Meloni-Draghi, incontro a Chigi: cosa chiede la Ue a Roma

Ursula chiede a Giorgia di cambiare la linea sua linea politica

Mario Draghi ha presentato un Rapporto sulla competitività, commissionato dalla Von der Leyen, sollevando critiche dalla Germania e da chiunque abbia un occhio attento a non esagerare con i debiti: secondo l'ex premier, i 27 Paesi comunitari dovrebbero fare 800 miliardi di euro di debito comune "per colmare il ritardo dell'Ue" (e l'altro giorno al Parlamento di Strasburgo ha avvertito che "chi si oppone al debito comune è contro la Ue"). Ma per giornali e tv italiani il Rapporto Draghi sarebbe l'ultima spiaggia per salvare l'Unione Europea (...) La manovra “centrista”, auspicata dalle stanze di Bruxelles – ma anche da quelle di Cologno Monzese –, è destinata a restare inefficace finché nel governo siederà Matteo Salvini. Più che un ambasciatore di bon ton, Draghi appare dunque come l’uomo che potrebbe mettere la Meloni davanti a un bivio: o con l’Europa, o con il suo ministro sotto processo. Lo si vedrà quando la Commissione comincerà ad attuare il programma enunciato dalla von der Leyen, basato su difesa (cioè più soldi in armi), sicurezza e sulle principali "raccomandazioni" di Draghi. Ne scrive su Il Sussidiario Antonio Farina.

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Le due maschere di Meloni

La Meloni è rimasta fuori dai giochi delle nomine e adesso?

C’è una commedia di Pirandello intitolata “La signora Morli uno e due”. Se al nome “Morli” sostituiamo “Meloni” abbiamo la fotografia della penosa situazione in cui si trova la presidente del Consiglio italiana a una settimana dalla votazione del Parlamento europeo per la conferma di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea (...) Il gruppo meloniano, tra l'altro umiliato dai "Patrioti" parafascisti cpitanato da Viktor Orban, con madame Le Pen e Matteo Salvini al seguito, è tenuto ai margini dal grande accordo europeo per la semplice ragione che non si è staccato dalla destra nella quale peraltro è in minoranza. L'operazione dei Conservatori pertanto è risultata come una scorciatoia trasformistica che le tre grandi famiglie democratiche non hanno avuto difficoltà a smascherare, così che il cordone sanitario è scattato anche per loro.Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

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In Francia cade l’ultimo tabù sull’argine contro Le Pen

  • Pubblicato in Esteri

Francia, Emmanuel Macron sarà un'anatra zoppa?

Il leader dei gollisti Eric Ciotti apre all’accordo con il Rassemblement National di Marine Le Pen. Se confermata – molti nel suo partito, Les Républicains, sembrano decisi a dare battaglia – sarebbe una svolta storica, che metterebbe fine a una tradizione pluridecennale. Quella del barrage contro l’estrema destra da parte dei partiti costituzionali, sempre pronti a unirsi nei ballottaggi pur di tenerla fuori, regola non scritta della Quinta Repubblica ma sempre rispettata, nonostante la crescita inarrestabile degli esclusi. Anche quando, nel 2002, per la prima volta, il Front National guidato dal Jean-Marie Le Pen (padre di Marine) arrivò al ballottaggio delle presidenziali, e la sinistra fu costretta a fare campagna per il presidente uscente, e suo storico avversario: il gollista Jacques Chirac (anche perché al primo turno gli elettori di sinistra, dando per scontato un ballottaggio socialisti-gollisti, portarono oltre la soglia di sbarramento ben quattro liste trotzkiste: ah, le meraviglie del doppio turno!). Il commento di Francesco Cundari su Linkiesta.

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