C'è il futuro antipopulista dell’Italia e dell’Europa

Tra destra e sinistra cerca di formarsi un nuovo raggruppamento

Non è ancora il nuovo partito, ma Azione e Italia Viva si muovono già come se fossero un partito unitario, in Parlamento, nel Paese e in Europa dove stanno già insieme in Renew Europe con Emmanuel Macron e altri capi di governo di area liberal democratica (...) Si profila un'alternativa ad una destra pasticciona e a questa sinistra populista è un progetto politico serio e di lungo termine, non più la sommatoria di due piccoli partiti leaderistici costretti dalle circostanze a stare elettoralmente insieme. Il commento di Christian Rocca su Linkiesta.

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Draghi è tranquillo, i partiti no, meno che mai il Pd!

In poche settimane, grazie al favoloso innesco della crisi del Conte due, siamo passati dall’alleanza di governo tra il Pd sottomesso agli analfabetismi democratici dei Cinquestelle e il leader fortissimo di tutti i progressisti, all’immagine di Conte dietro un tavolino da tarocchi a Chigi, come lo chiama Casalino, ai Cinquestelle scissi, alla destra spaccata, alla sinistra di LeU di lotta e di governo, a Zingaretti, appunto, costretto a dimettersi e non importa se sembrano dimissioni al modo di quei personaggi che nelle commedie all’italiana si assicurano che qualcuno li tenga e poi gridano «tenetemi se no l’ammazzo». Il commento di Christian Rocca su Linkiesta.

I partiti hanno l'occasione d'oro per autoriformarsi

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Pd vince con Gori, Bonaccini e Giani. Con il M5S dove va?

È vero, Zingaretti porta a casa un buon risultato, lo ha riconosciuto anche Matteo Renzi. Anche se adesso giustamente si inizia a fare le pulci ai voti e il successo non è poi così netto. Finita la sbornia post elettorale, il segretario del Pd deve affrontare non pochi nodi, a partire dal fatto – come si evince dai dati dell’Istituto Cattaneo – che metà degli elettori Pd, molto probabilmente il suo zoccolo duro, hanno votato No al referendum. Sono stati loro, quelli che hanno fermato l’avanzata della Lega, che hanno fatto da argine anche all’onda populista dei 5 stelle e che di antipolitica ne hanno le scatole piene. (...) Zingaretti può voltare pagina. E per farlo deve imporre la sua agenda al governo, a partire dai decreti sicurezza e dalla giustizia. Il Pd, che esce più forte dalla tornata elettorale, deve dire basta all’approssimazione e alle proposte folli di un ministro come Alfonso Bonafede. Ha tutte le carte in regola per farlo. Almeno che non sia convinto che la proposta di riforma della giustizia sia condivisibile. Ma non è così. I dem hanno mal digerito le sparate del Guardasigilli e oggi possono chiedere una marcia indietro. Il tema della giustizia, nell’equilibrio del rapporto tra i poteri dello Stato, non può essere lasciato fuori da una rinegoziazione dell’agenda di governo Il commento di Angela Azzaro su il Riformista.

Zingaretti a un bivio: con i populisti del M5S o con i dem capaci di vincere?

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