Ucraina: una rovina per l'Europa

Ucraina: una rovina per l'Europa

      Mentre le querule ma anche arroganti questue europee  del Presidente ucraino che batte cassa non hanno fine - ultima quella plateale e miserevole in Italia e Vaticano - c’è da domandarsi il perché di questa sorta di supino ipnotIsmo collettivo, di questa surreale acquiescenza di fronte a una frode orchestrata da oltre Atlantico e portata avanti da un ex-attore sempre più torvo e pericoloso e che continua ad applicare (sulla pelle altrui) la strategia del fino all’ultimo uomo (vedi Bakhmut). Era la stessa strategia imposta a Von Paulus a Stalingrado.

     Insomma, un mistero. Neanche i devastanti risultati delle sanzioni anti-russe, la diffusa crisi economica europea, le ambiguità sui percorsi ed effettive destinazioni dei massicci aiuti militari all’Ucraina o i sempre crescenti indizi di corruzione e appropriazione di denaro che gravano sul regime di Kiev – vedi il relativo rapporto di S. Hersch, che  sa dove mettere le mani – nulla sembra intaccare l’indolenza e lo zelo con cui masse di Europei sopportano questa scandalosa e rovinosa frode e una banda di impettiti ma irresponsabili burocrati la avvalla quotidianamente alle spalle dei cittadini. Il colmo dell’assurdo è ovviamente l’apatia tedesca di fronte al sabotaggio americano del Nord Stream (che qualche cretino o ipocrita addebita alla Russia) e l’acquisto di gas americano di gran lunga più caro. Masochismo puro.

     Un tempo esistevano Regni e quindi anche cortigiani. Oggi le Monarchie sono state sostituite dalle Repubbliche, ma oggi i cortigiani, in particolare a Bruxelles, non sono scomparsi. Solo hanno assunto altri nomi. I danni causati da questa parassitica genia non sono stati ancora  adeguatamente percepiti in tutta a loro magnitudine. 

    Uno di essi, forse il più tragico, è quello di aver scavato un solco profondo fra Europa  e Russia. Vi sono ferite e danni che tardano a rimarginarsi, soprattutto se si tratta di azioni collettive. In una prospettiva più ampia di quella della cronaca spicciola, questo gigantesco e balordo errore collettivo europeo - salvo alcune onorevoli eccezioni - ricorda lo zelo e l’ostinazione con cui, agli inizi del XIII secolo, monarchi e notabili europei si misero d’impegno per saccheggiare Costantinopoli e mettere in ginocchio l’Impero bizantino, anch’esso, guarda caso, ortodosso e non cattolico. Quello zelo avrebbe avuto effetti devastanti. Scomparso il baluardo bizantino, nei secoli seguenti i Balcani, l’Egeo e il Mediterraneo sarebbero stati facilmente turchizzati ed islamizzati. Da Cipro all’attuale tensione greco-turca ai conflitti serbo-bosniaci e in generale balcanici, i tardivi micidiali effetti di quella stoltezza non sono ancora cessati. 

     Colmo dell’assurdo, la Turchia è addirittura diventata un membro della NATO, aspirante membro della UE e adesso anche corteggiata per via del suo potere di veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO. Non si potrebbe immaginare una situazione più perversa e patologica.

      In questa prospettiva più ampia è poi lecito includere anche la surreale politica britannica di appoggio all’Ucraina con armi e anche istruttori. Che c’entra con l’Europa orientale una nazione che fra l’altro, col Brexit, si  è dissociata dall’Europa? D‘altra parte, tale politica non sembra essere una fedele replica dell’accanimento con cui l’Impero britannico combattè la Russia zarista durante la guerra di Crimea nel XIX secolo? Ancora la Crimea! Ma se allora poteva esservi la giustificazione di una difesa delle vie verso l’India, dato che oggi l’Impero britannico è solo uno sbiadito ricordo, lo zelo di Londra è semplicemente una velleità senza capo né coda.

      Ma ritorniamo all’incomprensibile apatia europea.

      Se richiesto, un  Orson Welles avrebbe puntato il dito sul Quarto potere, di cui oggi i mass media più noti sono un’attuazione incomparabilmente più capillare e pervasiva di quella dell’impero del magnate dell’editoria, R. Hearst, che ispirò il noto film di Welles. In effetti, se andiamo a leggere o ascoltare le versioni sui fatti ucraini, ma non solo, di giornali e canali come The Guardian, The Observer, The New York Times, CNN, BBC, NBC, ABC o CBS, per non parlare di riviste come l’Economist, Time o Der Spiegel, noteremo un perfetto allineamento e la consacrazione di una vulgata intoccabilei: i Russi sono degli aggressori, l’Ucraina è una vittima, la Crimea è stata invasa, la NATO è un organo al servizio della pace, l’alleanza USA-Europa è incrollabile. Insomma, velleità, mistificazioni e distorsioni, non ultima quella clamorosa di una Crimea dal retaggio ucraino, totalmente infondata. Khazara, Tartara, poi quasi totalmente russificata nel XIX secolo ma mai parte storica dell’Ucraina, il cui baricentro fu sempre attorno a Kiev e solo fino al XIII secolo, prima di essere invasa dai Mongoli. Infelice ed emotivo come fu – la moglie di Khrushchev era di etnia ucraina – il trasferimento di territorio della Crimea all'Ucraina avvenuto nel 1954 aveva solo un’attenuante: l’Ucraina era ancora parte dell’Unione Sovietica e nessuno poteva certo immaginare la dissoluzione di quest'ultima. Riassorbire dunque un territorio da secoli demograficamente russo e per di più d’incomparabile importanza strategica e a rischio di diventare una piattaforma NATO era il minimo che potesse accadere. 

