Quanto costerà la ricostruzione dell’Ucraina

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«Tre i compiti principali per avviare la ricostruzione»: ripulire le aree piene di mine e altri ordigni e detriti esplosivi», e già prima di questa guerra il ministero della Difesa ucraino stimava il costo dello sminamento della sola regione del Donbass, invasa dalla Russia nel 2014, a 650 milioni di euro (...) Poi bisognerà provvedere a risolvere la criticità legata agli sfollati interni». Al momento gli sfollati ucraini superano i 7 milioni (altri 4,5 milioni sono fuggiti dal Paese): la Kyiv School of Economics stima il valore delle abitazioni distrutte in circa 29 miliardi di dollari. E allo stesso modo sarà necessaria la ricostruzione delle infrastrutture danneggiate e delle strutture industriali – centrali elettriche, fabbriche, ponti, strade. Il commento di  Alessandro Cappelli su Linkiesta.

Un Piano Marshall per l'Ucraina. Chi paga?

 

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Fare le riforme. Facile prometterle. Difficile realizzarle

Una storia che l'Italia conosce molto bene. L'ha vissuta durante il secondo dopoguerra, quando il Paese cambiò volto in pochi anni.I 209 miliardi in arrivo per l’Italia sono una occasione straordinaria, ma anche una enorme tentazione di accentramento di potere, per chi ne deciderà l’uso e la destinazione. (...) Il piano Marshall originario fu un’opera collettiva di una classe dirigente riformista, cattolica, liberaldemocratica, motivata da interessi e valori che servivano a indicare gli obiettivi su cui sarebbero arrivati gli aiuti economici. Nell’Italia 2020 c’è il Parlamento in via di disarmo, alla vigilia di un referendum devastante, i corpi intermedi della società civile ridotti a corporazioni di particolarismi e disfatti da decenni di abbandono, una pubblica amministrazione senza orizzonte. (...) Un Piano per le Riforme ha bisogno di riformisti che sappiano scriverlo e poi realizzarlo. E per fare questo non basta neppure il Recovery Fund. Forse servirà davvero rimandare a Next Generation. Il commento di Marco Damilano, direttore de L"Espresso.

Non si fanno le riforme, pochi le vogliono

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Una montagna di soldi dall'Europa, non sprecarli!

C’è un “mondo nuovo” da ridisegnare, una “economia giusta” da costruire, seguendo le considerazioni che vengono sia da Papa Francesco sia da settori qualificati del pensiero economico e del mondo delle imprese, per un privilegio degli stakeholders values, i bisogni e gli interessi di lavoratori, clienti, fornitori, consumatori, comunità con cui le imprese stesse stabiliscono positive relazioni. Per dirla in sintesi, più che di un “nuovo Piano Marshall” servirebbe, in Europa, un “nuovo Piano Delors” fondato su investimenti ambiziosi in infrastrutture materiali (quelle digitali, innanzitutto) e immateriali (comprese ricerca, formazione, cultura, salute, sicurezza, etc.) per uno straordinario salto di qualità e sostenibilità delle economie europee. Il commento di Antonio Calabrò su Huffington Post.

Non serve un piano Marshall ma un nuovo piano Delors

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