Riverberante dialogo di Sandra Zeugna

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Velature d’azzurro che acquistano la consistenza di  sottili cristalli trasparenti mentre si dipanano nel cielo, disegnano coreografie nel quadro Da aria a fuoco dell’artista di Monfalcone, Sandra Zeugna di cui si è aperta in questi giorni una personale, a Palazzo Pisani Revedin, nel cuore di Venezia.

In questa antica dimora storica, che vediamo quasi galleggiare sull’acqua mentre ci avviciniamo alle sale dell’esposizione, l’arte di Zeugna trova il suo habitat più consono. La danza di forme che ammiriamo nell’opera Da aria a fuoco,  assomiglia a mazzi di fiori rovesciati su cui sventolano foglie di cardo mariano, pianta che vive sui terreni sabbiosi, vicino al mare.

Essa  ci parla  anche dell’ispirazione da cui nascono i quadri dell’artista, innamorata da sempre di questo elemento naturale.

Le sue opere traggono linfa vitale dalla varietà misteriosa che lo contraddistingue nelle sue lontane profondità e nel suo moto ondoso. Viene spontaneo attraversare la sua pittura per svelare, nel segno grafico che si nutre di leggerezza e costruisce forme che producono continue metamorfosi, lo svilupparsi di  un racconto che possiede lo spazio dell’immaginazione. Lì la mente si agita libera, anche se schiava di passioni, dolori, gioie irriverenti o innocenti che contraddistinguono l’essere umano. Le cromie giocate in modo sapiente accendono luci nel quadro.

A volte sono i colori rosati, rossi o gli arancioni a produrre esplosioni con cui vengono lanciati  in aria lapilli e pietre infuocate, altre sono i colori di ghiaccio o gli azzurri e i blu, combinati con segni grafici che tratteggiano ali di farfalla, ad indicare percorsi di significato. E proprio attraversando le sue opere ci pare di incontrare, a volte, palazzi o città cancellate in parte dal tempo. La personale dell’artista è stata presentata dalla critica d’arte  Maria Palladino che nel suo discorso ha illustrato in maniera affascinante l’espressione artistica di  Sandra Zeugna che ha partecipato a numerose mostre collettive, anche internazionali, e ha ricevuto  diversi premi e segnalazioni.

Zeugna nasce come autodidatta nutrendo da sempre un grande amore per il disegno. Fra i suoi riconoscimenti possiamo ricordare nel 2005 la medaglia d’argento della Camera dei Deputati all’interno del Premio Agazzi della provincia di Bergamo. Nel 2006, al Premio Internazionale di Disegno di Trieste è, stata dichiarata vincitrice su 70 opere selezionate. Fra le sue mostre personali si citano quelle nella Galleria Tartaglia di Roma, presso l’APT di Grado, il Palazzo Veneziano di Malborghetto, la Galleria d’Arte Contemporanea di Trieste, la Galleria Sant’Isaia di Bologna e la Galleria l’Escale di Spilimbergo. Ha allestito poi anche una rassegna personale in concomitanza con le Universiadi invernali del 2003 a Tarvisio.

C’è  sicuramente anche un prima e un dopo nell’esperienza pittorica della pittrice friulana. L’incontro con l’artista Giuseppe Zigaina che era stato grande amico di Pasolini e con cui aveva collaborato in più occasioni,  è stato anche un invito per lei a continuare con coraggio a raccontare in maniera sincera, e senza timore, quei mondi altri che l’artista è in grado di “vedere”.

La mostra sarà visitabile fino al 14 Aprile. Orari di apertura: Martedì – Domenica 10.30 – 13:30, 14:30 – 18:30. Chiuso il Lunedì. Ingresso libero.
Per informazioni: Maria Palladino 3341695479 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo./p> <p>Patrizia Lazzarin, 2 aprile 2024</p>"

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Donna Duse: Eleonora nostra contemporanea

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Un progetto speciale per il centenario dalla scomparsa della “Divina”  prenderà avvio dal prossimo aprile di quest’anno.

Eleonora Duse fu  una delle più grandi attrici di tutti i tempi.  Seppe accostare Goldoni e Verga alla tradizione drammatica francese di Dumas figlio e Sardou, transitò per i drammi dannunziani per scoprire infine la drammaturgia di Ibsen. È noto che Eleonora Duse recitò più all’estero che in Italia. Portò la sua arte in quasi tutti i paesi europei, Russia compresa, nell’America del Nord e del Sud e persino in Africa. La manifestazione di una spiccata vocazione al viaggio apparve in lei  insieme alle sue prime vere responsabilità di capocomica. Duse fondò, nell’anno 1887-1888, la sua prima compagnia indipendente: la Compagnia Drammatica della Città di Roma.

La sua statura intellettuale e l’impegno sociale sono dimostrati  dall’iniziativa del 1914 quando, ormai lontana dalle scene, fondò a Roma una Casa Biblioteca per le Attrici, un circolo culturale immerso nel verde dove le giovani artiste potessero inserirsi «nell’ambito più complesso e più vasto della vita intellettuale moderna».

