Marmi greci e tensioni diplomatiche

       Questi giorni, a Londra, il Primo Ministro inglese Rishi Sunak ha cancellato la sera del giorno prima il programmato incontro col Primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis. L’agenda del supposto incontro prevedeva vari temi, fra cui Gaza, il cambiamento climatico e i famigerati marmi del Partenone, di cui Atene richiede la restituzione. 

       L’improvvisa e tardiva cancellazione è stata interpretata come un affronto dai commentatori e dalla classe politica greca, mentre anche i Laburisti inglesi hanno sfruttato l’episodio in parlamento a scopi politici. 

       In realtà, l’accaduto richiede qualche commento che ridimensiona e pone in luce meno imbarazzante il primo ministro britannico. Saranno pertanto utili alcune premesse.

      La storia dei marmi del Partenone è vecchia ma mal presentata e per certi versi noiosa. Quando Lord Elgin, allora ambasciatore inglese a Istanbul, rimosse i fregi del Partenone (1812), egli potè farlo solo grazie a un permesso del Sultano. A quell’epoca, esistevano aspirazioni locali all’indipendenza, ma la Grecia come nazione e con un suo effettivo e non solo letterario o artistico passato nazionale non esisteva. Il territorio era una provincia ottomana. Fra l’altro, una parte della popolazione del Peloponneso e dell’Attica era e parlava albanese. Atene contava allora solo qualche decina di migliaia di abitanti, la metà dei quali, Turchi. Nessuno degli Ateniesi di allora battè ciglio, salvo Lord Byron, che appunto era un poeta e un ricco snob. Da notare che poco tempo prima, in Egitto, anche un’altra pietra famosa, quella di Rosetta, fu trovata dai Francesi e poi requisita dagli Inglesi.

       Negli ultimi decenni, la restituzione dei marmi è diventata una sorta di ossessiva competizione agonistica e un cavallo politico per i vari governi greci, i quali reclamano i marmi come parte dell’eredità culturale della Grecia. naturalmente, quella di 2500 anni fa. Cosa analoga fanno gli Egiziani per il busto di Nefertiti custodito a Berlino. 

       Dalla teoria alla pratica vi è sempre un’imbarazzante distanza. 

       Il passato greco, come quello egiziano, non è stato riscoperto dai Greci o dagli Egiziani ma da studiosi e archeologi di altre nazioni. Non tutti quegli archeologi furono dei rapinatori. Semmai, fu addirittura un Francese, Mariette, a fondare il museo egiziano del Cairo e a proteggere le antichità del luogo. Nel caso della Grecia, tutti i suoi siti archeologici più importanti, da Olimpia a Delfi, Delos, Micene, etc., furono esplorati e restituiti alla luce grazie a scavi effettuati e finanziati da Tedeschi, Francesi, Inglesi e Italiani. La Grecia non pagò nulla, ma si tenne tutti i reperti. 

       Per completare il quadro, vale la pena di menzionare come in questi anni il Partenone sia stato oltraggiato da un manto di cemento steso sulla sua superficie dallo stesso Dipartimento greco delle Antichità per consentire anche ai disabili  - questa, la giustificazione – di visitare il monumento. E’ sicuro che Fidia non sarebbe stato d’accordo. Nel frattempo, anche una sommaria perlustrazione dei vari siti archeologici greci riserva immancabilmente malinconiche sorprese. A parte i siti più famosi, quelli che garantiscono un afflusso di turisti, la maggior parte degli altri sono sostanzialmente negletti e abbandonati. 

       Se le rivendicazioni sono apparentemente fondate sul pletorico nazionalismo ed eccezionalismo ellenico, sarebbe ingenuo sottovalutare, oltre agli aspetti politici interni, anche le dissimulate ma ansiose aspettative turistiche e commerciali: il turismo pesa per almeno un quarto del PNL in una nazione dove il settore manifatturiero è praticamente inesistente, a parte quello dei latticini e farmaceutico, e che fra l’altro sta poco saggiamente vendendo porti, aeroporti, miniere e cantieri navali.

       Le suddette premesse sottolineano come fra le rivendicazioni e il loro merito scorra un oceano e come sia impossibile eliminare le attese anche turistiche dalle suddette rivendicazioni in quanto tali. Per attese analoghe, l’Egitto ha costruito un nuovo faraonico museo archeologico costato miliardi di dollari. Anche in Egitto, il turismo pesa una voce considerevole del PNL.

       Del resto, se vi è qualcuno a cui paradossalmente la Grecia dovrebbe chiedere restituzioni o ammende, questa sarebbe prima di tutto ....Venezia! Fu un suo antenato, il nobile e poi Doge Francesco Morosini, a bombardare e a ridurre in rovina il Partenone nel 1687. Se non lo avesse fatto, il monumento sarebbe ancora intatto e verosimilmente nessuno avrebbe tentato di smontarlo. 

       Infine, anche concettualmente, il criterio delle restituzioni sulla base di un presunto passato nazionale non solo è falso, perché le nazioni sono una creazione ottocentesca, ma esso rischierebbe di produrre un incontrollabile effetto domino senza analoghe garanzie di protezione e custodia, soprattutto in Paesi sprovvisti delle strutture e risorse adeguate.

       Possiamo ora ritornare al cancellato incontro.

       Ciò che i commentatori, in particolare quelli greci, hanno indebitamente trascurato sono due errori comportamentali del primo Ministro greco. Uno è aver concesso alla BBC, durante il suo soggiorno londinese, un’intervista-show dove egli ribadiva con sussiego il diritto della Grecia a rientrare in possesso dei marmi. In altre parole, in casa d’altri e ancora prima di discutere del problema col suo reale interlocutore ufficiale, il Primo Ministro greco stava già cercando di creare una sorta di preambolo di marketing. Una gaffe psicologica.

       La seconda e più grave gaffe del Primo Ministro greco è stata il suo colloquio, anch’esso prima del programmato incontro col Primo Ministro, con Sir Keir Starmer, leader dell’opposizione, che ha già pubblicamente reso noto cdi essere disponibile alla restituzione dei marmi in caso di una vittoria elettorale del suo partito. Insomma, ancora prima di incontrare chi in questo momento è l’unico responsabile governativo legittimato ad esprimersi sulla restituzione, il Primo Ministro greco ha pubblicamente discusso il tema con degli interlocutori secondari. A sgarbo ha risposto sgarbo.       

       Il fatto che i commentatori in blocco abbiano coralmente omesso di sottolineare tutti i suddetti aspetti di un episodio acriticamente demonizzato costituisce un esempio della strisciante tendenza alla manipolazione o distorsione degli eventi, di cui ormai i mass media sono gli incontrastati agenti. Fra l’altro, vista la caotica situazione politica ed economica internazionale, una simile esibizionistica petulanza e il chiasso successivo sull’argomento appaiono incongrui, se non ridicoli.

Antonello Catani, 30 novembre 2023

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