Qualche consiglio (non richiesto) per il premier

Qualche consiglio (non richiesto) per il premier. La legge elettorale.

Tutti i leader (e non solo loro) portano con se la ricetta delle riforme possibili e, soprattutto, gradite al partito cui si è legati. E’ pacifico che la vecchia legge elettorale, il porcellum, quella sonoramente bollata dalla Consulta, fosse inaccettabile e antidemocratica. Il piccolo particolare che il candidato venisse catapultato in un territorio dove era un illustre sconosciuto, senza un legame alcuno con il proprio collegio, non poteva che rendere la selezione delle candidature uno schiaffo all’elettore. L’Italicum, ovvero la nuova legge elettorale partorita tra Matteo e Silvio e sollecitamente approvata a Montecitorio, non piace a nessuno. Forse nemmeno a chi l’ha proposta. Cioè a Matteo Renzi. Certo è il frutto di un accordo quasi clandestino sottoscritto al Nazareno dal segretario del Pd e da Silvio Berlusconi. Risponde al vero che altre forze politiche (segnatamente il M5S di Beppe Grillo) non hanno partecipato alla stipula di questo accordo  e che ampie frange del partito di Matteo non amano alcuni aspetti della legge. Il fatto che l’elettore non possa indicare il suo candidato preferito rappresenta un limite che potrebbe rendere incostituzionale la legge. Il fatto che i candidati si possano presentare in più collegi è un prendere in giro l’elettore. Il ragionamento dei segretari dei partiti è il seguente: il candidato signor Rossi si presenta nel collegio di Vattelapesca e non viene eletto (uguale nominato) perché la scelta degli elettori cade sul signor Bianchi che (magari) corre la sfida per un altro gruppo politico. Rossi  non diventa onorevole a Vattelapesca, ma lo diventa a Paesituoi, perché il suo partito lo ha candidato anche là. Questo per ben otto possibilità o collegi. E’ accaduto un sacco di volte. Nelle elezioni del 2008 un signor candidato si è presentato in tutti i collegi previsti, in ben 25!!! E questo significa prendere in giro l’elettore bue., ed è assolutamente inaccettabile. Occorre che un candidato non possa che presentarsi i un unico collegio. Se ce la fa, bene. Se non ce la fa, cambi mestiere. Significa che l’elettorato non gradisce il candidato proposto. Sarebbe preferibile stabilire per legge le primarie di collegio. Per tutti i partiti. Come appare indispensabile pretendere che i partiti che si presentano alle elezioni, nel pieno rispetto della nostra carta costituzionale (vedi art. 49) dove c’è scritto che tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere e contribuire con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Particolare che viene eluso da almeno due grossi movimenti che oggi agitano il Palazzo: il Movimento 5 Stelle del duo Grillo-Casaleggio e Forza Italia del sempiterno Silvio Berlusconi, alla guida di due partiti padronali. Il solo Pd è un po’ più democratico. Ma non più di tanto. Anzi, una delle accuse che si rivolge al partito di Renzi è che sono presenti all’interno troppe anime. Il che rende difficoltoso prendere decisioni rapidamente. Ecco, dunque, i consigli non richiesti:

Stop alle candidature plurime

Primarie di collegio per legge e sempre per chi vuole partecipare alla vita politica del Paese.

Scelta del candidato da parte degli elettori con possibilità anche di voto negativo (per candidati non graditi) non più le liste bloccate, candidati non devono essere calati dall’alto, insomma.

Niente più coalizioni. Ogni partito si presenta con i suoi bravi candidati e se non supera la soglia di sbarramento (poniamo il 5%), fuori. Com’è stato nello scorso settembre in Germania con il partito liberale che non ha raggiunto il quorum previsto dalla legge tedesca. Inoltre, se in corso di legislatura un parlamentare non è più in sintonia con i vertici del suo partito, ebbene, lasci il parlamento. La transumanza da un partito all’altro deve finire da parte di chicchessia.

Su questi punti il premier farebbe bene a rifletterci un attimo, prima di accordarsi con i capi bastone. Il corpo elettorale probabilmente gradirebbe.

I partiti, o meglio, i loro leader, sembra che davvero vogliano fare le riforme, ma quando si è sul punto di prendere un decisione (un sì, un no) fanno bellamente marcia indietro. E’ accaduto numerose volte. Niente impedisce che il fatto si riproponga a breve sotto il regno renziano. Sarebbe opportuno mettere una parola fine a questa triste messinscena. Si vuole la riforma elettorale? Ebbene, la si attui senza tentennamenti, magari copiando da altri più efficienti sistemi elettorali- Quello tedesco. Quello francese. Quello spagnolo. Quello di Obama. O quello vigente in Gran Bretagna. Si sappia che non esiste un sistema elettorale perfetto. Ma quelli italiani, dal proporzionale puro, al Matarellum, al Porcellum e all’Italicum sono veramente infami!

Marco Ilapi

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