La tardiva redenzione di Silvio Berlusconi

La tardiva redenzione di Silvio Berlusconi

      Chi l’avrebbe mai detto che un ottuagenario, alias  Silvio Berlusconi, già indiziato, a torto o a ragione, di molteplici reati (anche se mai del più grave), proprio lui si sarebbe levato in questi giorni a salvare un pizzico della sempre più esangue dignità italica? Nessuno.

      Eppure, sì, nonostante il coro multilingue ma sostanzialmente pecorile e cortigiano, da Albione ai Celti per passare fino alle mediocri voci peninsulari  di partiti di coda, abbia sparato a  zero sulle recenti dichiarazioni del Signor Berlusconi a proposito dell’Ucraina e dell’attore-Presidente Zelensky, la surreale verità è che il signor Silvio Berlusconi ha detto una delle cose più ragionevoli e oneste sull’argomento. Spiace vedere che anche la promessa di un nuovo corso politico, nella persona dell’attuale Primo Ministro Giorgia Meloni, abbia perso una bella occasione per riacquistare un barlume d’indipendenza politica e intellettuale. Né la redime il fatto che anche il Presidente francese, che a suo tempo parlò coraggiosamente di “morte cerebrale” della NATO, anche lui si è infelicemente ricongiunto col gregge ovino che imperversa oggi in Europa. Così, allo stesso modo dei cugini anglosassoni, anche loro tormentati da scioperi e da noiose saghe monarchiche, entrambi pensano di inviare nuove armi alla nuova Serbia latente (vedi Sarajevo).

     Le dichiarazioni contro-corrente di Silvio Berlusconi sono ancora più sconcertanti, se si pensa che egli è l’artefice e condottiere  di una delle fabbriche più devastanti e inquinanti del piattume e del degrado della lucidità collettiva italiana. Per decenni, la sua miriade di canali televisivi ha infatti addomesticato e drogato mentalmente intere folle tramite azzimati ma vacui presentatori, tavole rotonde da pantomima, show e varietà ebetiformi, dove lo scopo non era certo quello di stimolare indipendenza di giudizi ma soporifere atmosfere. Insomma, un’inesauribile spazzatura mediatica  e terreno propizio per ancora più demenziali perversioni pubblicitarie, che come si sa rendono denaro a chi le ospita. Nessuno lo ha mai incriminato per tali malefatte civili, forse anche perché il fenomeno è diventato planetario (vedi il venerabile Rupert Murdoch in Australia, Stati Uniti e in giro per il mondo) .

     Mentre dunque le dichiarazioni sull’Ucraina non esentano Silvio Berlusconi dalle sue responsabilità per i decenni di scempio estetico-mentale dei suoi canali televisivi, rimane la surreale constatazione che proprio un addomesticatore e fornitore di oppio mediatico abbia poi mostrato una solitaria lucidità ed indipendenza di giudizio soprattutto in un momento come questo di furiosa caccia alle streghe.

     Già. Sarebbe ingenuo credere che i miti siano solo quelli degli antichi Greci o dei Babilonesi, che l’Inquisizione abbia fatto il suo tempo e che la caccia alle streghe sia un episodio irripetibile. I fatti dimostrano il contrario. Nuovi miti (falsità) dilagano spudoratamente senza che la grande massa sia in grado di smontarlii. Quello della "difesa dei diritti umani", per esempio, viene sbandierato in ogni pomposa platea atlantico-europea, ma tali platee dimenticano o minimizzano o comunque non sembrano (di fatto) interessati alle sorti dei diseredati dello Yemen, degli indigeni (i Chagos) scacciati dalle Mauritius per armare e fortificare la base americana di Diego Garcia col beneplacito britannico, dei Curdi strumentalizzati e colpiti da destra e da sinistra, delle masse iraniane oppresse da un regime di turbanti, etc. Quando quindi Londra si scandalizza e promette aiuti per difendere i diritti ucraini, pare si sia distrattamente dimenticata di Diego Garcia o del suo passato coloniale.

     In altre parole, se stiamo assistendo a un’ennesima versione della caccia alle streghe, essa è però di gran lunga più isterica e paradossalmente più masochista per lo stesso sistema capitalistico. Anche per questo motivo la voce di dissenso dell’amabile Silvio Berlusconi acquista un significato simbolico di gran lunga superiore all’occasione e al suo stesso autore.

     Le opinioni pubbliche inerti che non reagiscono alle suddette isterie costituiscono il ventre molle grazie al quale la suddetta caccia prosegue con una stupefacente ostinazione.   Neanche il terremoto turco-siriano, con i suoi forse 200.000 morti  e milioni di senza tetto, ha infatti rallentato o fermato il Ministro degli Esteri tedesco, Annalena Barbock, che ora esige l’immediata ratificazione turca della richiesta svedese e finlandese di accesso alla NATO. Per quanto il Presidente Erdogan sia un notevole esempio di demagogia oscurantista all’insegna dell’Islàm, l’aleggiante e probabilmente neanche tacito ricatto della richiesta sta sfruttando l'immane disastro umano che ha colpito la Turchia e fà onore alle più fosche storie gotiche. Sempre sulla stessa linea d’onda sono del resto i recenti criminali  inviti ai governi europei del sinistro Segretario della NATO a produrre più armi.

