Love art, dardo dardo d’amore a Capsule Venice

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A Capsule Venice, la galleria che si è aperta quest’anno alla Fondazione Marchesani in Dorsoduro, un edificio spazioso che si affaccia con le sue finestre sul canale  e con un giardino al suo interno,  presenta al pubblico il suo programma estivo.

Sono Love Dart, la mostra personale di Wang Haiyang e i progetti speciali Dipinti e Beats, rispettivamente di Alessandro Teoldi e Feng Chen. Queste tre nuove mostre  si svolgeranno dal 6 luglio all’8 settembre 2024.

In Love Dart – ospitata presso il piano nobile dello spazio principale e nell’intera galleria annessa – l’artista cinese Wang Haiyang che  vive e lavora a Pechino ci mostra il suo corpus pittorico più recente insieme a una selezione di animazioni video iconiche e di dipinti realizzati nel corso degli ultimi anni.  La mostra, la più completa realizzata finora sul lavoro dell’artista,  sfida lo spettatore e le convenzioni.

Il titolo della mostra si ispira ai dardi acuminati, calcarei o chitinosi, che hanno alcune lumache, in particolare quelle terrestri ermafrodite e che vengono scagliati vicendevolmente durante la fase di accoppiamento. Nonostante il mistero che tuttora avvolge le loro funzioni, i dardi sono scientificamente riconosciuti come uno strumento atto a favorire il processo riproduttivo. Nel corso dei decenni passati, si pensava che i dardi fossero usati per persuadere la potenziale preda amorosa a concedersi.

Sebbene alcune spiegazioni si siano rivelate scientificamente errate, il loro potere altamente evocativo ha esercitato un certo fascino su Wang, così come l’idea che il collegamento tra dardi e copulazione sia già inscritto nell’espressione “dardo d’amore”, riferita alle frecce di Cupido/Eros. Wang parte dal mistero che circonda questi elementi e ne svela le sfumature concettuali, evidenziando quanto essi siano legati a sentimenti di attrazione e repulsione, desiderio e pericolo, amore e odio, vita e morte, eccitazione e paura e quanto presuppongano un’interazione tra chi esercita il controllo e chi lo subisce.

La poetica di Wang è esplorata attraverso una nuova serie di acquerelli e acrilici su tela e animazioni ed è espressa attraverso un continuo processo metamorfico in cui la dimensione individuale si lega alle forze primordiali di vita, morte, lussuria, desiderio e sessualità. Utilizzando un linguaggio pittorico sofisticato e stratificato, spesso intriso di riferimenti autobiografici, Wang rivela ciò che si nasconde nei recessi della mente umana, i suoi impulsi e le forze che, seppur sommerse, fanno parte delle nostre vite.

Il progetto speciale Dipinti di Alessandro Teoldi  che nato a Milano  vive e lavora a Brooklyn, è ospitato nella Project Room 1. Le nuove tele ad olio e le gouaches su carta mettono in evidenza la sua fascinazione per un mezzo che pur non essendo quello da lui abitualmente utilizzato, si rivela fonte inesauribile di ispirazione per sondare la realtà. Teoldi – che ha studiato fotografia prima a Milano e poi a New York, e che negli ultimi anni si è distinto per i lavori realizzati con coperte di diverse compagnie aeree – utilizza la pittura per presentare scene quotidiane, volti familiari e situazioni lontane dalle grandi narrazioni.

Queste nuove opere i cui soggetti sono persone, paesaggi, nature morte e oggetti che sembrano trarre ispirazione da Morandi sono quasi  un diario personale le cui ridotte dimensioni sottolineano un’idea di intimità. Teoldi crea così una piccola enciclopedia del quotidiano che la sua tavolozza traduce in immagini.

Beats è il progetto speciale dell’artista multimediale cinese Feng Chen  che nato a Wuhan,  vive e lavora a Hangzhou. Egli  ha  realizzato all’interno della Project Room 2 uno dei suoi pezzi site-specific più iconici: The Darker Side of Light, un’installazione luminosa e sonora abbinata al video Untitled (2015). Attraverso la trasformazione e il controllo delle cortine installate, Feng Chen crea un’esperienza incentrata sulla stimolazione dei sensi attraverso la quale l’udibile diventa visibile. In questa architettura aliena, ma pulsante dalle luci quasi ipnotiche, dai movimenti alternati, il suono scolpisce lo spazio creando un campo esperienziale disorientante in cui materiale e immateriale si sovrappongono e le regole comuni della percezione svaniscono per evocare una nuova realtà sensoriale.

