Il Dio di Donald

Ho letto uno splendido Caffè di Gramellini sul Corriere della Sera. Commenta alcune espressioni francamente orribili da parte dell'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha sostenuto che Nostro Signore lo ha protetto dagli spari di un folle! E i suoi sostenitori gli credono. Assurdità sesquipedali. Ecco le parole di Gramellini:
"Digitando «Dio» su Google, ieri la prima cosa che usciva era la faccia di Donald Trump. Il candidato repubblicano lo aveva tirato in ballo nel suo comizio, rievocando gli attimi immediatamente successivi allo scampato pericolo. «Mi sentivo al sicuro perché Dio era con me». Un tragediografo greco avrebbe parlato di Fato. Il mio nonno romagnolo di «bus de cul». Trump ha chiamato in causa nientemeno che l’altissimo. Non è certo la prima volta che il nome di Dio viene brandito come una spada, o un piffero, per soggiogare le folle, facendo loro credere che certi uomini godano di un trattamento speciale da parte dell’onnipotente. Ma se fosse stato davvero Lui a far girare la testa a Trump un attimo prima che venisse trafitta da una pallottola, sarebbe legittimo chiedersi per quale motivo non abbia impedito a un’altra pallottola, vagante pochi metri più in là, di colpire a morte l’ex pompiere Corey Comperatore, sacrificatosi per proteggere la sua famiglia. Se è Dio ad avere salvato Trump, come mai si è dimenticato di salvare anche Comperatore? Forse Dio coltiva grandi disegni su Trump, mentre ne aveva talmente pochi su Comperatore da non provare il minimo scrupolo nel lasciare orfani i suoi due figli?
Non pare il caso di usare Trump per inoltrarsi in una disputa teologica sulla Grazia, ma questa idea di un Dio che interviene nelle cose del mondo come un supereroe con lo spirito fazioso di un ultrà suona blasfema persino a chi non crede.
Massimo Gramellini – Corriere della Sera – 20 luglio 2024".

Gli Stati Uniti non sono certo messi bene se vorranno nuovamente affidarsi al tycoon newyorkese. Una persona ignorante, presuntuosa e bugiarda che va avanti solo perchè protetta dai giudici della Corte Suprema americana. Un signore che ha favorito o, quanto meno, non ostacolato l'assalto di Capitol Hill del 6 gennaio del 2020, oltre che di ben 34 capi di imputazione per aver falsificato altrettanti documenti contabili della sua holding per occultare i 130 mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels perché non rivelasse durante la sua precedente campagna elettorale del 2016 la notte di sesso che aveva avuto con lui dieci anni prima ... E questo signore sostiene che Dio lo ha protetto dagli spari di Thomas Matthew Crooks. La considerazione che mi viene in mente è che Donald davvero crede in quel che dice, non rendendosi conto che per quelle frasi, in situazione normale, uno come lui dovrebbe essere immediatamente ricoverato in una clinica specializzata per cure mentali. Trump si appresta a riconquistare la Casa Bianca e si propone di fare sfracelli. E se il suo obiettivo verrà raggiunto, povera America!

Marco Ilapi, 20 luglio 2024

 

Marco Ilapi, 20 luglio 2024

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Rai, Rai play. Ovvero è tutta una farsa. Da anni

Per non dimenticare! Ho scovato un vecchio articoletto di Mattia Feltri, pubblicato su La Stampa di qualche anno fa. Straordinarie, inascoltabili e irricevibili le parole di tanti "illuminati" politici di ogni schieramento. Una semplice, banale, considerazione è che tutti sono bugiardi o in malafede. Non so cosa preferire. Di certo è che l'occupazione della Rai è stata sempre, sistematicamente un obiettivo de vecchi ma anche dei nuovi, nuovissimi, partiti. Anche oggi è così. Ecco lo straordinario commento di Feltri:

"Rai Play. In Rai serve un presidente indipendente da tutti i partiti (Massimo D'Alema, 2002)

Ci vuole una Rai più autonoma dai partiti (Piero Fassino, 2003)

La Rai deve essere fuori dalle logiche di lottizzazione (Gianni Alemanno, 2006)

La Rai non è e non deve diventare proprietà privata di un governo, se no è regime (Guido Crosetto, 2006)

La Rai deve essere la casa di tutti e non di chi ha vinto le elezioni, la politica faccia un passo indietro (Dario Franceschini, 2006)

