Europa 2024, gli unici tre partiti che si possono votare

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Come non credere nel futuro dell'Unione Europea? Io voto...

Il Partito democratico attuale però ha deciso di mettere la marcia indietro, un po’ come ha fatto Giorgia Meloni per rallentare l’evoluzione verso una destra conservatrice iniziata da Alleanza Nazionale, per tornare invece alla fiamma tricolore che scalda il cuore dei reduci (...) L'operazione nostalgica è riuscita perfettamente a Meloni, ma non è detto che riesca anche a Elly Schlein, visto che è già fallita in Inghilterra e Francia e, in parte, anche in Germania, tanto che con Keir Starmer e Raphael Glucksmann la sinistra tornata riformista e liberale sta per vivere una seconda giovinezza.Ne scrive Christian Rocca su Linkiesta. Elly Schlein è rimasta bloccata al giro precedente, quello di Jeremy Corbyn e di Jean-Luc Mélenchon, e di suo ha aggiunto una dose di assemblearismo studentesco e di americanizzazione alla Alexandra Ocasio Cortez, non accorgendosi che AOC nei campus adesso è accusata di moderatismo.

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Si vota: le sfide che le democrazie non possono ignorare

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Quanto sono importanti queste elezioni per il Parlamento europeo

Ci siamo, domenica eleggeremo i nuovi parlamentari europei, speriamo il più possibile dalla lista liberal-democratica Stati Uniti d’Europa di Matteo Renzi e di Emma Bonino, ma contiamo che riescano ad andare a Bruxelles anche la solitaria Azione di Carlo Calenda e quei pochi ma coraggiosi candidati del Partito democratico – Pina Picierno, Giorgio Gori, Irene Tinagli, Pier Maran – che non si arrendono alla trasformazione del loro partito in un’assemblea studentesca a immagine e somiglianza di Elly Schlein, la segretaria forgiatasi politicamente nell’idea di occupare il Partito democratico, non di guidarlo, e che ora si avvale della complicità della sedicente corrente riformista che subito dopo il voto sarebbe il caso di sciogliere “per non aver commesso il fatto”, il fatto di essere, appunto, una vera corrente riformista, essendo invece una stampella per facilitare il progetto demolitorio del Partito democratico. Il commento di Christian Rocca su Linkiesta.

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8 e 9 giugno: una speranza per non morire populisti

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E se in Europa e negli Sati Uniti dovessero prevale le destre estreme?

Un tempo, di fronte alle nostre miserabili vicende politiche, si poteva dare un’occhiata oltre Chiasso e sperare nella Gran Bretagna liberale e nell’America dei diritti, paesi seri e affidabili che fungevano da città illuminata sulla collina per indicare a noi disperate vittime degli opposti estremismi una strada sicura verso la libertà e lo stato di diritto (...) Anche gli intellettuali della destra più presentabile fanno venire l'orticaria, perché sembrano persone normali ma poi pensano che in fondo Trump non è così male, e si struggono per il presidente argentino Javier Milei, un saltimbanco pettinato dalla mano invisibile di Adam Smith, dotato di motosega con cui tagliare il settore pubblico, ma comunque ammiratore di Trump e nostalgico delle giunte militari sudamericane (cari amici liberisti, infatuati dalla furia antistatalista di Milei, a me pare di ricordare che il campione del liberalismo fosse la Thatcher delle Falklands non il generale Galtieri delle Malvinas, o no?) (...) L'8 e il 9 giugno chi non vuole morire populista avrà poche chance di farcela, ma questo non vuol dire che bisogna sprecare il voto e rinunciare a provare a portare qualche deputato sano di mente a Bruxelles, a sostegno del gruppo Renew Europe di Macron, ma anche dei socialisti meno sciocchi di quelli nostrani. È un petit programme, quindi si può fare. Il commento di Christian Rocca su LInliesta.

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