Gaza, due popoli, due errori: manca una soluzione politica

Gaza, due popoli, due errori: manca una soluzione politica

Le grandi responsabilità di Hamas nel conflitto a Gaza

Hamas, con l’attacco di un mese e mezzo fa, aggredendo Israele con il lancio di qualcosa come 2mila razzi, ha violato lo jus ad bellum e con l’uccisione di 1.200 persone e il rapimento di 130 non combattenti ha ripetutamente violato lo jus in bello. Azione non solo criminale, ma anche irrazionale, perché manca completamente l'obiettivo politico: la costrizione della volontà di Israele. Anzi lo induce ad una reazione spietata. Per poi sperare in una controreazione globale. E infatti Hamas aveva e ha bisogno per il successo del suo attacco dell'intervento di attori esterni, dall'apertura di un secondo fronte in Cisgiordania all'intervento dei libanesi e sciiti di Hezbollah, all'aiuto dell'Iran. Attenzione, non dell'aiuto politico, diplomatico, o dell'invio di armi, ma proprio dell'intervento militare. Cioè dichiara i propri limiti, la propria incapacità e impotenza, sperando che Israele si stanchi, che l'opinione pubblica internazionale si indigni per la rappresaglia di Israele, che gli amici "arabi" e musulmani intervengano (...) Ritenersi dalla parte della ragione non porta alla vittoria, non è sinonimo di essa, non rende razionale qualsiasi uso della forza. Hamas ha fatto lo stesso errore commesso da Arafat ai tempi del "Settembre nero", quando i palestinesi erano rifugiati in Giordania dopo la guerra dei Sei giorni e pretendevano di portare attacchi armati in Israele dal territorio giordano, e volevano muoversi come un esercito in casa d'altri, Stato nello Stato. Il commento di Leonardo Tirabassi su il Sussidiario.

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