Bombe italiane in Yemen, funzionari italiani archiviati!

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Bombe italiane all'Arabia per la guerra nello Yemen

Uccisioni  di civili nello Yemen. L’Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) era certamente consapevole del possibile impiego delle armi vendute dalla Rwm all’Arabia nel conflitto in Yemen a danno di civili, tanto che ha adottato un atteggiamento cauto e prudenziale a partire da maggio 2016 (...) l'Uama ha «continuato a rilasciare autorizzazioni all'esportazione di armi alla società Rwm anche negli anni successivi, in violazione quantomeno degli artt. 6 e 7 del Trattato sul commercio di armi (ATT) - conferma la gip Gaspari - ratificato dall'Italia nell'aprile 2014, atto giuridico vincolante, da cui discende che uno Stato non deve autorizzare esportazioni di armi se è a conoscenza del loro possibile impiego contro obiettivi civili». Il commento di Luca Liverani su Avvenire.

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Le bombe italiane sullo Yemen

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Non possiamo dire di non sapere. Persino il pubblico della Rai lo sa, visto che la tv di Stato ha trasmesso già tempo fa il documentario “Doppia Ipocrisia” incentrato sulla fabbrica italiana di armi RWM a Domusnovas, Sardegna, filiale della tedesca a Rheinmetall (“il metallo del Reno”), uno dei colossi tedeschi nella produzione di armamenti. Di più: il documentario ha pure ricevuto il premio Roberto Morrione, uno dei pochi che finanziano gli under 31, dedicato a un collega che quasi 20 anni fa fu anche il primo a portami a Rainews. La doppia ipocrisia del titolo è immediatamente evidente. Dopo l’assassino del giornalista saudita Jamal Khashoggi, il cui mandante secondo la Cia è il principe Mohammed bin Salman, la cancelliera Merkel ha dichiarato che la vendita di armi ai sauditi rimarrà ferma fino a quando la vicenda non verrà chiarita. In realtà l’export tedesco continua con le filiali estere della Rvm (una è anche in Sudafrica). L'editoriale di Alberto Negri sul sito Linkiesta.

Disastro Yemen, le responsabilità del'Italia

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Pellet da boschi secolari, succede in Sardegna

In un angolo di Sardegna non si riescono a spendere i fondi Ue, in compenso si distrugge un patrimonio forestale antico. Si difende il sindaco di Domusnovas, Sulcis: «Ogni santo giorno in Comune c’è la processione. Non c’è lavoro, le persone non sanno come andare avanti. Noi dobbiamo dare una risposta». Di quanti occupati parliamo? «Su un taglio di 35 ettari di lecceta, 50/60 persone. Una boccata d’ossigeno per sette/otto mesi, poi per altri sei mesi potranno contare sul sussidio di disoccupazione». «Perché se contestate quei risultati non commissionate uno studio scientifico?». «Gli esperti bisogna pagarli e il Comune non ha soldi, siamo alla disperazione, con i disoccupati che vengono in municipio tutti i giorni. Non possiamo buttare i soldi per gli studi». Testuale. Come se un errore catastrofico non avesse poi conseguenze catastrofiche: desertificazione, frane, disastri ad ogni «bomba d’acqua»... Un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera.

Sardegna, boschi secolari buoni per legna da ardere

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