglio identificati oggetti volanti, che vengono abbattuti con sofisticatissimi e costosissimi aerei senza peraltro sapere cosa siano, a parte quello chiaramente cinese. L’usurata ma a quanto pare ancora in auge psicologia del “nemico” ha trovato un nuovo copione di stampo più misterioso, ma dove comunque diventa utile l’associazione con la cattiva Cina. A suo tempo, nel lontano 1938, in una trasmissione radiofonica un giovanissimo Orson Welles aveva terrorizzato l’America con il supposto arrivo dei Marziani, salvo poi subito scusarsi per il suo eccesso di realismo. Oggi sta accadendo lo stesso e Canada e Stati Uniti sparano a destra e a manca nei cieli per abbattere oggetti di cui non viene rivelata la reale natura, che del resto neanche gli stessi sparatori confessano di conoscere. Mentre Orson Welles era un individuo geniale, è assai dubbio che  loro odierni omologhi politici e militari godano delle stesse qualità. L’unico risultato di questo nuovo frutto isterico è l’ulteriore inasprirsi delle tensioni con la Cina, stimolate dalla competizione commerciale e militare e dai progetti riguardo a Taiwan.

        In realtà, le isterie ucraino-atlantiche o anti-cinesi vanno inserite in un quadro più vasto di meccanismi globali  e a un livello storico più comprensivo.

        La furiosa guerra delle sanzioni in Europa, Medio Oriente e Cina ha sconvolto uno dei benefici effetti del capitalismo, e cioè la globalizzazione degli scambi e la facilitazione dei movimenti di persona. Non a caso, uno degli effetti della cosiddetta Pax mongolica fu appunto quello di facilitare scambi e movimenti di persone, cosa senza la quale Marco Polo e Giovanni da Pian del Carmine non sarebbero mai potuti arrivare in Cina. Nuove e sempre più affannate misure restrittive (embarghi vari, sanzioni, Brexit) stanno erigendo nuove barriere, non solo commerciali ma anche nazionalistiche. Come si sa, gli scambi sono nemici delle guerre, cosicchè la loro facilità o difficoltà sono in genere il corollario anche di un’atmosfera pacifica o del suo contrario.

       Ma il livello storico è quello che forse più permette d’interpretare l’attuale crisi.

       L’egemonia unipolare degli Stati Uniti dopo la fine della seconda guerra mondiale, fu seguita da un condominio egemonico con l’Unione Sovietica. Dissoltasi quest’ultima, il regime di potere americano si illuse di poter ripristinare la vecchia egemonia unipolare, da qui il sostegno all’Ucraina ( che maschera in realtà uno scontro con la Russia), le punizioni alla Siria, all’Iran e l’accerchiamento della Cina con circa 350 basi militari nelle immediate vicinanze. Se mai ve ne fosse bisogno, a parte i noti mastodontici aiuti miliardari all’Ucraina, le recenti rivelazioni di Seymour Hersh sul sabotaggio CIA del Nordstream 2 indicano chiaramente la volontà americana di indebolire la Russia e come la difesa dell’Ucraina sia quindi solo un pretesto.

       Il problema  per gli stati Uniti è che il mondo è cambiato e i contestatori di tale egemonia ormai più non si contano (dall’Arabia Saudita all’India, etc.). In altre parole, la sempre più incontrollata isteria anti-russa e anti-cinese sono il sintomo di un tentativo americano di arrestare l’emergere di un nuovo ordine mondiale caratterizzato da sempre più numerosi nuovi poli di potere. La ricchezza di risorse e capacità produttive degli Stati Uniti non devono tuttavia ingannare. Nonostante queste ultime, essi non riuscirono ad aver ragione del Vietnam o della Corea, iniziarono ad avanzare in Europa solo quando la Germania era in ginocchio ed ebbero la meglio in un Iraq e una Libia militarmente deboli e politicamente fragili. Mentre la Russia post-sovietica non è mai stata un deliberato concorrente demografico-economico-militare né dell’Europa né degli Stati Uniti, con la Cina le cose stanno ben diversamente. Essa è il vero concorrente all’egemonia non solo nel sud-est asiatico ma ben oltre. Se gli Stati Uniti fallirono in Vietnam, nazione minuscola e disorganizzata, sarebbe incauto sottostimare gli ostacoli costituiti da una Cina cinque volte più popolosa, dotata di armi atomiche, che stringe disinvoltamente amicizie e alleanze anche con l’Iran ed è diventata uno stretto partner d’intenti con la Russia.

       Se questo è il reale scenario  che fa da sfondo alle irresponsabili e patetiche pantomime dei cosiddetti “alleati” europei, la domanda che sorge spontanea è: possibile che solo un Silvio Berlusconi di turno, solo UN uomo politico più che ottuagenario contesti la fraudolenta narrativa che riguarda la guerra in Ucraina?

