Greca, mostruosi gli errori della Troika

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Se veramente la Grecia sarà costretta al fallimento, quando si scriverà la storia di questa brutta pagina europea, bisognerà partire dalle ricette economiche che sono state imposte alla Grecia da creditori, oggi, così severi. Atene è stata teatro di un colossale esperimento di politica sociale ed economica risoltosi in un altrettanto colossale flop. Altri paesi hanno dovuto subire la terapia dell'austerità, ma solo in Grecia la terapia è stata applicata in modo così cieco e selvaggio, fino a distruggere - quasi - il paese. Due studiosi tedeschi (ebbene sì, tedeschi), Sebastian Gechert e Ansgar Rannenberg hanno calcolato che il collasso del Pil greco dopo il 2009 è spiegato quasi interamente dall'austerità che avrebbe dovuto, invece, rilanciare l'economia. Senza la troika, dicono i due ricercatori, la Grecia sarebbe caduta nella stagnazione, ma non nella depressione. Un articolo di Maurizio Ricci su la Repubblica.

Il collasso (probabile) della Grecia

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Ue-Grecia, il braccio di ferro genera rinvio a luglio

Durante la crisi, le democrazie nazionali hanno dovuto fare i conti con le compatibilità europee: referendum (in Irlanda e in Grecia), elezioni (in Spagna e in Italia), sentenze delle corti costituzionali (in Germania e in Portogallo) sono stati oggetto di un tiro alla fune con Bruxelles. L'Italia lo sa meglio di altri: nell'ottobre 2011 arrivarono a Roma una ventina di tecnici della Commissione europea e della Bce. Al successivo vertice di Cannes, il governo accettò l'invio degli esperti del Fondo monetario. Anche noi, come oggi i greci, abbiamo taciuto il nome della “Troika”. Ma l'Italia ha poi reagito, bene o male, con le proprie forze e con tre anni di severi sacrifici e graduali riforme. La fine della sovranità è un alibi: nei paesi dell'euro, il 50% del Pil resta intermediato dagli stati; i divari nei livelli di tassazione sono molto ampi. Ci sono i margini fiscali per realizzare politiche nazionali che assecondino le preferenze dei cittadini. Il vero discrimine è tra politiche – nazionali ed europee - favorevoli alla crescita e politiche, in tal senso, inefficienti a fronte di debiti eccessivi. Un editoriale di Carlo Bastasin su Il Sole 24 Ore.

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Grecia, strano matrimonio tra sinistra e destra

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Quel che sembrava inconcepibile invece è successo. Per la prima volta in un Paese europeo, di cultura politica occidentale, anzi nel Paese che la politica e la democrazia come le concepiamo in occidente le ha inventate, sinistra e destra non stanno insieme dall’opposizione, come ovunque succede quando si forma una grande coalizione fra sinistra e destra moderate, ma stanno insieme in un governo, ossia in un luogo in cui si può stare insieme solo se si condividono dei fini.
Ma qual è il fine comune di Syriza e Anel? Non ci vuole molto a scoprirlo, perché è un fine dichiarato, esplicito: il rifiuto della supervisione europea, ossia dei sacrifici imposti al Paese dalla Troika (Bce, Commissione europea, Fondo monetario). Dunque lo schema di Bobbio è saltato, perché nel XXI secolo (ma in realtà fin dagli ultimi decenni del Novecento) destra e sinistra radicali non solo possono convergere sul piano dei fini, ma non sono certo accomunate dal rifiuto della democrazia, come lo furono in passato fascisti e comunisti. La convergenza di destra e sinistra estreme sui fini, per alcuni studiosi, non è una novità assoluta. L'editoriale del politologo Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore. 

Il pateracchio greco di Syriza

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