La legge di Cipolla, dei nostri non-partiti

La Terza legge fondamentale della stupidità umana di Carlo Cipolla. Della serie si fanno male da soli. Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza allo stesso tempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita… La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista. A nostro avviso questo principi si attaglia perfettamente alla classe politica italiana. Qualcuno può essere davvero convinto che la mossa di Giuseppe Conte, di Luigi di Maio, di Silvio Berlusconi e di Matteo Salvini che ha determinato la cacciata di un uomo come Mario Draghi da Palazzo Chigi sia stata geniale? Chi avrà da guadagnarci qualcosa potrebbe essere solamente Fratelli d'Italia a guida Giorgia Meloni. Il suo partito è sicuramente premiato dai sondaggi per la sua disciplina e grande coerenza. Qualità ben poco diffuse nel panorama politico italico. Ma di qui a cantar vittoria è davvero ancora troppo presto. Vediamo cosa accadrà il 25 settembre. Intanto il richiamarsi, e sottolineare ad ogni piè sospinto, a Dio, Patria e Famiglia, con foga e virulenza inusuali e anti-storica, come ha fatto al congresso spagnolo del partito spagnolo Vox a Marbella, ha fatto infuriare mezza Italia. La Meloni si è esibita in uno show decisamente fuori dalle righe. Ha pronunciato, urlando a squarciagola, una caterva di no. E qualche sì alla famiglia tradizionale. Un comizio "dalle parole d'ordine fasciste" in sostegno di una manifestazione di Vox, il partito della destra spagnola "finanziato dalla Russia" per Lia Quartapelle, responsabile dgli esteri dem.

I mille ''no'' di più, almeno politicamente hanno allarmato i suoi antagonisti nostrani (Enrico Letta, segretario del partito denmocratico). Sono stati i ''no'' della presidente di Fratelli d'Italia che hanno pesato di più, almeno politicamente sulla bilancia: il "no alla lobby lgbt e all'ideologia gender", il "no alla grande finanza internazionale" e ai "burocrati  della presente di Fratelli d'Italia di Bruxelles" e persino a un non meglio precisato "abisso della morte". È la parte conclusiva, la più urlata, del comizio che Giorgia Meloni ha tenuto domenica 12 giugno a Marbella, in Spagna, dove è volata dopo il voto al referendum per sostenere Macarena Olona, la candidata della formazione spagnola di estrema destra, Vox (alleata a Fratelli d'Italia in Europa). Comizio che guarda all'antieuropeismo e al sovranismo, dove si evoca lo spettro di "minacce alla nostra società", e che cavalca alcuni dei cavalli di battaglia dell'ultradestra, come la lotta contro immigrazione e contro le politiche per i diritti civili delle persone della comunità lgbt. resonsabile ester in particolare): il “no alla lobby lgbt e all’ideologia gender“, il “no alla grande finanza internazionale” e ai “burocrati di Bruxelles” e persino a un non meglio precisato “abisso della morte“. È la parte conclusiva, la più urlata, del comizio che Giorgia Meloni ha tenuto domenica 12 giugno a Marbella, in Spagna, dove è volata dopo il voto al referendum per sostenere Macarena Olona, la candidata della formazione spagnola di estrema destra, Vox (alleata a Fratelli d’Italia in Europa). Comizio che guarda all’antieuropeismo e al sovranismo, dove si evoca lo spettro di “minacce alla nostra società”, e che cavalca alcuni dei cavalli di battaglia dell’ultradestra, come la lotta contro immigrazione e contro le politiche per i diritti civili delle persone della comunità lgbt.