Antonello Catani, 17 febbraio 2023

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Un tour europeo di marketing all’ombra dei terremoti

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Il tragico equivoco ucraino, ma anche una frode e una farsa, frutto del sempre più perverso virus NATO e delle paranoiche ossessioni anti-russe americane, non sembra aver fine. Esso continua infatti a mietere vittime inutili, compresi gli adolescenti ucraini mandati al fronte. Perché il virus NATO è sempre più perverso? Perché la sua sfrontata retorica tende a rendere per così dire fisiologica un’istituzione in realtà strumentale al continuato vassallaggio europeo e alla politica egemonica americana in giro per il mondo. In tal modo, le reali cause dell’invasione russa, l’ottusa e immotivata espansione della NATO a est, sono state sommerse da un cumulo di falsificazioni e stravolgimenti.

Le recenti visite del Presidente ucraino a Londra, Parigi e Bruxelles, anch’esse frutto del suddetto virus, oltre che dalla ridicola teatralità dell’immancabile maglietta verde di un ex-attore che non parlava ucraino quando fu eletto Presidente, sono caratterizzate da ulteriori richieste di armi sempre più sofisticate e da velleitarie e demenziali dichiarazioni del tipo “Noi difendiamo l’Europa.” Il fatto che simili stupidaggini, questa spudorata spazzatura mediatica sia stata accolta da scroscianti applausi la dice lunga sull’intelligenza dei presunti leaders europei lì presenti. Del resto, quanto la serietà di Bruxelles sua risibile è fra l’altro dimostrato dal pudibondo clamore nei confronti di alcuni patetici ladri di galline, ovvero quei funzionari del Parlamento europeo ora in attesa di giudizio perché accusati di aver accettato denaro da vari Stati sfruttando la loro influenza comunitaria. Anche se comprovata, rimane una corruzione da ladri di galline e lontana da crimini ben più gravi.

Guarda caso, coloro che imperterriti hanno sollecitato rovinose e ripetute sanzioni boomerang nei confronti di Mosca, mettendo in ginocchio l’intera Europa, continuano infatti impuniti la loro dissennata gestione. Lo stesso vale per coloro che hanno continuato a propalare il mito di una Russia con mire imperialistiche e a galvanizzare le smanie NATO di Paesi come la Finlandia, la Svezia, la Polonia, etc.,). Tutti costoro non sono stati rimossi e sembrano godere di una surreale immunità moral-giuridica, nonostante i disastri causati dalla loro cieca irresponsabilità e dal loro ottuso servilismo non siano lontanamente paragonabili alle suddette presunte spicciole corruzioni di alcuni funzionari poco scrupolosi.

Se il tour europeo del presidente ucraino, preceduto da quello americano, è un’ennesima conferma delle attitudini teatrali del personaggio, rimane inspiegabile come le sue udienze abbiano benevolmente chiuso gli occhi sull’autoritarismo crescente della dirigenza ucraina, che ha messo al bando i partiti dell’opposizione e ha minacciato d‘inviare l’esercito nelle chiese in caso di atteggiamenti filo-russi. Già questi elementi dovrebbero far riflettere e sollevare dubbi sulle esibizioni euro-atlantiche di Zelenski, contorniate da quelle fuori ruolo di un istrione di mestiere come Boris Johnson, che tempo fa si è recato in Ucraina a farsi pubblicità. Non è chiaro chi faccia a gara per superare il ridicolo. Il sorridente Rishi Sunak e lo stesso nuovo sovrano britannico che hanno ricevuto con tutti gli onori chi di fatto sta promuovendo una generalizzata guerra con la Russia sembrano ignorare il fatto.

In realtà, la cosa più surreale è che il suddetto tour e le relative ovazioni sono avvenuti mentre più a sud, in Turchia e il Siria, milioni di uomini erano stati appena colpiti da una catastrofe senza precedenti. Mentre dunque il numero dei morti aumentava vertiginosamente e decine di migliaia di edifici erano ridotti in macerie simili a quelle delle città tedesche nel 1945 in seguito a selvaggi bombardamenti a tappeto, uno stuolo di supposti leaders poteva ancora perdere tempo ad ascoltare chi reclamava ancora più armi, carri armati, aerei e sottomarini! Pretese folli. Non a caso, un veterano americano, l’ex-colonnello Douglas MacGregor, ha definito Zelenski “uno psicopatico”. La stessa espressione sempre torva del personaggio conforta l’aggettivo in questione. En passant, il fatto che fra quelli pronti ad inviare altre armi in Ucraina vi sia una Gran Bretagna appena divorziata dalla UE, rende i comportamenti di questa nazione ancora più incomprensibili visto che non vi è neanche un Impero britannico da proteggere dalle zampe dell’orso russo. Un’altra nazione che vive di miti. Curiosamente, mentre in Francia e in Gran Bretagna milioni di persone sono in sciopero per la crisi economica e per i tentativi di sollevare l’età pensionabile, i rispettivi leaders si dichiarano disponibili a nuovo aiuti militari, ovviamente a spese dei contribuenti. Ma ritorniamo all’immane catastrofe che ha colpito il sud-est della Turchia e la Siria del nord. Anche in quest’occasione, si è udito il lessico patetico ad usum populi o degli imbecilli. In una sua dichiarazione, un funzionario della Casa Binaca ha infatti assicurato che gli Stati Uniti si stanno consultando con i loro “alleati” e partners” in modo da offrire il più efficace aiuto alle zone colpite. L’isteria del “nemico” spunta quindi anche in occasione dei terremoti. La logica del nemico prevale comunque su quella dei milioni di vittime del terremoto. Gli aiuti promessi alla Turchia sarebbero di 100 milioni di dollari, ma i nuovi fondi approvati per l’Ucraina sono di circa 2 miliardi di dollari. La differenza è abissale, incongrua e basterebbe da sola a smentire le vocazioni umanitarie dell’attuale amministrazione di Washington.