 Eleonora fu pioniera della parità di genere nel teatro, importante fonte d’ispirazione per molti artisti del ‘900 e è stata ed è ancora oggi, un modello per intere generazioni di attori e di attrici. In occasione del primo centenario dalla sua scomparsa e per celebrare la prima vera diva del secolo scorso,  il Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale,  ha presentato ieri  mattina al Teatro Mario Del Monaco con il Comune di Treviso, DONNADUSE:Eleonora nostra contemporanea. Sarà un programma itinerante nel Veneto realizzato in collaborazione con la Regione del Veneto, il Circuito Multidisciplinare Regionale Arteven e l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini.

La figura di Eleonora  Duse è legata al Veneto sia per il suo legame con la terra trevigiana da cui nacque il desiderio di essere sepolta nel cimitero di Asolo, sia per la sua provenienza da una famiglia di attori girovaghi originari di Chioggia. A Venezia, luogo romantico per eccellenza, si svolsero i suoi frequenti incontri con Gabriele D’Annunzio, il poeta di un’intera generazione con cui lei, già diva affermata, intraprese una relazione intensa.

Il  cartellone a partire da aprile 2024 riguarderà tutte le sette province della regione.

Tra i molti luoghi di spettacolo interessati, oltre ai Teatri sedi del TSV – Teatro Nazionale, il Mario Del Monaco di Treviso, il Goldoni di Venezia e il Verdi di Padova, e ad alcuni fra i maggiori palcoscenici della regione come il Teatro Romano di Verona, ci saranno anche luoghi simbolo tra cui il Teatro Duse di Asolo, gli spazi suggestivi della Fondazione Giorgio Cini di Venezia che conserva l’Archivio Duse e  le  Ville Venete.

Il  cartellone dusiano si aprirà con Sipari di viaggio, un percorso artistico realizzato in collaborazione con il Comune di Asolo e ideato da Luca Scarlini.  Sarà  un  viaggio tra musica e parole che proporrà una visione nuova del magistero scenico di Eleonora Duse a partire da alcune città a cui la sua memoria è legata.

Si proseguirà poi tra maggio e giugno con un ciclo di appuntamenti intitolato Dall’archivio alla scena, realizzato dal TSV e dall’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia che mira ad utilizzare la collezione più ampia e completa di documenti sulla vita e sull’arte della grande attrice italiana per la creazione di nuove drammaturgie: 3 serate di recital e letture inedite che vedranno alternarsi sul palco dello Squero sull’Isola di San Giorgio attrici come Sonia Bergamasco, Lucia Poli ed Elena Bucci, e altrettanti spettacoli che coinvolgeranno gli allievi dell’Accademia Carlo Goldoni, della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi e dell’Accademia dei Filodrammatici.

Tra giugno e ottobre 2024, il cartellone di spettacoli itineranti tornerà ad animare piazze, teatri, ville, palazzi, parchi e castelli del Veneto con 100 donne Duse.

Tra settembre e ottobre, infine, andrà in scena un testo per voce maschile scritto da Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani e Maria Pia Pagani, docente in Discipline dello Spettacolo all’Università Federico II di Napoli che racconterà al pubblico la figura di Eleonora Duse attraverso gli scritti, i ricordi e le emozioni di Gabriele D’Annunzio.

Duse è stata un punto di riferimento per le personalità più rivoluzionarie del suo tempo: da Stanislavskij a Mejerchol’d, da Gordon Craig a Isadora Duncan, da Hugo von Hoffmansthal a Rainer Maria Rilke.

L’influenza che ha prodotto sugli artisti suoi contemporanei, come la sua capacità di anticipare le tematiche della parità di genere, sono alla base di due nuove produzioni del Teatro Stabile del Veneto. Silvia Gribaudi e Marta Dalla Via a luglio, con un’anteprima ad Asolo in maggio, porteranno in scena The Doozies, uno spettacolo su Eleonora Duse e Isadora Duncan,  entrambe pioniere del femminismo, del capocomicato e interpreti di un’arte che guarda al presente. 

Serena Sinigaglia dirigerà Elektra, tragedia in un atto unico di Hugo von Hofmannsthal, ispirata all’Elettra di Sofocle e andata in scena per la prima volta da Max Reinhardt nel 1903, che l’autore dedicò alla “divina”, senza che questa però potesse mai recitare nel ruolo pensato per lei. Lo spettacolo, dopo un’anteprima a Padova, debutterà al Teatro Romano di Verona in settembre.

Infine a dicembre 2024 la compagnia Motus guiderà gli attori neo diplomati dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni nella loro “prima prova” su un grande palcoscenico. Il lavoro che presenteranno si intitola I saw light e indagherà i testi di una rapper e poeta rivoluzionaria come Kae Tempest.

