La tregua e il Qatar possono cambiare tutto (e in Israele?)

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Siamo alla vigilia di una nuova situazione politica nel Medio Oriente?

Dopo l’eccidio e la criminale invasione di Hamas nei kibbutz israeliani il 7 ottobre, seminando morte, terrore e orrore, la reazione israeliana è arrivata quasi subito prima con bombardamenti e alla fine con l’azione di terra, con artiglieria e carri armati, in un territorio lungo pochi chilometri dove vivono in superficie due milioni di persone e dove nel sottosuolo ci sono chilometri di cunicoli e strade che, sotto case, scuole, ospedali, nascondono il quartiere generale operativo dell’organizzazione terroristica di Hamas (...) La risoluzione 181 delle Nazioni Unite approvata nel 1947, due Stati e due popoli, con Gerusalemme "città libera", sembra un ricordo irrealizzabile, perché uno Stato palestinese, di fatto, non è mai esistito. Fare l'elenco dei colpevoli di questo fallimento sembra ormai un esercizio impossibile (...) Il Qatar è attivissimo e probabilmente lo è per i suoi interessi nel mondo che conta, ma anche per l'Arabia Saudita che supporta discretamente la sua azione. Sono paesi che sembrano quanto mai desiderosi di entrare nei grandi meccanismi finanziari e commerciali mondiali, con distinzioni di progressivo smarcamento dallo "stato etico" iraniano e probabilmente dalle radicalizzazioni religiose e dalla loro deriva terroristica. Il commento di Gianlugi Da Rold su Il Sussidiario.

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Il multipolarismo: Stati Uniti e Cina si parlano

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Stati Uniti (Biden) e Cina (Xi) si parlano. Finalmente!

L’incontro tra Joe Biden e Xi Jinping è un segno di pace mentre il mondo brucia nelle fiamme della guerra. È un’importante conferma della speranza suscitata dal loro primo incontro in presenza esattamente un anno fa, a Bali, che fece balenare l’uscita dall’incubo di una nuova guerra fredda. Il mondo non ha certo bisogno di una contrapposizione tra le due più grandi potenze che potrebbe portare a esiti devastanti: incontrandosi di nuovo, Biden e Xi mostrano che è possibile un bipolarismo responsabile tra Usa e Cina pur dentro un multipolarismo ormai irreversibile.

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I russi bombardano Odessa e Kherson

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I russi hanno ripreso i bombardamenti sul territorio ucraino

Da giorni Odessa e il sud dell’Ucraina sono tornati sotto il costante bombardamento russo. Mentre a Kiev si aspettano nuove forniture dagli Usa, proprio il presidente Joe Biden chiede al Congresso il via libera a nuovi fondi per l’Ucraina. Dall’inizio del conflitto Mosca non ha mai risparmiato i porti meridionali sul Mar Nero, ma diverse fonti locali sostengono che in coincidenza con l’inizio della crisi a Gaza, le forze amate russe hanno intensificato i raid. Missili e droni sono piovuti in qualche caso senza che gli allarmi scattassero, segno che la contraerea, messa a dura prova dai continui attacchi, non sempre riesce a intercettare le minacce. Stessa sorte a Kherson, dove i l’artiglieria di Mosca rimane attestata a ridosso del fiume Dnepr mantenendo sotto pressione, tanto che negli ultimi giorni, anche su invito del governo centrale, decine di civili hanno ripreso la via dei profughi per allontanarsi dalla linea del fuoco. Il commento di Nello Scavo su Avvenire.

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