Bisogna eliminare la lottizzazione in Rai (Clemente Mastella, 2007)

Bisogna andare nella direzione della fuoriuscita dei partiti dalla Rai (Walter Veltroni, 2008)

Cambiamo le regole, basta con la Rai occupata dai politici (Antonio Di Pietro, 2008)

Presenteremo presto una proposta di legge per lasciare i partiti fuori dalla Rai (Pierluigi Bersani, 2010)

Fuori i partiti dalla Rai (Gianfranco Fini, 2010)

Serve una svolta con la fuoriuscita dei partiti dalla Rai (Italo Bocchino, 2012)

C'è bisogno di un intervento che riduca la presenza in Rai dei partiti (Paolo Gentiloni, 2012)

La Rai deve riformarsi: via i partiti (Beppe Grillo, 2014)

Evitiamo di mettere i partiti dentro la Rai (Matteo Renzi, 2015)

Per cambiare le cose in Rai bisogna cacciare i partiti (Luigi Di Maio, 2015)

Cacciare i partiti (Luigi Di Maio, 2015)

La politica resti fuori dalla Rai (Roberto Fico, 2018)

Per la Rai cerchiamo persone sganciate dalle logiche di partito (Matteo Salvini, 2018)

Questo è il momento giusto per riformare la Rai e sottrarla alle ingerenze della politica (Giuseppe Conte, 2021)

Abbiamo la sistematica occupazione della Rai (Giorgia Meloni, 2016)

Che magnifica armonia!"

Mattia Feltri – La Stampa - 16 maggio 2023

Diciamo che cascano le braccia! Tutti, a parole, sostenevano la necessità che la televisione pubblica, con canone pagato da tutti i contribuenti, fosse liberata dall'asfissiante controllo dei partiti. I cittadini, i telespettatori, ne avrebbero tratto un grande, grandissimo, giovamento. Putroppo le cose sono andate all'incontrario! A questo punto non si può che convenire con chi sceglie di non guardare più la televisione di Stato, perchè è diventata di regime. E quel che la televisione manda in onda, da anni, ormai lascia freddi i telespettatori. E, per di più, ben pochi partecipano ad uno stantìo rito delle elezioni sia quelle amministrative che quelle politiche, per non parlare delle consultazioni elettorali per le europee. Come è accaduto quest'anno. E peggio andrà nei prossimi anni. Se non ci sarà un scatto di reni, un sussulto di orgoglio da parte di una classe politica sempre più lontana dai bisogni deila popolazione. Che, sì, vorrebbe partecipare, ma avverte un tale distacco di questi politici che non crede più a nulla. E non va più a votare. È risaputo, o, almeno, dovrebbe esserlo, che chi non va a votare danneggia se stesso, perchè consente a chi si reca a depositare la propria scheda nell'urna ad indicare un partito lontano anni luce da quelle che sono le sue aspettative. Meglio votare per il candidato meno peggio, che non esprimere. Un legittima nostra pretesa sarebbe quella di poter indicare il nome del candidato che non dovrà mai più essere scelto dalle segreterie dei pariiti (niente più Porcellum nè Rosatellum, insomma), ma il candidato deve essere espressione del territorio, conosciuto dagli elettori, con cui obbligatoriamente ha il dovere di confrontarsi. Ma queste considerazioni, nel Palazzo, riescono a fare breccia? Visto quel ce è accuto fino ad oggi, ne dubito assai. I mass media dovrebbero svolgere un ruolo più attivo, di informazione e di pressione su una classe politica, magari distratta da altri problemi, senza dimenticare che indicare un candidato (deputata/o, senatrice/senatore) nella scheda elettorale è la prima, la più importante, azione a nostra disposizione (nel segreto dell'urna) perchè implica fare la scelta di mandare alla Cemera de deputati o al Senato una persona preparata o un imbecille. Noi cercheremo di fare il nostro meglio, di criticare o di lodare quando è il caso. Marco Ilapi, 18 luglio 2024

 

 