      Ma qui sta il punto. 

      Così come per il terremoto turco e le sue 50.000 vittime, di cui ormai nessuno parla, allo stesso modo tutti sembrano ignorare la paranoica espansione della NATO e l’ostinata gendarmeria planetaria americana che sono le vere cause del conflitto in corso. Unica eccezione a tale retorica,  canali come la FOX di Murdoch o nuove comparse come il canale europeo Politico o vari altri indiani come  Crux o WION, che offrono una versione meno addomesticata dei fatti. Ad essi si aggiungono commentatori individuali, indipendenti e di calibro professionale, come John Mearsheimer e molti altri, curiosamente tutti americani!

      In buona parte, dunque, una disinformazione globale e strumentale agli interessi economico-militari degli USA, di cui la classe politica è solo una facciata di circostanza. Il cosiddetto “Complesso industriale-militare” è in realtà il vero defilato gestore dell’attuale politica e società americana. Negli ultimi decenni, esso si è inoltre sempre più avvalso di enti governativi ormai chiaramente politicizzati, come CIA e FBI. Le ultime rivelazioni circa le interferenze di questi due enti nei confronti di mass media come Facebook o il rapporto Durham, ne sono un esempio. In particolare quest’ultimo - 300 pagine - dimostra in modo inequivocabile la totale infondatezza delle accuse, cucinate da FBI e CIA, di collusione Trump-Russia. Tali accuse provocarono l’impeachment di Trump, contribuirono alla sua sconfitta elettorale e avevano lo scopo di deflettere l’attenzione da Hilary Clinton, accusata di improprio trattamento di informazioni strategiche nel su computer personale. Analoghi indizi mostrano come sempre gli stessi enti, assieme al DOJ (il Ministero della Giustizia), abbiano inoltre evitato di investigare molteplici e ormai documentati sospetti movimenti di denaro collegati a Joe Biden e alla sua famiglia.

      Ciò che vale per l’Europa vale insomma anche per gli Stati Uniti. 

      Nonostante quindi numerosi e plausibili elementi incriminanti a carico di molti esponenti di riguardo, da Joe Biden al figlio Hunter, a A. Blinken o Hilary Clinton, diversamente che per D. Trump, nessuno di costoro è stato colpito da provvedimenti giudiziari o investigazioni di qualche tipo, mentre l’opinione pubblica americana continua ad essere drogata e mistificata da mass media compiacenti. A sua volta, il Congresso, nonostante le interminabili sedute e dei vari Comitati, si dimostra incapace e inerme, mancando di effettivi strumenti giuridici e polizieschi. La mancanza di trasparenza e sostanziale indipendenza di CIA, FBI e dei vari altri enti a scopi spionistici e di sicurezza nazionali, proliferati dopo la seconda guerra mondiale, è una dimostrazione di quanto sia dubbia la conclamata eccellenza americana della “bilancia dei poteri”. In realtà, lo strapotere dell’esecutivo è crescente. In quanto all’oleografia democratica di cui si abbellisce l’élite al potere in America, anch’essa è ironicamente messa in dubbio dai rituali e scenografie collegati agli spostamenti dei presidenti americani, in tutto e per tutto simili ai giganteschi convogli che caratterizzano quelli del dittatore nord-coreano Kim Jong Un. 

      Ancora una volta, una scenografia di mistificazioni supinamente accettare dalla maggioranza della popolazione.

      Si potrebbe continuare, prendendo ad esempio i risultati elettorali delle recenti elezioni turche. Nonostante due decenni di repressione, di riduzione delle libertà individuali, di museruole e imprigionamenti, di una progressiva erosione delle basi laiche dello Stato promosse da K. Ataturk, di una dimora personale di Erdogan da mille stanze, di un’inflazione a due cifre, del devastante terremoto stranamente dimenticato ma a cui contribuirono irresponsabili e compiacenti organi di Stato, praticamente la metà della popolazione turca ha votato a favore dell’attuale Presidente. Al di là di probabili errori di strategia elettorale, rimane il fatto che il risultato è inspiegabile, salvo invocare nuovamente l’ipnotismo e l’incapacità di giudizio delle masse di cui abbiamo parlato all’inizio.  

     In altre parole, un fenomeno sostanzialmente planetario, di cui quello europeo è solo un esempio.

     Volendo tradure senza mezzi termini le sue implicazioni, arriveremo alla poco lusinghiera conclusione che i supposti benefici della conclamata libertà di stampa sono in realtà farciti di plagio e la famigerata democrazia e la retorica così alla moda dei diritti umani sono solo una furbesca cornice in cui possono essere violate le più elementari norme del buon senso, della decenza e della civiltà. 

     Ritornando così ancora una volta all’Ucraina, la vera cura di questo rovinoso ipnotismo può essere solo un risveglio alla realtà e il coraggio dell’Europa di liberarsi delle Mistificazioni, dei Sabotatori della sua indipendenza e dei Pifferai che attualmente imperversano.

     Avrà tale coraggio?

Antonello Catani, 19 maggio 2023

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