I Macchiaioli, l’avventura dell’arte moderna

I Macchiaioli, l’avventura dell’arte moderna

“L’arte è un sentimento non un mestiere”: il pensiero appartiene a  Giovanni Fattori, uno fra i maggiori artisti dei movimento dei Macchiaioli, quella corrente di  pittori che, nella nostra memoria, riallacciammo alla scuola di Piagentina e di Castiglioncello, al Caffè Michelangelo a Firenze e al Granducato di Toscana della metà dell’Ottocento. Macchia, come espressione di un modo di andare dentro la vita e le cose, togliendo i paludamenti accademici,  per restituirne le luci reali e  le sfumature naturali come nel dipinto “Tetti al sole”, di Raffaele Sernesi, dove la grande nube che tocca il comignolo delle case è fatta dello stesso materiale gessoso che ricopre le costruzioni di color bianco, a volte lattiginoso, altre volte, spezzato da losanghe rosate, dentro un’immagine dove il cielo possiede un azzurro intenso che sembra abbracciare il mondo. A Firenze nel 1860 “si discorreva per la prima volta di tocco, di impressione, di valore e di chiaroscuro”  scriveva Diego Martelli, il critico d’arte che fu  uno dei primi sostenitori in Italia del “Realismo francese” e ospitò nella sua tenuta di Castiglioncello, allora un borgo di pescatori e contadini, molti dei Macchiaioli. La rassegna che è stata aperta al pubblico, questo fine  settimana, ad Asti, a Palazzo Mazzetti, e che sarà visibile fino al 1 maggio 2022, è dedicata al movimento pittorico più innovativo del nostro Ottocento. Il suo titolo: I Macchiaioli e ancora in maniera più efficace,il sottotitolo: L’avventura dell’arte moderna, introduce il tema della mostra e ne concentra il significato che è possibile approfondire visitando l’esposizione.  Le  stesure quasi a plat di colori  restituiscono  forme nitide di uomini e donne che si stagliano nella luce e diventano spesso i protagonisti indiscussi dei quadri, mentre i paesaggi  acquistano una consistenza  che rivela  una nuova poetica. Qui il pennello del pittore trascura i particolari, ama la sintesi nella ricerca della dialettica luce-ombra. “Il lume” sembra derivare direttamente dalla materia come nel”L’ Interno del chiostro di Santa Croce” di Giuseppe Abbati. La forza stilistica delle “Fascinaie di Fattori che sono dipinte con colori sgargianti, dà la misura  della loro umanità e racconta la loro storia. Questo è chiaro anche nelle “Pescivendole a Lerici” di Telemaco Signorini  e soprattutto, in “Acquaiole a Spezia”, dello stesso artista. Il passo cadenzato e ritmato della giovane  che sembra quasi risuonare nel  fondo dei nostri timpani, si cala dentro una lunga ombra ovoidale che sembra spingerla verso la parte illuminata del muretto che costeggia il sentiero in discesa verso il mare. L’immagine, dove l’occhio coglie subito  il  marrone del vaso sul capo della donna e  il corpetto rosso che indossa, e la distesa piatta e calma dell’acqua che fa da pendant al cielo mosso da nubi, si solidifica  e diventa eterna grazie alla pietra di cui sono costruite le case che sembrano mutarsi in  scogli  mentre si affacciano sul blu del mare. Il critico d’arte Sergio Gaddi intitola il suo saggio all’interno del catalogo: “La sintesi moderna della macchia, anticipo della figurazione del Novecento” dando la misura di come la corrente dei Macchiaioli riesca, per certi aspetti, superare per novità gli Impressionisti per avvicinarsi alle ricerche di Cezanne e Morandi.  Nella loro ricerca stilistica essi sedimentano anche l’eredità di quel filone artistico  che ha come referenti David, Ingres, Corot, i Nazareni ed i puristi. Le ottanta opere in mostra appartengono ai maggiori esponenti del Movimento. Oltre ai citati Fattori, Banti e Signorini ricordiamo anche Silvestro Lega, Odoardo Borrani e Giovanni Boldini. I nomi sono anche altri e contribuiscono a dare una percezione ampia e realistica delle sfaccettature di questo Movimento, che nato a Firenze intorno agli anni 1855-56’ e caratterizzatosi per quella rivoluzionaria macchia che diventò poi l’appellativo con cui ancora oggi riconosciamo questi artisti, con il progredire del tempo, negli anni 70’-80’ dell’Ottocento, virò verso un nuovo naturalismo. I Macchiaioli si dedicarono a ritrarre anche le classi meno agiate, impegnate nei lavori umili e privilegiarono i quadri militari dove compaiono gli avvenimenti che seguono la battaglia. Gli argomenti sono meno epici, ma la grandezza permane nel taglio in cui la verità viene colta quasi allo stesso modo di un’istantanea fotografica nel momento più denso di valore intrinseco, come nei quadri “L’incontro” o “ In vedetta” di Giovanni Fattori. Le scene sono brani di storie di ieri che conservano la poesia di quei momenti o incontri come nei quadri “ I bambini sull’aia” di Cesare Ciani,  “Barcaiola sul lago di Massaciuccoli” di Angiolo Tommasi, “L’amore nei campi” di Giovanni Fattori, “il Mercato Vecchio di Firenze” di Telemaco Signorini e “Antica Porta a Pinti” di Odoardo Borrani. La mostra che ha la curatela  di Tiziano Panconi ed  è stata realizzata dalla Fondazione Asti Musei in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, la Regione Piemonte ed il Comune di Asti, è stata organizzata da Arthemisia in sinergia con il  Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli di Pistoia.

Patrizia Lazzarin, 21 novembre 2021

 

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