Tocca agli Usa farsi carico del fronte mediorientale

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Israele ha ancora bisogno degli Stati Uniti

L’attacco di Hamas ha preso di sorpresa tutti. Tragicamente Israele. Sicuramente gli Stati Uniti e l’Europa. Non era su nessuno schermo. Forse di Teheran che l’ha cavalcato. La sorpresa non ha impedito a Russia e Cina di coglierne immediatamente i possibili ritorni politici, esclusivamente in funzione antioccidentale. Il leader russo Vladimir Putin si è scoperto paladino dello Stato palestinese. Ne aveva mai parlato con altrettanta convinzione nella calorosa frequentazione intrattenuta per anni con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu? Presi alla sprovvista anche i leader arabi, che puntavano alla normalizzazione dei rapporti con Israele, ormai accettato come coinquilino mediorientale sorvolando, di fatto, sull’irrisolta questione palestinese. Non la pensano però così le loro opinioni pubbliche. L’ira della piazza araba, che non crederà mai che sia stato un razzo mal guidato di Jihad islamica a provocare l’eccidio dell’ospedale di al-Ahli a Gaza – è questione di fede non di prove – li costringe a schierarsi verbalmente contro Israele. Il commento dell'ambasciatore Stefano Stefanini su Formiche.

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Il viaggio che Zelensky può fare e Putin no

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La differenza tra Zelensky e Putin, tra un uomo libero e uno no!

Perfetto il tempismo del viaggio Roma-Vaticano-Berlino del presidente ucraino. Ha una fortissima dimensione di diplomazia pubblica. Nella quale Kyiv domina, Mosca è in affanno. Zelensky viaggia. Dove vuole, sicurezza permettendo. Putin è asserragliato nel Cremlino – quando si affaccia fuori porta ci si domanda addirittura se non utilizzi un sosia (probabilmente no). Questo permetteva a Zelensky di affrontare a viso aperto anche l’impegnativo colloquio con papa Francesco (...) La partita dell’Ucraina non è solo la guerra contro la Russia, è il futuro con l’Europa. Qui ha trovato piena sponda. Mattarella gli ha confermato il “sostegno italiano alla candidatura Ue”. Il commento dell'amb. Stefano Stefanini sul sito Formiche.

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Ue, Nato e dintorni

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Gli Usa, dopo la sfida di Putin, nuovamente a protezione dell'Europa

Perdente in relazioni internazionali Vladimir Putin cerca di rifarsi con la guerra. Del resto è una scelta fatta da tempo, e sancita dall’invasione del 24 febbraio. Fra negoziati – glieli chiedeva Volodymyr Zelensky, insisteva Emmanuel Macron, Washington era pronta – e carri armati, il Presidente russo ha optato per i secondi. Il commento dell'ambasciatore Stefano Stefanini sul sito Formiche

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