I giorni del virus raccontati ad una bambina
- Scritto da Agostino Roncallo, Vai a tutti i suoi post ->
Clotilde è una bambina sensibile.
Nella mia città, ieri
ci siamo affacciati alla finestra
molte finestre, di fronte alla nostra
erano accese e, se non lo erano
torce e cellulari in mano,
tutti cantavano l’Inno di Mameli.
E bandiere, tante bandiere sono comparse fuori
chissà da dove.
Clotilde mi guarda, e dice:
ma tutti quelli che cantano “siam pronti alla morte!”
non è per davvero!
No Clotilde, non è per davvero.
Non c’è niente di vero
neppure in quello striscione, laggiù
lo vedi?
Ha i colori dell’Italia e una scritta:
“La vinciamo noi”.
Cosa vinciamo?
Non so cosa vinciamo, forse si parla della guerra
della guerra contro il virus
e non so, se a vincerla
sono gli autori della scritta,
se così fosse, sarebbero proprio pochi.
E noi non vinciamo?
Forse sì, anche noi Clotilde
vedi, lo sfondo della frase è bianco, rosso verde
e questo vuol dire che siamo anche noi
tutti noi italiani, a vincere.
Che bello! E quando?
Quando, è difficile da dire
ci vorrà ancora del tempo, sai
e anche molta pazienza, tu hai pazienza?
Ma lì c’è scritto “vinciamo”, non è subito?
No, non è subito
e neppure è sicuro che vinciamo.
Ma chi lo ha scritto è, sicuro!
Se ha delle ragioni per esserlo, sì.
Dovremmo chiederglielo:
senti, ci spieghi come mai vinciamo?
Da dove viene la tua sicurezza?
Vorremmo saperlo e, così
essere felici e contenti,
euforici!
Oh gioia, e tripudio, per favore, spiegaci
sì, spiegaci l’origine di tanta certezza!
Ma forse non ci risponderebbe
non potrebbe, rispondere
se non ha la risposta.
Nel frattempo, sul tetto di un palazzo
un DJ improvvisato accende gli altoparlanti
e si rivolge ai residenti:
"Siete pronti? Dai ragazzi che, per due minuti
ci prendiamo una boccata d'aria sul balcone!”.
“Siii...”, rispondono gridando gli abitanti del quartiere
"E allora signori lo possiamo fare tutti insieme,
la mano sul petto, io resto a casa
ma ve la canto sul balcone, e forza con l'inno di Mameli,
Fratelli d'Italia . . . “.
Ma se uno non è sicuro di ciò che dice
perché lo dice?
Hai ragione Clotilde, è vero
forse invece di “La vinciamo noi”
avrebbe potuto dire “Speriamo di non perderla”.
E poi, poi c’è un precedente poco incoraggiante
la guerra precedente l’abbiamo persa.
E dovevamo vincere anche quella?
Sì anche quella, pensa che chi l’ha annunciata
si è affacciato a un balcone
proprio come noi, qui, questa sera
era un uomo dalla grande mascella
che ha detto a tutti: vinceremo!
Anche a lui avremmo potuto chiedere:
ne è proprio sicuro?
Ma in fondo lui fu più prudente
ha usato un verbo futuro, non un presente
come a voler dire:
non vinciamo subito, no
ma, state tranquilli
che vinceremo,
sicuramente vinceremo.
Oggi invece, quella frase
dice che vinciamo subito,
perché si raccontano bugie?
Ah, questo lo so Clotilde
e ti rispondo dicendo che, noi
delle bugie abbiamo bisogno
non potremmo vivere senza,
la vita è una grande bugia e, per star bene
inventiamo cose non vere
come le fiabe
che si raccontano ai bambini perché tutti, sai
siamo bambini.
Vuoi sapere la bugia più grossa?
È la bugia della nazione
chi appartiene alla “nazione” si sente forte
è uno spaccone che crede di potere tutto
di avere tutto e di vincere, tutto
perché è “italiano”;
per lui gli italiani sono pochi e uguali
chi è diverso, non è italiano
è un nemico:
lo vedi Ymer, il nostro vicino che viene dal Sudan?
Anche lui è sul balcone, come noi ora
e neppure lui, come noi, ha la bandiera
ma noi non siamo trattati male, lui sì
perché non canta neppure l’inno
e in questi giorni nessuno gli parla
nessuno gli chiede: ciao come stai?
In questi giorni del virus
la parola “italiani” è una parola vuota, una bugia
come quella di tutti i prepotenti che si sentono invincibili
se hanno una bandiera o un inno.
La paura diventa fanatismo.
E questa loro nazione non è l’Italia
l’Italia è un’altra cosa,
questo è un gruppo di bulli
cui piace gridare “vinciamo”.
Vedi Clotilde, so forse di essere complicato
se ti dico che c’è un altro modo di essere italiani,
molto più semplice e più umile
quello di riconoscersi nelle leggi dello stato
che a tutti garantiscono la libertà
perché questo stato si chiama “democratico”.
Quindi noi due siamo italiani perché amiamo le libertà?
Ecco sì, è proprio così.
E gli altri italiani cosa amano?
Amano la pasta e l’altare della Patria
i santi e le Alpi
la mamma e le feste patronali
la pizza e Cavour
e poi Coppi e Bartali
e Mussolini e l’Autostrada del Sole
il Piave e Pinocchio…
Pinocchio?
Certo anche Pinocchio perché, tu lo sai
Pinocchio è un burattino e, se lo è
deve esistere anche un burattinaio.
Geppetto?
Non proprio, Geppetto è un falegname
lui l’ha costruito,
hai mai visto uno spettacolo di burattini?
Ma sì certo!
E chi muove i burattini?
Qualcuno, con i fili.
Proprio così, e chi li muove si chiama burattinaio.
Ma nel libro non c’è un burattinaio!
Appunto, per questo piace
il burattino vuole fare di testa sua
non è un bambino ma non diventerà mai adulto
e gli italiani che vogliono vincere non saranno mai adulti
quando hanno paura, e solo allora
cercheranno un burattinaio, un padre
che dia loro il permesso di uccidere i propri fratelli
attraverso la guerra.
Perché uccidiamo i nostri fratelli?
Forse perché la nostra storia è iniziata così
quando Romolo ha ucciso il fratello Remo
non te l’ho mai raccontata?
E poi, Pinocchio
aveva il naso lungo perché era bugiardo
anche lui raccontava bugie
proprio come quelli che dicevano “vinceremo”
e che dicono, “vinciamo”.
Allora, non si vince niente?
No Clotilde, non si vince niente
ma voglio dirti
che quando questo pericolo finirà
gli esseri umani si ritroveranno
certo, saranno addolorati per i morti
ma faranno nuove scelte
avranno nuovi sogni
creeranno nuovi modi di vivere
e guariranno completamente la terra
così come erano guariti loro.
Agostino Roncallo, insegnante e scrittore
Baveno, 21 marzo 2020