Che dire di questo Parlamento? La maggior parte degli italiani sicuramente non ha capito le mosse dei vari leader di questi partiti che sono, sostanzialmente dei non-partiti. Ad avere nostalgia della vecchia Democrazia Cristina a guida Alcide de Gasperi,  Amintore Fanfani, Aldo Moro o Giulio Andreotti, del vecchio Partito Comunista Italiano a guida Palmiro Togliatti od Enrico Berlinguer, del vecchio Partito Socialista Italiano a guida Pietro Nenni, del vecchio Partito Liberale Italiano a guida Giovanni Malagodi, del vecchio Partito Repubblicano Italiano a guida Ugo La Malfa, c’è da stigmatizzare quanto siamo caduti in basso! Ai diversi leader di questi gloriosi partiti, che avevano delle rigide regole da rispettare, e che tutti gli iscritti rispettavano, tutto si poteva rimproverare ma non certo quello di trascurare i bisogni dell’Italia che andavano a rappresentare. A mio avviso bisognerebbe rivalutare questi trascorsi. Nell’interesse degli elettori. Siano di simpatia per il centro sinistra, per il centro destra, per il centro. Un tempo si parlava e si scriveva di arco parlamentare, cui tutti aderivano. Lo stesso Giorgio Almirante, che guidava il Movimento Sociale Italiano, era un degno rappresentante delle istituzioni repubblicane, pur essendo segregato permanentemente all’opposizione.

Oggi la situazione è profondamente cambiata. Naturalmente in peggio. Non esistono più i congressi dei partiti dove si possono confrontare delle tesi da esporre all’’assemblea degli iscritti. Si vota. Si elegge per acclamazione, o a maggioranza qualificata, il segretario pro-tempore e questi rappresenta le idealità, i propositi, le proposte del partito che si propone guida del Paese. Funziona il concetto del leaderismo, inaugurato sciaguratamente all’inizio degli anni Novanta da Silvio Berlusconi. Che con il suo Polo del Buon Governo, Casa delle Libertà, Polo delle Libertà e Forza Italia ha contaminato la politica nostrana. Il tycoon ha poi utilizzato a mani basse le sue televisioni per fare propaganda del suo credo missionario. Ragazzi, ha attecchito! Eccome!

Paghiamo le conseguenze di questo disastro. Anni fa a votare, in particolare per le elezioni politiche, partecipava la maggior parte degli aventi diritto. Gli astenuti erano minoranza, come si evince da questo riquadro. I candidati erano uomini e donne indicati dagli elettori non designati dai partiti con sistemi elettorali astrusi quali il Porcellum o Rosatellum. Questa è una riforma da fare nelle prossime settimana. Con l’accordo dei di versi partiti è ancora possibile. Ma, ho l’impressione che i vari Berlusconi, Conte, Meloni, Salvini e Letta facciano un rigido controllo delle candidature in modo da assicurarsi il ‘governo’ del proprio partito. Bisognerebbe tornare anche alle fin troppo vituperate scuole di partito, quali la Scuola delle Frattocchie del partito comunista, la Camilluccia delle Democrazia Cristiana.

“Io devo studiare sodo e preparare me stesso perché prima o poi verrà il mio momento”: sembra che la frase sia da attribuire al presidente statunitense Abramo Lincoln. Che non poteva sapere che oltre cent’anni dopo, dall’altra parte dell’Oceano, in un paese chiamato Italia, sarebbe arrivato un momento in cui non lo studio sarebbe stato premiato, ma la semplice fortuna, quella di trovarsi candidati al momento giusto nella lista giusta.

Le scene penose a cui in questi giorni abbiamo assistito non depongono a favore dei parlamentari di questa legislatura. Che si sono dimostrati inadeguati. Ci mancavano i problemi causati dal Cavod 19 e dalla Guerra di Putin. Togliere, politicamente, la fiducia a Mario Draghi in questo particolare frangente, a pochi mesi dalla fine della legisalatura è un atto di puro opportunismo. Che, tra le altre considerazioni, potrebbe anche essere un errore clamoroso di strategia. Ricordiamo la gioiosa macchina da Guerra di Achille Occhetto dei primi anni Novanta? Come andò a finire?

