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Sunak ko, a Londra, la vittoria annunciata dei laburisti.

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Uk, la vittoria del 4 luglio, annunciata dal Labour Party, potrebbe riservare qualche sorpresa

Il Financial Times ha da poco pubblicato uno strumento molto interessante, che permette di travestirsi da stratega e provare a ipotizzare il risultato delle prossime elezioni, stimando l’esito in ogni circoscrizione elettorale. La prima cosa che risalta è quanto sia rossa la barra che raccoglie le previsioni sulla composizione del prossimo parlamento. Il dominio dei laburisti sembra incontrastato: stando alla proiezione dei seggi in base ai sondaggi attuali, il partito di Starmer potrebbe superare i quattrocentocinquanta seggi su seicentocinquanta, ben oltre la maggioranza assoluta di trecento ventisei, una cifra che potrebbe permettere al Labour di portare a compimento con la massima serenità la sua rivoluzione gentile (...) Dopo la disfatta alle elezioni del 2019, quando hanno ottenuto solo una decina di seggi, i libdem sono ripartiti dalle loro radici, ovvero la politica locale, raggiungendo risultati ragguardevoli di recente sotto la guida di sir Ed Davey. Il loro focus sul territorio potrebbe renderli un avversario ostico per i conservatori, regalando maggior vantaggio alle ambizioni laburiste. Proprio per questi motivi, è difficile stimare quanti seggi potrebbero raggiungere i libdem a partire dal consenso su base nazionale (che è circa del dieci percento): sebbene il loro sostegno generale sia molto inferiore a quello dei due partiti principali, in alcune circoscrizioni hanno una presenza significativa. Il commento di Francesco Del Vecchio su Linkiesta.

 

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I rischi di deflagrazione del confronto Usa-Iran

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Nel 2003 c’è stata la crociata contro l’Iraq, allora governato da Saddam Hussein. Lui e il suo regime lo meritavano, ma le conseguenze sono state un disastro. Per giustificare la guerra in Iraq si sono inventate, mentendo, armi terribili di cui l’Iraq del feroce dittatore sarebbe stato in possesso e che era necessario distruggere. Lo dissero, mentendo — e ammettendo più tardi, troppo tardi, di aver mentito — personaggi illustri quali Colin Powell, segretario di Stato americano, e Tony Blair, primo ministro inglese. (...) È quella guerra ad averci più tardi regalato l'Isis, così come ora occorre fronteggiare la polveriera libica creata pure da benintenzionati interventi militari, ovviamente democratici e umanitari. Il commento di Claudio Magris sul Corriere della Sera.

I pericoli per l'Occidente di un'escalation militare in Iran

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Labour out, dopo la disfatta Corbyn a casa

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Jeremy Corbyn era già colpevole di avere una enorme responsabilità per la Brexit a causa della sua ambiguità durante la campagna elettorale referendaria, con il rifiuto di scendere in campo insieme a David Cameron, Tony Blair e Neil Kinnock per l’Europa (proprio in quel periodo si prese due settimane di vacanza), causando immensi danni alla nazione e in particolare ai lavoratori, che con Brexit perderanno i diritti che venivano garantiti dalla legislazione europea, e al resto dell’Europa, che perde l’appoggio di uno stato importante. Ora, Corbyn ha distrutto le prospettive di un’intera generazione che verrà governata per dieci anni, se non per un periodo ancora più a lungo, dal governo più reazionario e becero mai visto nel Regno Unito. Il commento di Gianni De Fraja su La Voce.

Londra, addio Labour!

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