 Una volta entrato, lo spettatore è invitato ad abbracciare una nuova logica spaziale e temporale per diventare pienamente consapevole della sua funzione come altro possibile elemento che attiva lo spazio o viene a sua volta attivato da esso. La sincronizzazione è centrale nel processo di fruizione delle opere: il suono è intriso di una particolare tangibilità, come nelle immagini video proiettate che pulsano ritmicamente in una sorta di battito cardiaco dello spazio.

Patrizia Lazzarin, 26 luuglio 2024

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Farmaco anti-asma e tumore al pancreas


Il budesonide, un farmaco utilizzato per il trattamento dell’asma, può avere significativi effetti antiproliferativi sulle cellule del tumore pancreatico.

Perché tra i pazienti asmatici si osserva una minore incidenza di tumore al pancreas? La domanda ha guidato un gruppo di ricerca internazionale, coordinato dall’Istituto di genetica e biofisica “A. Buzzati-Traverso” del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Cnr-Igb) assieme a colleghi e colleghe dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, dell’Istituto de Investigaciones Biomedicas Sols-Morreale di Madrid e della statunitense Università del Tennessee. Una risposta potrebbe essere un effetto del budesonide, un farmaco ampiamente utilizzato per il trattamento dell’asma. Il composto sembra infatti avere la sorprendente capacità di contrastare la proliferazione delle cellule tumorali dell’adenocarcinoma duttale pancreatico (PDAC), la forma più frequente di tumore al pancreas.

I risultati dello studio sono stati pubblicati a luglio 2024 sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research, rivista del gruppo Springer Nature. “Ci siamo concentrati sulla correlazione inversa che, secondo dati statistici, vede un’associazione negativa tra i pazienti asmatici sotto terapia da lungo tempo e la frequenza del tumore al pancreas. Abbiamo così scoperto che il budesonide, un farmaco glucocorticoide già in commercio per il trattamento dell’asma, è in grado di limitare le caratteristiche più aggressive delle cellule umane di tumore del pancreas, come la capacità di proliferare, migrare e invadere altri tessuti e organi, alla base della disseminazione delle metastasi”, spiega Gabriella Minchiotti (Cnr-Igb), coordinatrice del lavoro.

“In esperimenti con cellule in coltura e animali di laboratorio, abbiamo dimostrato che il budesonide arresta la crescita delle cellule del tumore pancreatico modificandone il metabolismo e interferendo in particolare con i cambiamenti necessari alla progressione tumorale”.

 Oltre a essere una delle forme più frequenti di tumore al pancreas, l’adenocarcinoma duttale pancreatico (PDAC) è anche particolarmente aggressivo. Nel 2023 in Italia sono state stimate circa 14.800 nuove diagnosi, secondo i dati del rapporto “I numeri del cancro in Italia, pubblicato a cura dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (www.aiom.it) in collaborazione con l’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM).

Essendo un tumore spesso resistente alle terapie classiche, quali chemioterapia e radioterapia, la sopravvivenza stimata a cinque anni dalla diagnosi è inferiore al 12%. Per questa patologia, inoltre, non esistono metodi di screening efficaci: questo fa sì che, al momento della diagnosi, spesso il tumore sia già diffuso nell’organismo, rendendo difficile ogni tipo di intervento e terapia.

 “I risultati ottenuti suggeriscono un possibile utilizzo del budesonide anche nella terapia preventiva, o come coadiuvante nel trattamento dell’adenocarcinoma duttale pancreatico. L’approccio in gergo medico-scientifico è chiamato “riposizionamento” poiché è utilizzato in caso di farmaci già utilizzati per determinate indicazioni terapeutiche ed efficaci nel trattamento di patologie diverse da quelle per cui erano stati approvati in origine”, aggiunge la ricercatrice Cristina D’Aniello (Cnr-Igb), coautrice corrispondente dell’articolo. “Inoltre lo studio potrebbe aprire nuove frontiere per lo sviluppo di terapie nella lotta a questo tipo di tumore, con un risparmio di tempi e costi”.