Al Nord nacque il “Polo delle Libertà” con FI-CCD -Lega Nord , al sud il “Polo del Buongoverno” con FI-CCDe Alleanza nazionale. Forza Italia nasce come contenitore di diverse anime (socialisti, ex Dc etc) ma soprattutto come partito di mediazione tra i secessionisti liberisti del Nord e la Destra statalista del centro sud. Una spruzzata di cattolicesimo con Casini e voilà, il gioco è fatto. La “Gioiosa macchina da guerra” di Occhetto perse le elezioni. Credo che la sinistra non si sia mai ripresa veramente da quel colpo così duro.  Anche se il governo Berlusconi durò poco. Pochi mesi dopo le anime troppo differenti di Lega e AN si scontrarono, ribaltone in parlamento e governo tecnico Dini. Insomma, il Belpaese è messo male. Siamo caduti dalla padella nella brace. Cacciare Mario Draghi da Palazzo Chigi non è stato un bel vedere. Ne subiremo ben presto le conseguenze. Intanto c'è da considerare come le cancellerie degli altri Paesi hanno accolto la notizia. Male. Malissimo. Perchè Draghi aveva autoritas, riconosciuta a livello planetario. Cosa accadrà dopo la data del 25 settembre prossimo? Nessun lo sa. I mercati finanziari hanno già dato la loro risposta. Speriamo che me la cavo, avrebbe detto Paolo Villaggio, buonanima!

I diversi leader dei nostri partiti dovrebbero seriamente riflettere sulla evidente disaffezione dell'elettorato. Da anni gli aventi diritto non si recano alle urne. Non gliene importa più nulla. La gente sostiene (sbagliando) che non ha senso esprimere un voto. Da trent'anni le cose vanno di male in peggio e la classe dirigente dei partiti non pensa ad altro che ad occupare le poltrone anzichè affrontare i nodi cruciali che ci affliggono. Come se occupare le caselle sia il solo obiettivo che conta. Non è così. Non può essere così. Ma la ''gente'' questo immagina, questo pensa. È indispensabile una profonda riforma delle istituzioni. Ci hanno provato in tanti, negli anni. Risultato, zero! Dal 2011 si sono alternati  governi tecnici. Nel frattempo il debito pubblico è andato fuori controllo. E il mondo, attonito, ci guarda. Chissà cosa ci riserverà il 25 settembre! Diceva qualcuno ''ai posteri (ai nostri figli) l'ardua sentenza". Ma lo sanno i nostri uomini politici di che cosa abbia necessità il Paese? Di un Buon Governo. Ne saranno capaci?  A dare uno sguardo al recente passato la risposta categoria è NO! Dall'91,1% del 1992 a meno del 50% delle ultime tornate elettorali! Il partito maggioritario risulta ormai quello di chi non va a votare, gli astenzionisti. Una vera e proprio fuga dal voto. Che dovrebbe essere oltre che un diritto anche un dovere! Nell'interesse del Paese. La politica dovrebbe interrogarsi su questo problema che mina la democrazia dalle fondamenta. Se si c`' esaminano i dati della partecipazione alle elezioni degli anni 1992-2006 c'è di che riflettere cari leader!

Marco Ilapi, 22 luglio 2022

La partecipazione degli italiani alle elezioni negli ultimi trent'anni

Anni 1992     1994      1996     2001      2006

Partecipazione  

Nord 91,1 90,7 87,7 84,8 86,6 83,2 87,3

Centro 92,1 91,4 89,0 87,0 88,1 84,6 88,7

Sud 82,2 80,3 76,5 76,4 79,4 76,7 78,6

Italia 87,3 86,1 82,9 81,4 83,6 80,5 83,4 

Astensionismo  

Nord 8,9 9,3 12,3 15,2 13,4 16,8 12,6

Centro 7,9 8,6 11,0 13,0 11,9 15,4 11,3

Sud 17,8 19,7 23,5 23,6 20,6 23,3 21,4

Italia 12,7 13,9 17,1 18,6 16,4 19,5 16,4 

Voti nulli  

Nord 2,6 2,5 3,4 2,9 1,6 2,1 2,5

Centro 2,5 2,3 2,6 2,2 1,5 2,0 2,2

Sud 3,9 4,9 5,6 3,8 2,1 3,0 3,8

Italia 2,8 3,5 4,1 3,2 1,8 2,5 3,0 

Schede bianche  

Nord 1,9 2,3 2,6 3,0 0,9 0,8 1,9

Centro 2,2 2,2 2,3 2,8 1,0 0,9 1,9

Sud 2,3 5,0 3,9 5,9 1,4 1,9 3,4

Italia 1,9 3,4 3,1 4,2 1,1 1,3 2,5 

Totale voti inespressi  

Nord 13,4 14,1 18,2 21,1 16,0 19,8 17,1

Centro 12,6 13,2 15,9 18,0 14,3 18,3 15,4

Sud 24,0 29,6 32,9 33,3 24,1 28,2 28,7

Italia 17,4 20,8 24,3 26,0 19,3 23,2 21,8

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Le profezie di Carlo Cipolla

