di Antonello Catani
In realtà, l’unica musica da lui ascoltata durante il lavoro era quella degli uccelli e, d’estate, quella ossessiva delle cicale. Ma se queste frinivano pigramente, egli sudava invece spostando pesanti massi di granito o curvandosi per zappare le piantine di fave. Perchè, come dicono quelli che se ne intendono, “la fava è bassa”.
Del resto, anche il luogo da lui scelto per acquistare il terreno non suggeriva atmosfere romantiche. Riarso dal sole, scarsamente visitato dalla pioggia e quasi circondato da un cordone di montagne brulle e severe, vi mancavano i tratti morbidi, i colori tenui e sfumati, i vapori che così spesso sovrastano certi paesaggi del nord. Stranamente il mare, che pure non distava molti chilometri dalla casa, lì era difficilmente intuibile: il salmastro svaniva ed era assorbito dal terreno secco ben prima di poter arrivare da quelle parti. Era allora una singolare coincidenza che lo stesso Salvatore non fosse un patito del mare, nè tantomeno dei bagni marini, passione così di moda fra gli amanti della città? In realtà, luogo e proprietario erano alieni dai ritmi mutevoli e dai languori che caratterizzano le dimensioni marine. Lì non vi era posto per la lubrica mollezza dell’onda, per la fragilità delle schiume. Impervio era il granito, dura l’argilla del suolo: la femminilità della terra si faceva penetrare con fatica. Forse, il compenso all’assenza di mobilità, che invece le distese marine irresistibilmente suggeriscono, o all’assenza del battito accattivante della risacca stava proprio nel senso di sicurezza che la terraferma offre con l’immutabilità dei suoi cicli stagionali, con la stabilità dei suoi ritmi.
In ogni caso, che egli avesse o non avesse un animo e una sensibilità romantici, non è onestamente dato di affermare con certezza. Che esistessero o meno – e non è escluso che esistessero, anche se sepolti da una scorza di ruvidezza – quello che è certo è che, quando certi membri del gruppo, presi da ispirazioni estetizzanti, gli suggerivano di rendere più profonda la pozza d’acqua vicina al greto del fiume, trasformandola in una sorta di lago cinese, con bambù e pesci rossi, egli si limitava nuovamente a licenziare i suggerimenti con “Un c…!” oppure spiegava più blandamente di non aver intenzione di allevare anche zanzare.
Quando il caldo si faceva più torrido, comunque, era solito concedersi delle pause sdraiandosi sotto una delle piante di fico, finchè anche i cani non lo imitavano. Era soprattutto in quei momenti che il tempo, già normalmente lentissimo in quei paraggi, sembrava rallentare e fermarsi completamente, imprigionato anche lui nel lattice vischioso dei fichi che si aprivano.
Insomma, questo è per sommi capi il ritratto dell’anfitrione di quel sodalizio ed è molto probabile che, a parte la piacevolezza dell’ubicazione e l’attrazione del grande camino dove potevano essere comodamente arrostiti animali interi, ciò che ne incrementava il fascino e l’attrazione fosse in qualche modo collegato alle eccentricità del suo carattere e del suo modo di vivere.
Non vi sarebbe del resto niente di irrealistico in un’attrazione di tal sorta: essa appare come il classico ed ennesimo esempio di attrazione dei contrari. E’ in base allo stesso meccanismo che i feuilletons romantici illustrano la passione della giovane virtuosa e eterea per l’avventuriero tenebroso e virile. Allo stesso modo, e nonostante i vantaggi della civiltà perfezionata offerti dalla città, ciò che sembrerebbe democraticamente accomunare ricchi e poveri è la loro fuga da quest’ultima durante le vacanze: almeno per i più, il premio e la ricompensa di un anno di fatiche sono sempre ricercati e consumati fuori dalla città, o comunque in luoghi che ne ricordino il meno possibile i suoi tratti più osannati. Curiosamente, anche in tali circostanze il calendario mostra un’improvvisa indolenza e la giornaliera ossessione della misurazione del tempo si placa 31 maggio 2025.
9. Continua