      Un’isteria senza confini e senza controllo, spudorata e pericolosa, a cui  l’omertà dei mass media e l’abulia di masse drogate dal conformismo e dall’ignoranza  non sembrano in grado o desiderose di opporsi. Il suo dilagare coinvolge adesso anche i cieli americani ormai popolati da stuoli di palloncini e di non meglio identificati oggetti volanti, che vengono abbattuti con sofisticatissimi e costosissimi aerei senza peraltro sapere cosa siano, a parte quello chiaramente cinese. L’usurata ma a quanto pare ancora in auge psicologia del “nemico” ha trovato un nuovo copione di stampo più misterioso, ma dove comunque diventa utile l’associazione con la cattiva Cina. A suo tempo, nel lontano 1938, in una trasmissione radiofonica un giovanissimo Orson Welles aveva terrorizzato l’America con il supposto arrivo dei Marziani, salvo poi subito scusarsi per il suo eccesso di realismo. Oggi sta accadendo lo stesso e Canada e Stati Uniti sparano a destra e a manca nei cieli per abbattere oggetti di cui non viene rivelata la reale natura, che del resto neanche gli stessi sparatori confessano di conoscere. Mentre Orson Welles era un individuo geniale, è assai dubbio che  loro odierni omologhi politici e militari godano delle stesse qualità. L’unico risultato di questo nuovo frutto isterico è l’ulteriore inasprirsi delle tensioni con la Cina, stimolate dalla competizione commerciale e militare e dai progetti riguardo a Taiwan.

        In realtà, le isterie ucraino-atlantiche o anti-cinesi vanno inserite in un quadro più vasto di meccanismi globali  e a un livello storico più comprensivo.

        La furiosa guerra delle sanzioni in Europa, Medio Oriente e Cina ha sconvolto uno dei benefici effetti del capitalismo, e cioè la globalizzazione degli scambi e la facilitazione dei movimenti di persona. Non a caso, uno degli effetti della cosiddetta Pax mongolica fu appunto quello di facilitare scambi e movimenti di persone, cosa senza la quale Marco Polo e Giovanni da Pian del Carmine non sarebbero mai potuti arrivare in Cina. Nuove e sempre più affannate misure restrittive (embarghi vari, sanzioni, Brexit) stanno erigendo nuove barriere, non solo commerciali ma anche nazionalistiche. Come si sa, gli scambi sono nemici delle guerre, cosicchè la loro facilità o difficoltà sono in genere il corollario anche di un’atmosfera pacifica o del suo contrario.

       Ma il livello storico è quello che forse più permette d’interpretare l’attuale crisi.

       L’egemonia unipolare degli Stati Uniti dopo la fine della seconda guerra mondiale, fu seguita da un condominio egemonico con l’Unione Sovietica. Dissoltasi quest’ultima, il regime di potere americano si illuse di poter ripristinare la vecchia egemonia unipolare, da qui il sostegno all’Ucraina ( che maschera in realtà uno scontro con la Russia), le punizioni alla Siria, all’Iran e l’accerchiamento della Cina con circa 350 basi militari nelle immediate vicinanze. Se mai ve ne fosse bisogno, a parte i noti mastodontici aiuti miliardari all’Ucraina, le recenti rivelazioni di Seymour Hersh sul sabotaggio CIA del Nordstream 2 indicano chiaramente la volontà americana di indebolire la Russia e come la difesa dell’Ucraina sia quindi solo un pretesto.

       Il problema  per gli stati Uniti è che il mondo è cambiato e i contestatori di tale egemonia ormai più non si contano (dall’Arabia Saudita all’India, etc.). In altre parole, la sempre più incontrollata isteria anti-russa e anti-cinese sono il sintomo di un tentativo americano di arrestare l’emergere di un nuovo ordine mondiale caratterizzato da sempre più numerosi nuovi poli di potere. La ricchezza di risorse e capacità produttive degli Stati Uniti non devono tuttavia ingannare. Nonostante queste ultime, essi non riuscirono ad aver ragione del Vietnam o della Corea, iniziarono ad avanzare in Europa solo quando la Germania era in ginocchio ed ebbero la meglio in un Iraq e una Libia militarmente deboli e politicamente fragili. Mentre la Russia post-sovietica non è mai stata un deliberato concorrente demografico-economico-militare né dell’Europa né degli Stati Uniti, con la Cina le cose stanno ben diversamente. Essa è il vero concorrente all’egemonia non solo nel sud-est asiatico ma ben oltre. Se gli Stati Uniti fallirono in Vietnam, nazione minuscola e disorganizzata, sarebbe incauto sottostimare gli ostacoli costituiti da una Cina cinque volte più popolosa, dotata di armi atomiche, che stringe disinvoltamente amicizie e alleanze anche con l’Iran ed è diventata uno stretto partner d’intenti con la Russia.

       Se questo è il reale scenario  che fa da sfondo alle irresponsabili e patetiche pantomime dei cosiddetti “alleati” europei, la domanda che sorge spontanea è: possibile che solo un Silvio Berlusconi di turno, solo UN uomo politico più che ottuagenario contesti la fraudolenta narrativa che riguarda la guerra in Ucraina?

Antonello Catani, 17 febbraio 2023

Newsletter

. . . .