  • Pubblicato in Esteri

L’ottusa ostinazione con cui i governanti europei continuano ad inviare armi sempre più pesanti in Ucraina e intensificano le sanzioni verso la Russia non merita ormai neanche la caratterizzazione di “errore” ma piuttosto quella di plateale “stupidità”, condita di masochismo e segno di una vergognosa sottomissione al Protettorato americano. Non vi sono infatti dubbi che, se gli Stati Uniti per primi non avessero iniziato a fornire armi all’Ucraina e a proclamare sanzioni verso a Russia, neanche i Paesi europei lo avrebbero fatto. Ora assistiamo a una scriteriata emulazione del senile incaponimento di un Presidente americano in sempre più visibile declino cognitivo. Mentre non è Joe Biden ad aver inaugurato la russofobia e tanto meno la gendarmeria planetaria, è certo che egli ha personalmente contribuito ad intensificare tali atteggiamenti, i cui sviluppi sono imponderabili.

          E qui alcune domande: quelli che ora tuonano contro il supposto e malvagio zar, i carrieristi di professione che si scandalizzano, impongono sanzioni ed inviano armi e mezzi in Ucraina per far divampare ancora più l’incendio, dov’erano quando gli Stati Uniti senza alcuna giustificazione invadevano l’Iraq o bombardavano la Libia? Come mai tacevano? Come mai, visto che si trattava di aggressioni, non imposero sanzioni agli Stati Uniti? Ovviamente, le domande sono solo retoriche, ma servono a sottolineare l’agire, sia ieri che oggi, di un miserando servilismo e di ipocriti doppi standard.

         Gli effetti della balordaggine attuale sono comunque sempre più penosi. Questo sciagurato aizzare i due protagonisti slavi, questo crescendo di sanzioni, questa marea di forniture militare dai dubbi e incerti destinatari, aggiungendo olio sul fuoco di una contesa sotto molti versi fraterna, stanno avendo come risultato un’Ucraina in macerie, migliaia di morti da ambe le parti, milioni di profughi, una crescente crisi economica anche oltre l’Europa e una squallida crociata contro tutto ciò che è russo. Uno dei pericoli, anche dopo la risoluzione di questo disastro, sarà comunque l’ubicazione finale e in che mani sono andate a finire queste montagne di armi. Sembra che l’amministrazione di Washington non abbia imparato nulla dalla disastrosa ritirata dall’Afghanistan con miliardi di armi sofisticate lasciate in mano ai Talibani.

        Rimane il fatto che l’arrogante espansione della NATO, miscela di paranoia statunitense e di servilismo europeo, ha prodotto l’ennesimo disastro made in USA. La cosa più tragica è che nessuno sembra accorgersi o ammettere che l’origine e la ragione di tanto disastro è banalmente il non richiesto e arrogante ingerimento americano in Europa e nelle sue questioni. Anche dalla luna, se vi fossero degli abitanti, lo noterebbero. Il problema è che lo strabismo dell’opinione comune aumenta, alimentato dai pappagalli prezzolati e travestiti da commentatori televisivi che giornalmente rafforzano lo stravolgimento dei fatti e la sommersione delle reali origini di questo caos. Anche l’Impero romano ficcava per esempio il naso nelle questioni greche e alla fine decise di trasformarla in provincia. La differenza è che i Romani erano più onesti e trasparenti. La sudditanza era chiara ed esplicita. Il protettorato americano sull’Europa è al contrario ipocrita, spacciato per alleanza e per protezione della democrazia. Inoltre, gli antichi Romani almeno fabbricavano strade, ponti e acquedotti, esportavano una giurisprudenza. L’unica cosa esportata e offerta da Washington all’Europa sono armi per la NATO, di cui beneficia il complesso industriale americano, Coca Cola, la tacita imposizione del dollaro e molte chiacchere sulla difesa dei diritti umani.