A rimarcare, infine, il passaggio generazionale e l’incidenza che la Duse ha avuto sugli attori del passato e del presente è prevista la presentazione del libro Le lacrime della Duse. Ritratto di un artista da vecchio di Glauco Mauri sul palco del Teatro Mario Del Monaco di Treviso.

                                                                              Patrizia Lazzarin

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Napoleone, la morte di Dio

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Napoleone, la morte di Dio, lo spettacolo andato in scena ieri sera al Teatro al Castello “Tito Gobbi”, a Bassano del Grappa, “interpretava” la disperazione che nasce dalla consapevolezza della solitudine successiva alla perdita di un “familiare”. Possiamo usare il termine fra virgolette perché la morte assume, durante la rappresentazione, sfumature che si coniugano a contesti diversi. Evochiamo per percepirne la potenza,  l’immagine dell’artista Gustave Dorè, dove la nera signora sulla groppa di  un cavallo bianco, è coperta da  un mantello che  nasconde in parte la lunga falce, portatrice di dolore. Così la morte  e la solitudine diventano un binomio che scandisce la sofferenza del protagonista, un giovane Victor Hugo, interpretato dall’attore Lino Guanciale, noto al grande pubblico per la serie televisiva ispirata al Commissario Ricciardi del famoso scrittore di romanzi, Maurizio De Giovanni. L’interpretazione di Guanciale senza strappi che ne interrompessero il crescendo di pathos, scorrevole e coinvolgente, si è arricchita delle voci di Simona Boo che sembravano, per le variazioni di timbro,  provenire da un altro mondo  e facevano da scatola di risonanza alla grandezza degli eventi. Parigi, 15 dicembre  1840. Tornano nella capitale parigina le spoglie di Napoleone Bonaparte, colui che aveva saputo incarnare in modo esemplare il sogno di grandezza e anche di crescita personale. L’inizio dell’ode Il cinque maggio di Alessandro Manzoni dedicata al grande condottiero che inizia con  le parole Ei fu, racchiude e sintetizza al meglio la vitalità e la fine di un uomo divenuto straordinariamente potente, capace di cambiare i destini di uomini e Stati, attraverso conquiste e riforme. La sua definitiva sconfitta e l’esilio a Sant’Elena, da dove sapeva non sarebbe più riuscito a “risalire”, sono le tappe finali della sua esistenza. L’autore della piece teatrale Davide Sacco ha costruito un percorso polifonico sulla morte degli eroi, degli dei e dei padri, in cui Lino Guanciale interpreta il figlio che ha perso il padre, forse lo stesso Napoleone, forse un Dio, forse solo un padre. Le parole diventano immagini, raccontano storie. Ricostruiamo uno spazio dove il corpo di Napoleone, dopo vent’anni dalla sua morte giunge  a Parigi. Riusciamo a vedere un feretro trainato da 16 cavalli che passa sotto l’Arco di Trionfo, fra due file di insegne con l’aquila imperiale, con il suono a salve dei cannoni mentre viene accolto dalla famiglia regnante. Sono visioni che nascono nella nostra testa durante la recitazione, ma si generano insieme anche altri interrogativi sul significato che l’uomo contemporaneo attribuisce allo Stato, agli Dei e alla famiglia. Il giovane protagonista che ha perso un padre si sente solo. Chi è il padre? La sola persona capace comunque di andare al figlio se lo chiama, se lui ha bisogno … Un padre o meglio potremmo allargare il simbolo all’intera famiglia, ossia a quell’insieme di individui uniti da affetto, amicizia che  costituiscono la sicurezza, un approdo, un  valore e che appaiono sempre scontati, ma non lo sono … perché il padre potrebbe morire, la famiglia scomparire … Allora l’uomo è solo perché lo Stato così importante nell’antica Roma dove i funerali erano non solo riti privati, ma anche pubblici, perché il cittadino apparteneva alla famiglia come allo Stato, è assente. Al funerale di Napoleone, ironia della sorte, solo il popolo esulta gridando il nome del condottiero. Per il popolo rimane un emblema. Non lo fanno i borghesi e neppure i parlamentari, narra Lino Guanciale. E gli dei dove sono? Sembra scomparso il Dio cristiano, ma neppure gli dei della tradizione greca e romana, così simili agli uomini nei loro difetti, si vedono. L’uomo contemporaneo è dunque  solo? … Forse  il padre naturale, con tutti i limiti della sua natura terrena, resta ancora a riempire lo spazio e il significato avuti  un tempo da Dio e/o dallo Stato.

 OPERA ESTATE, la rassegna di danza, teatro, musica, circo e cinema che comprende anche lo spettacolo di ieri sera ha un ricco cartellone di eventi che continueranno  ancora nei mesi di agosto e settembre a Bassano del Grappa e nei comuni limitrofi.

Patrizia Lazzarin, 1 agosto 2023      

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