Con la stessa logica, fino a qualche ora fa la Siria sembrava vergognosamente dimenticata e lasciata a scavare le macerie con le mani dei White Helmets, l’organizzazione civile siriana che interviene in aiuto dei disastri. A detta di un portavoce della Casa Bianca (Jack Sullivan), infatti, “appariva in qualche modo inappropriato destinare aiuti a una nazione sottoposta a un embargo”. Il fatto che adesso sembra che potranno iniziare ad affluire aiuti anche in Siria non altera sostanzialmente il cinismo di fondo dell’atteggiamento.

Considerando le gigantesche e ancora non quantificabili rovine umane e materiali provocate dal terremoto on Turchia e Siria - il sismologo turco Ahmed Ercan prevede 200.000 morti sulla base del numero di edifici crollati - la concomitanza del tour europeo di Zelenski può essere interpretata tanto come un goffo errore di marketing bellico quanto anche come un dissimulato tentativo di attirare attenzione e denaro degli Europei prima che eventuali risorse vengano dirottate verso Turchia e Siria.

In realtà, le conseguenze umane, materiali e anche politiche del terremoto non sono ancora visibili in tutta la loro magnitudine. Non centinaia di migliaia ma milioni di individui sono a rischio di fame, freddo ed epidemie. Già tafferugli e bande armate intralciano i soccorsi senza che tuttavia vi sia una massiccia presenza militare, come avvenne durante il terremoto del 1999. A livello politico, è ancora impossibile capire se il disastro rafforzerà la posizione di Erdogan o al contrario ne precipiterà la fine. In quest’ultimo caso, le pantomime svedesi-finlandesi relative a un ingresso nella famigerata NATO sarebbero ricoperte dal gelo siberiano di un ulteriore rafforzamento con la Russia. Come dire che il terremoto politico-umanitario è solo ai suoi inizi e sarà tale da costringere l’Europa, in un modo o nell’altro, a riversare risorse ed aiuti almeno verso la Turchia, mentre la Siria verrà verosimilmente aiutata soprattutto da Russia e Iran ma anche da vari Paesi arabi. Per ritornare quindi al nostro sospetto, nulla vieta di pensare che il commediante Zelenski abbia organizzato il suo tour col timore di cambiamenti di umori europei a causa del terremoto turco.

Come osservato in precedenza, è difficile non paragonare le smisurate distese di macerie delle città colpite dal terremoto con quelle delle città tedesche o giapponesi bombardate alla fine della seconda guerra mondiale. Si tratta di una similitudine del tutto realistica. Le immagini sono agghiaccianti. Essa richiama uno scenario non meno realistico, anche se l’ipocrisia degli struzzi fa finta che non esista. E’ a causa di quest’ultima che le candide dichiarazioni del ministro tedesco degli esteri Annalena Baerbock, secondo cui la Germania è in guerra con la Russia, dichiarazioni ora prudentemente diluite, hanno suscitato un putiferio. In altre parole, anche se la verità è ben diversa, tutti fanno finta che la guerra è solo fra Ucraina e Russia. Ci vuole una buona dose di malafede o di semplice incoscienza per propagare una simile falsità quando solo gli Stati Uniti in un anno hanno fornito armi e aiuti all’Ucraina per 80 miliardi di dollari, inasprendo così un’inflazione in casa, come al solito pagata dai meno abbienti.
Non contenti di aver sospinto Mosca in braccio a Pechino e (cosa ancora più deprecabile per lo stesso Putin) in braccio anche a Teheran - uno dei più incredibili e macroscopici errori strategici dell’epoca contemporanea – gli Stati Uniti e i Paesi europei continuano ad insistere su un terremo minato e insidioso. Anche il terremoto turco-siriano e le sue immani distruzioni era imprevedibile, ma è accaduto, nello spazio di qualche minuto.

Così, sottovalutare le probabilità di un brusco cambio di livello del conflitto in Ucraina e di generalizzate ritorsioni russe a causa di forniture militari sempre più sofisticate e aggressive a favore dell’Ucraina è non solo ingenuo ma anche irresponsabile.

Antonello Catani, 13 febbraio 2023

 

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