Pre-raffaelliti, il Rinascimento moderno

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La fascinazione per l’arte italiana rinascimentale, capace di trasformarsi in un’avvincente  storia d’amore, è la stella che illuminò il  cammino del  movimento dei Preraffaelliti. Questo accadde nello stesso periodo storico in cui, come afferma l’inglese Elizabeth Prettejohn, una delle curatrici dell’esposizione che si apre oggi a Forli, nel  Museo Civico di San Domenico, la pittura e le arti decorative britanniche cominciarono ad attirare l’attenzione dei critici e del pubblico di tutto il mondo. Mentre la letteratura della patria di Shakespeare era celebrata da tempo, le arti visive non erano mai state un punto di forza di quel popolo.  

Il mutamento  si origina nell’Ottocento durante il regno della Regina Vittoria. Nel 1882 Oscar Wilde, durante le sue conferenze in America, esprimeva già questa convinzione che si traduceva anche nella consapevolezza della nascita di un’arte nuova con  caratteri di originalità. “Lo chiamo Rinascimento inglese perché è indubbiamente una rinascita dello spirito  dell’uomo, analoga al grande Rinascimento italiano del Quattrocento”.

La Confraternita dei Preraffaelliti nacque a Londra nel 1848 e fu un movimento d’avanguardia che rovesciò le ortodossie artistiche correnti per sostituirle con nuove prassi critiche. Si formò proprio in quell’anno il 1848, come sottolinea nel catalogo della mostra, il curatore americano Peter Trippi, quando nell’Europa continentale scoppiarono le rivoluzioni e la non meno violenta variante inglese, ovvero il movimento cartista che chiese una “carta del popolo”  che garantisse il suffragio e lo scrutinio segreto per tutti gli uomini dai ventuno anni in su …

I soggetti scelti dai  Preraffaelliti si legavano a temi morali, religiosi e sociali, spesso stupefacenti per la maggior parte del pubblico del tempo  e utilizzavano unitamente alle tecniche tradizionali altre sperimentali. I suoi fondatori William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti e poi i loro primi seguaci erano animati dalla convinzione che sono nell’arte del Trecento e del Quattrocento ci fosse spontaneità e sincerità. La loro ricerca si volse a valorizzare le componenti sentimentali ed interiori e al tempo stesso aspetti dell’onirico e dell’irrazionale. Essi anteposero a Raffaello e soprattutto ai suoi seguaci, accusati di formalismo, artisti come Cimabue, Giotto e i giotteschi, Taddeo di Bartolo, Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, i due Lippi, Rosselli, Verocchio e Botticelli e tutti gli altri autori del Quattrocento italiano.

Fra i maestri che ammirarono vi furono soprattutto quelli toscani. In momenti diversi si ispirarono a Sandro Botticelli e poi anche a Michelangelo, per guardare infine all’arte veneziana di Veronese e Tiziano. Già nella prima sezione della rassegna la presenza di alcuni artisti come Leighton, Burne-Jones, Cayley Robinson e Pomeroy, appartenenti a diverse generazioni, chiarisce il tema di tutta l’esposizione.

L’attenzione nei confronti di Venezia, al contrario di Roma, ha costantemente accompagnato lo sviluppo della poetica dei Preraffaelliti, spiega  il curatore Francesco Parisi, nel catalogo pubblicato da Dario Cimorelli Editore. Tuttavia, in seguito i suoi esponenti modificarono nei loro viaggi la consueta traiettoria toscana- veneta.  Nella capitale romana, con il suo immenso patrimonio di storia, arte e cultura essi potevano ammirare molte opere di Michelangelo e di Botticelli,  come fece il protagonista della seconda generazione, Edward Burne-Jones.

Sappiamo in molti, come ha sottolineato Cristina  Acidini, un’altra studiosa e curatrice dell’esposizione come la bellezza delle figure femminili ritratte dagli esponenti della Confraternita ancora oggi influenzino il concetto di bellezza moderna e la moda. Sono donne di una bellezza sensuale, enigmatica, in cui si leggono sentimenti nostalgici  e con un’aria a volte sfuggente al nostro sguardo che le ammira. Quest’esposizione che a buon diritto e non per pura retorica si può affermare, che per innumerevoli prerogative, abbia una struttura e modalità spiccatamente internazionali, ha il merito di valorizzare anche l’aspetto creativo di quelle che sono considerate le Muse  del Movimento dei Preraffaelliti.

Elizabeth Siddal, Christiana Jane Herringham, Beatrice Parsons, Marianne Stokes e Evelin de Morgan contribuirono infatti anche a plasmare l’identità estetica con una loro produzione che la rassegna documenta in modo chiaro.

Cristina Acidini spiega,  ancora nel catalogo,  che il mondo dantesco fu importante per le iconografie dell’arte preraffaellita, ma non fu il solo a cui si ispirò la Confraternita londinese. Boccaccio e occasionalmente Petrarca furono fonti da cui trarre temi per la loro arte. La scoperta del ritratto di un giovane Dante negli anni Quaranta del Quattrocento dipinto da Giotto  al Bargello di Firenze e la  conoscenza grazie al padre, studioso dantista, di una copia di esso da parte di Dante Gabriel  Rossetti, introduce nell’arte di quest’ultimo un mondo di sentimenti e di fisionomie che si staccano dalla precedente tradizione.

Fra gli artisti in mostra George Frederic Watts e Frederic Leighton, non così noti al pubblico italiano. Il secondo che fu anche presidente della Royal Accademy, ebbe il merito di diffondere in maniera efficace la cultura italiana in Gran Bretagna. Le opere dei due artisti inglesi vengono messe nell’esposizione a confronto con quelle di Paolo Veronese e di Tiziano.

La mostra diretta da Gianfranco Brunelli è organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì. Il progetto di allestimento, ricco di effetti, è curato dallo Studio Lucchi & Biserni.

Essaha la curatela di Elizabeth Prettejohn, Peter Trippi, Cristina Acidini e Francesco Parisi con la consulenza di Tim Barringer, Stephen Calloway, Charlotte Gere, Véronique Gerard Powell e Paola Refice.

L’unicità della rassegna è data anche dal numero di opere che potremmo conoscere ed ammirare: oltre 300 tra dipinti, sculture, disegni, stampe, fotografie, mobili, ceramiche, opere in vetro e metallo, tessuti, medaglie, libri illustrati, manoscritti e gioielli.

L'esposizione che sarà visibile fino al 30 giugno 2024 mira infatti a narrare la storia delle tre generazioni di artisti associati o ispirati al movimento Preraffaellita, attingendo ai capolavori dei più prestigiosi musei e  collezioni.

Patrizia Lazzarin, 24 febbraio 2024

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