La ricerca ha ricevuto il sostegno fondamentale della Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, e del Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del programma PRIN 2022 e del piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR (PNC) progetto D3 4 Health finanziati dall’Unione Europea– Next Generation EU.

Patrizia Lazzarin, 25 luglio 2024

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L’equazione variazioni climatice - Gli incendi

Uno studio internazionale che ha coinvolto l’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr mostra come il clima influenzi gli incendi boschivi e l’ampiezza delle aree bruciate determinando la quantità di vegetazione secca che può alimentarli.  Lo studio è  frutto di venti anni di raccolta dati ed è stato pubblicato sulla rivista Earth’s Future.

Nella mappa qui sopra leggiamo il rapporto fra  la frazione della variabilità interannuale di area bruciata   in relazione alla variabilità delle condizioni climatiche. Nelle regioni in cui tale frazione è più grande, il riscaldamento globale potrebbe aumentare significativamente l’impatto degli incendi.

Lo studio internazionale che ha coinvolto l’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Igg), guidato dall’Università di Murcia in Spagna, ha permesso di ottenere, per la prima volta, una stima precisa di come i cambiamenti climatici influenzino l’estensione delle aree bruciate dagli incendi.

Sebbene spesso siano le attività umane, intenzionali o accidentali, a innescare gli incendi, è il clima a determinarne la portata. Una volta divampate, le fiamme bruciano un’area che dipende dalle condizioni meteorologiche durante l’incendio, come la presenza di forte vento, ma anche da altri due fattori cruciali: la disponibilità di combustibile, come legna e vegetazione secca, e l’efficacia delle misure di prevenzione e controllo.

Lo studio, condotto su scala globale, mette infatti in evidenza che lo stato e la quantità di combustibile sono strettamente legati alle condizioni climatiche dell’area interessata dagli incendi.

 “I risultati della nostra ricerca mostrano che le condizioni climatiche nel periodo immediatamente precedente l’incendio sono cruciali in ampie regioni del mondo, specialmente negli ecosistemi più umidi, perché determinano lo stato del combustibile vegetale. Tuttavia, anche le condizioni climatiche degli anni precedenti possono giocare un ruolo importante, specialmente nelle zone più aride, perché determinano l’abbondanza della vegetazione che può essere bruciata” spiega Antonello Provenzale, direttore del Cnr-Igg. “In una vasta parte del globo, pari a circa il 77% delle aree continentali soggette a incendi, circa il 60% delle variazioni annuali dell’area bruciata dipende direttamente dalle variazioni climatiche osservate di anno in anno”, continua.

 I risultati sono frutto dell’analisi di venti anni di dati raccolti sia al suolo sia da satellite: lavoro che ha permesso di creare il primo database globale che raccoglie informazioni sugli incendi boschivi da fonti nazionali. “Questo strumento unisce dati provenienti da diverse parti del mondo, offrendo una visione d’insieme delle aree colpite dagli incendi”, afferma Andrina Gincheva, dell’Università di Murcia, in Spagna, e prima autrice del lavoro. “Grazie a questo database gli esperti potranno studiare meglio come gli incendi boschivi stanno cambiando nel tempo e capire quali fattori li influenzano. Queste conoscenze saranno preziose per sviluppare strategie più efficaci per prevenire e gestire gli incendi, una sfida sempre più importante in molte parti del mondo.”

 Naturalmente, anche altri fattori possono influire in alcune aree, come la tipologia e la distribuzione della vegetazione, la capacità di identificare tempestivamente l’insorgenza di un incendio e la rapidità degli interventi di controllo.

“Ancora una volta, si vede come i cambiamenti climatici abbiano un impatto diretto sull’ambiente e sulla nostra società, e come sia necessario affrontare senza indugio la crisi climatica e al contempo predisporre adeguate misure di previsione dei pericoli naturali, per poter intervenire tempestivamente”, conclude Provenzale.

Lo studio è frutto di una vasta collaborazione internazionale che coinvolge, oltre al Cnr-Igg, numerosi enti a livello globale, tra cui l’Università di Murcia in Spagna, l’Università della California, l’Università di Montpellier in Francia, l’Università Australe del Chile, il Centro di ricerca sugli incendi boschivi e i pericoli naturali del Nuovo Galles del Sud in Australia.

Patrizia Lazzarin, 24 luglio 2024

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