Il Giappone vuole diventare un alleato globale degli Usa

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Il Giappone ha scelto gli Stati Uniti, per l'Europa è una buona notizia

Pronti a diventare globali. È il titolo dell’ultimo numero del magazine settimanale giapponese Nikkei Asia, su cui campeggia un’immagine del primo ministro Fumio Kishida con un mappamondo in mano. Non è un caso. Il premier giapponese ha proseguito e ampliato la strategia messa in piedi dal predecessore Shinzo Abe, completando ormai del tutto il «risveglio» strategico di Tokyo. Un risveglio suggellato la scorsa settimana, durante la visita di Stato negli Stati Uniti che lo ha portato a firmare oltre settanta accordi bilaterali con Joe Biden alla Casa Bianca, con un discorso di fronte al Congresso americano. «Non siete da soli a sostenere l’ordine globale, siamo al vostro fianco come tomodachi, migliori amici», ha garantito (...) Il primo pilastro della strategia di Tokyo è il rafforzamento del rapporto con gli Stati Uniti, favorito dalla politica asiatica di Biden, che ha ricostituito e rilanciato il sistema di alleanze americano fatto vacillare negli anni precedenti da Donald Trump. Il Giappone ha ulteriormente cementato il suo ruolo di principale alleato degli Stati Uniti in Asia. Nel 2022, Kishida ha pubblicato una nuova politica di sicurezza nazionale in cui la strategia di difesa del Giappone si allinea a quella degli Stati Uniti, e si è impegnato a raddoppiare quasi la spesa per la difesa, portandola al due per cento del prodotto interno lordo entro il 2027. Il commento di Lorenzo Lamperti su Linkiesta.

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I timori cinesi per le manovre di Russia e Corea del Nord

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La Cina non è entusiasta degli accordi tra Russia e Corea del Nord

Ventuno gennaio 2024. La Kcna, l’agenzia di stampa nordcoreana, annuncia la prossima visita di Putin a Pyongyang. Dopo aver ricevuto Kim Jong-un nell’Estremo Oriente Russo lo scorso settembre, il leader del Cremlino si appresta dunque a tornare nella capitale nordcoreana ventiquattro anni dopo l’ultima volta. Un viaggio che arriva dopo che pare ormai acclarata la fornitura di armi e missili da parte di Pyongyang all’esercito russo, per sostenerne la guerra in Ucraina. Dall’altra parte, Mosca avrebbe fornito consulenza e trasferimento tecnologico utile al regime di Kim per riuscire a mettere in orbita il suo primo satellite spia, nel terzo tentativo di fine novembre dopo i due precedenti falliti la scorsa estate. «La Cina dovrebbe stare all’erta per le potenziali mosse della Russia volte a creare problemi alle sue porte», ha detto stavolta in un forum pubblico Fang Ning, ex direttore dell’Istituto di Scienze Politiche dell’Accademia Cinese di Scienze Sociali, vale a dire uno dei principali think tank sostenuti dallo Stato cinese, cioè dal Partito (...) Pechino osserva con fastidio temendo di ritrovarsi nel suo vicinato ancora più mezzi statunitensi di quanto preventivato. Non sfuggano alcuni segnali sul triangolo Cina-Russia-Corea del Nord. Lo scorso luglio, al settantesimo anniversario dell'armistizio della guerra di Corea, Putin ha inviato a Pyongyang il ministro della Difesa Sergei Shoigu per la grande parata militare di Kim. Xi, invece, ha inviato "solo" Li Hongzhong, funzionario di medio livello del Politburo. E ancora, alle celebrazioni del settantacinquesimo anniversario della fondazione della Corea del Nord c'era il vice premier Liu Guozhong, presenza nettamente al ribasso rispetto a quella del settantesimo anniversario del 2018, quando Xi aveva inviato Li Zhanshu, allora presidente dell'Assemblea Nazionale del Popolo e numero tre della gerarchia del Partito comunista. Il commento di Lorenzo Lamperti su Linkiesta.

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Cina sconvolta dal cambiamento climatico e... inquina!

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Anche la Cina soffre per i cambiamenti climatici, ma il Pil...

Nella notte peggiore si sono registrate precipitazioni per oltre cinquecento millimetri. Vale a dire cinquecento litri su ogni area di un metro quadrato. Per cinque giorni, invece, la temperatura è salita sopra ai quaranta gradi. Dal 1951 lo aveva fatto solo altre sei volte. In un mese praticamente pareggiato quanto accaduto in settantadue anni. Il teatro di entrambi i fenomeni è lo stesso: Pechino e dintorni. Dati che rendono chiaro quanto anche la Cina sia coinvolta dal cambiamento climatico globale. E che anzi forse più di altri potrebbe essere esposta a fenomeni estremi. Da una parte piogge torrenziali, inondazioni e alluvioni. Dall’altra temperature a dir poco torride. Il commento di Lorenzo Lamperti sul sito Linkiesta.

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