         A suo tempo, l’economista Carlo Cipolla dedicò al tema della stupidità quello che in apparenza sembrerebbe uno scritto giocoso, ma che invece è probabilmente il più geniale dei suoi libri e uno dei testi più profondi del XXI secolo. “Gli stupidi sono più pericolosi dei banditi”, affermava infatti Cipolla, chiarendo che lo stupido per definizione è uno che riesce a far male a sé stesso e agli altri. Un gran numero di eventi della storia è più realisticamente interpretato ricorrendo alla suddetta nozione. Le vicende relative all’Ucraina e il suddetto asservimento nei confronti degli Stati Uniti costituiscono un esempio lampante in proposito. 

         Arroganza da una parte e stupidità dall’altra stanno quindi ingigantendo il disastro ucraino e i rischi di un’escalation nucleare, scatenando nello stesso tempo uno sconvolgimento energetico ed economico di portata mondiale. Tutti coloro che applaudono alle sanzioni e alle forniture di armi all’Ucraina, le sollecitano giornalmente, come fa il presidente ucraino in teatrale e perenne barba lunga e maglietta, oppure  continuano a dare il benvenuto ad ulteriori espansioni NATO, come ha fatto recentemente il Segretario di Stato americano, costoro non stanno cercando soluzioni pacifiche, ma stanno solo alimentando la guerra, una guerra che non giova a nessuno, salvo che agli Stati Uniti.

        Difficilmente si poteva concepire una così riuscita miscela di irresponsabilità, masochismo, arroganza e stupidità.

                Bisogna ripeterlo, anche a costo della noia: la demenziale espansione della NATO è la vera causa di questa guerra sostanzialmente provocata dagli Stati Uniti, ossessionati da un’inguaribile russo-fobia e da patologiche smanie egemoniche. Il dramma del mondo fu la scomparsa del vecchio equilibrio delle Grandi Potenze del XIX secolo e poi dell’implosione dell’Unione Sovietica nel 1990. Scomparso infatti Stalin nel 1953 - numericamente, egli superò anche Hitler in quanto a sanguinaria brutalità e poteva darsi la mano con Mao Zedong - pur con ancora i tipici mali e difetti del Comunismo, la presenza dell’Unione Sovietica almeno assicurava una più equilibrata bi-polarità. Una volta chiusa l’era sovietica, gli Stati Uniti hanno sostanzialmente perso ogni ritegno. Libia e Iraq furono alcuni dei rovinosi risultati, e adesso il non meno devastante disastro in Ucraina. La petulante Vox Populi sostiene naturalmente che sono i Russi quelli che hanno invaso l'Ucraina. E' vero e sembrerebbe che così tutto sia sistemato e si sappia quindi chi sono i colpevoli. In realtà, dimenticare il più ampio contesto che fa da sfondo all'invasione e le sue decennali premesse, frutto della politica americana di interferenze in giro per il mondo o di veri e propri protettorati fisici, ciò rende il criterio della Vox Populi non solo sempliciotto e ipocrita ma anche stupido.

Le sanzioni economiche verso la Russia, adottate anche dal gregge dei pseudo-leader europei - un eufemismo -assieme alle crescenti forniture militari all'Ucraina e promosse da un incendiario a nome Joe Biden a cui ora si è aggiunto anche un Boris Johnson alla disperata ricerca di escamotages per conservare la carica, stanno rendendo sempre più difficile, se non impossibile, una soluzione negoziata della crisi in quel Paese. Nonostante le apparenze, infatti, prima ancora della guerra in quanto tale, il problema è a monte, ovvero la pretesa (tacita e quindi ancor più in malafede) che la Russia non debba e non possa avere gli stessi diritti americani nel caso di qualcuno armato che passeggi ai suoi confini. A suo tempo, gli Stati Uniti poterono minacciare la guerra per i missili cubani, ma ora sembra che al contrario i Russi non possano. Che l'Europa accetti supinamente questo sfrontato e illogico doppio standard è sconcertante.