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Il loquace Sangiuliano

Scrive Massimo Gramellini sul Corriere della Sera nel suo Caffè: "La differenza tra Sangiuliano e Socrate è che uno diceva «so una cosa sola, di non sapere nulla» mentre l’altro è talmente convinto di sapere tutto che spinge il suo sfoggio di erudizione fino a un punto in cui cominci a sospettare che davvero non sappia niente. La sua ultima lectio magistralis riguarda Colombo (l’ammiraglio, credo, non il tenente) che voleva raggiungere le Indie circumnavigando la Terra. Nessuno avrebbe fiatato, se il ministro non avesse sentito l’esigenza di aggiungere che Colombo si era ispirato alle teorie di Galileo, nato 72 anni dopo lo sbarco delle caravelle. Peccato, perché Sangiuliano parte sempre bene. Ricordate? «Quando uno pensa a Parigi, pensa all’arco di Trionfo». Chiunque non sia comunista e in malafede riconoscerà che la frase era pertinente. Se fosse finita lì. Purtroppo, non finì lì: «E quando uno pensa a Londra, pensa a Times Square». Stessa solfa al premio Strega: «Le storie dei libri finalisti fanno riflettere». Un po’ vago, ma perfettamente intonato al contesto. Ancora una volta sarebbe bastato fermarsi. E invece lo sventurato aggiunse: «Proverò a leggerli».
Da dove nasce questo bisogno di infilare sempre qualche sdrucciolevole postilla? Forse da un complesso di inferiorità che lo porta a strafare. Sangiuliano non si rivolge a noi comuni mortali, ma agli intellettuali di sinistra da cui vorrebbe tanto essere apprezzato. Però quelli sono ancora più furbi di lui. Parlano complicato: così, quando non sanno qualcosa, nessuno se ne accorge".

Una piccola riflessione si può tentare di fare. Questa classe politica che si è insediata a Palazzo Chigi dall'autunno del 2022 sta dimostrando la sua inadeguatezza. Si ricordano le uscite di Lollobrigida, Garnero-Santanchè e La Russa, le promesse (poi disattese) della stessa premier Meloni sulle accise da togliere (e ancora non le ha tolte!). Bisogna ricordare le parole del grande Giorgio Gaber nella sua Destra-Sinistra per darci una svegliata e suggerirci considerazioni sulla pochezza della nostra classe politica oggi. Se i cittadini non vanno più a votare la motivazione va intravista in questa suggestiva affabulazione del cantautore milanese:

Le parole, definiscono il mondo, se non ci fossero le parole, non avremmo la possibilità di
parlare, di niente. Ma il mondo gira, e le parole stanno ferme, le parole si logorano invecchiano, perdono di senso, e tutti noi continuiamo ad usarle, senza accorgerci di parlare, di niente.

Tutti noi ce la prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra

''Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra
Fare il bagno nella vasca è di destra
Far la doccia invece è di sinistra
Un pacchetto di Marlboro è di destra
Di contrabbando è di sinistra
Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra
Una bella minestrina è di destra
Il minestrone è sempre di sinistra.

I blue-jeans che sono un segno di sinistra
Con la giacca vanno verso destra
Il concerto nello stadio è di sinistra
I prezzi sono un po’ di destra
Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra
I collant son quasi sempre di sinistra
Il reggicalze è più che mai di destra
La pisciata in compagnia è di sinistra
Il cesso è sempre in fondo a destra.

Io direi che il culatello è di destra
La mortadella è di sinistra
Se la cioccolata svizzera è di destra
La Nutella è ancora di sinistra
Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra".

Parole scritte nel 1994 e straordinariamente attuali oggi. Occorrerebbe avere un obiettivo che dovrebbe essere l’interesse della maggior parte delle persone che siano orientate a votare al centro, a destra o a sinistra, senza demonizzare chi la pensa in modo diverso. Cosa che non si è più capace di fare. Bisogna riconoscere che Giorgio Gaber (la cui moglie Ombretta Colli, Forza Italia, è stata negli anni Novanta presidente della provincia di Milano), l’ha pensata giusta nel momento di crollo di una classe politica, quella della cosiddetta Prima Repubblica, che, a spanne, si è rivelata molto migliore da quella che da oltre trent’anni l’ha sostituita. Il
tanto vituperato CAF, i nani e le ballerine di Bettino Craxi, tutto sommato, erano preferibili alla classe politica attuale. Ci è intellettualmente onesto non può che riconoscerlo. A ridateci il Mattarellum, insomma. E vediamo di riformare il Rosatellum tenendo conto delle necessità di tutti gli elettori e non degli interessi di bottega degli attuali partiti che, a parte qualche lodevole eccezione, non fanno congressi, non discutono, impongono il punto di vista di un capo. E questo sa un pizzico di vecchissimo autoritarismo. Marco Ilapi - 25 giugno 2024  

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