L’Ue salva l’Italia, le autonomie la affossano

Le riforme del governo Meloni non vanno nella giusta direzione

I fatti e i numeri sono più forti delle chiacchiere e dell’ideologia nazional-sovranista che riduce l’Europa a un’accolita di politici e burocrati lontani dalla vita concreta delle persone in carne e ossa. Soltanto i suoi detrattori possono paragonare l’Unione europea all’Urss, che non lasciava liberi popoli né nazioni, come hanno fatto Matteo Salvini e Viktor Orbán. Proprio quest’ultimo, per ironia della sorte, presiederà il semestre europeo con lo slogan trumpiano “Make Europe Great Again” (...) Non ci sarebbe da aggiungere molto di più per smentire l'euroscetticismo idiota e confermare quanto sia utile invece una maggiore integrazione europea. Proprio quell'integrazione che si impose con il Next Generation Eu, il programma voluto dall'Unione europea per rilanciare gli Stati dopo la pandemia Covid. Da questa scelta lungimirante discende il Pnrr che ha portato in dote all'Italia fondi europei per 191,5 miliardi di euro. Merito al governo se riuscirà a spenderli tutti e bene, consentendo al Sud di crescere, ma i leader della destra dovrebbero usare la cortesia di non ripetere la solita solfa delle "follie ideologiche" di Bruxelles. E ammettere che senza il primo embrionale esempio di eurobond oggi saremmo nei guai. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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Dopo le europee il vuoto, Schlein vorrebbe ma non può!

Le elezioni europee si avvicinano, partiti in confusione!

L’impronta della campagna elettorale è ormai definita attorno ai due principali contendenti alle europee. Iperpersonalizzata quella della presidente del Consiglio. “Social” quella di Elly Schelin. Per la verità la segretaria del Partito democratico avrebbe voluto metterci di più la faccia, come la competitor, avrebbe voluto scrivere il suo nome nella scheda e candidarsi ovunque. Insomma, avrebbe voluto sovrapporsi alla comunicazione di Giorgia Meloni. Non l’ha potuto fare e quindi si è acconciata a correre come capolista solo al Centro e nelle Isole e al più scontato del messaggio focalizzato sul salario minimo, le liste d’attesa negli ospedali, l’Europa per la pace. Una roba debole. È come, scrive Marcello Sorgi su La Stampa, fare una corsa con una gamba legata dietro la schiena. Mentre dall’altra parte basta scrivere il nome “Giorgia” per fare scomparire tutto quello che c’è dietro di lei dentro una fuliggine indistinta. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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Meloni sceglierà il blocco unico della destra europea?

  • Pubblicato in Esteri

Elezioni europee, il dilemma di Giorgia

Le campagne elettorali sono fatte per lanciare proposte destinate, spesso, a non essere mantenute. Sono fatte per individuare nemici, avversari contro i quali mai e poi mai, si giura in tv, nelle interviste e nei comizi, verrà aperta la porta delle alleanze. Il giorno dopo le elezioni le cose cambiano, si rimettono i piedi per terra, si comincia a ragionare con i voti che ogni partito ha preso. Con i voti e soprattutto con le convenienze di potere e i posti che nell’establishment europeo ogni governo mira a ottenere. Perché da questi dipendono i margini di manovra sui conti pubblici e le trattative su ogni dossier che incrocia le competenze nazionali e comunitarie (...) Meloni vive in bilico tra l'omologazione al centro, tagliando i ponti con ogni blocco di destra, e la tentazione di utilizzare questo blocco per avere una forza inimmaginabile. Utilizzando la crisi di consensi dei liberali, macroniani, verdi e socialisti. La maggioranza Ursula secondo i sondaggi più recenti e seri ci sarà, ma sarà molto risicata e in ogni caso non si può far finta che non succeda nulla a destra. Cosa che un bel pezzo di Popolari non vuole ignorare: nel nuovo Europarlamento il numero di chi si iscriverà ai gruppi degli identitari e dei conservatori sarà quasi il doppio. Non ascoltare questo pezzo di elettorato europeo, una minoranza molto robusta, non è politicamente intelligente. Soprattutto se malauguratamente l'Europa dovesse far fronte a una guerra all'Ucraina che si allarga, con un Paese come la Russia che ha trasformato la sua economia in modalità di guerra mentre i Paesi europei e l'Unione europea sono fermi sulle gambe. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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