Ancora più sconcertante non è solo la cervellotica incontinenza-NATO, che ora sembra affliggere anche Svezia e Finlandia, ma anche il fatto che individui come il presidente ucraino non si accorgano di essere in fondo che degli strumenti vittime di una vicenda più grande di loro. La sua stessa incessante petulanza mediatica, opportunamente sottolineata questi giorni dall'ex-presidente brasiliano Lula in un'intervista al Time, mostra fino a che punto egli stia contribuendo alla demonizzazione della Russia, evitando di riconoscere le reali origini della guerra. Osservatori autorevoli come John Mearsheimer hanno del resto sostenuto che, a parte i continui stimoli guerrafondai di Washington, probabilmente Zelensky è soggetto anche alle pressioni dell'ala estremista e ultra-nazionalista del Paese (il battaglione Azov e compagni), che quasi tutti sembrano minimizzare.

La verità è che, incontinenza, chiacchere e ipocrisie a parte – vedi la patetica visita di Nancy Pelosi a Kiev - gli Stati Uniti stanno perseguendo una deliberata e insensata strategia d'indebolimento della Russia. E' in atto una dissimulata guerra per procura, senza ormai motivazioni reali - il reale concorrente degli Stati Uniti è la Cina – e alimentata da un'arroganza sempre più patologica. Solo la cecità europea e quella assai più tragica della popolazione ucraina permette che si trascini questa guerra che non sarebbe mai accaduta, se gli Stati Uniti non s'intromettessero negli affari del mondo. Nessuno sembra infatti porsi la domanda, forse retorica ma comunque logica e che non ha niente a che vedere con supposti anti-americanismi o simpatie filo-russe: "Perché gli Stati Uniti continuano ad avere basi in Europa? E perché a Washington i vari Repubblicani di turno come Lindsay Graham ma anche i suoi colleghi democratici come Chuck Schumer o Adam Schiff si affannano e si agitano per l'Ucraina e contro la Russia? Proprio letteralmente: cosa centrano?'' Questo paranoico ruolo di auto-proclamato gendarme mondiale è una delle disgrazie degli ultimi 75 anni. Ed è un peccato, perchè non mancano negli Stati Uniti le voci e le potenzialità per essere una grande nazione. Il loro problema è la paranoia egemonica. Prima se ne sbarazzano e prima scomparirà un fattore di destabilizzazione mondiale.

La continuata acquiescenza nei riguardi di quest'interminabile intromissione americana nelle cose europee, oltre a quelle in altri continenti, rappresenta uno dei misteri del XXI secolo. Non è infatti normale. Anzi, è abnorme. La cosa singolare è che la nozione di tale stato di cose sembra operare nello stesso inconscio collettivo americano. Lo testimoniano una moltitudine di film dove i protagonisti lottano contro le ambizioni egemoniche di foschi Imperatori. Le Guerre Stellari di Lucas non vedono forse scontrarsi un'invadente Impero con delle Repubbliche che vorrebbero farsi i fatti loro? E in una famosa scena di Ben Hur, giusto per citare un altro esempio, non dice forse l'ebreo Ben Hur al cattivo romano Messala che Roma "strangola il mondo"? E nuovamente in Quo Vadis, nelle sequenze di apertura, non è forse Roma nuovamente presentata come un esempio di opprimente imperialismo? Paradossalmente, Hollywood tradisce la cattiva coscienza repressa delle tendenze imperiali americane, comodamente ribaltate "sull'altro", in genere Roma o qualche altro Impero orientale e adesso sulla Russia!. Un vero e proprio classico sdoppiamento di personalità.

Insomma, prima di scomodare la geopolitica, i rapporti di forza, i famigerati ed abusati "diritti umani" o la "democrazia", esiste alla base un problema psicologico di proiezioni e arroganza da una parte, e di curiosa acquiescenza dell'Europa dall'altra. Il mistero è appunto rappresentato dal come nazioni e popolazioni intere abbiano subito e continuino a subire la farsa di un protettorato travestito da alleanza e di una presunta protezione della democrazia da parte di chi però vanta tristi primati di violenze e soprusi domestici a carico delle minoranze, che spende 800 miliardi di dollari in armi e giocattoli simili, ma ha poi quasi 8 milioni di famiglie che vivono nella più squallida indigenza. In altre parole, una classe dirigente che adotta false proiezioni, benevolenti e libertarie, ma che in realtà persegue un'indefessa politica d'interferenze a livello planetario a beneficio di un'élite militare e industriale. Questo è il mistero e questo è il problema.

Antonello Catani – 9 maggio 2022

       
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