Mentre ascoltiamo i componimenti contenuti nella silloge “Cosa c’è di vero nelle città di mare” di Michela Silla, siamo partecipi di una musicalità che si si sviluppa mentre la poetessa pronuncia le parole che compongono i versi. Essa nasce tuttavia più profonda e, muove i suoi passi da luoghi remoti. Le parole e le frasi costruiscono significati essenziali e, come foglie secche rapidamente si accartocciano, quasi sventolate via da un vento impertinente, sopraggiunto, per poi risplendere di nuovi accadimenti e verità svelate.
Nascono immagini illuminate dal sole, quell’astro che diventa quasi il contraltare dei colori del mare nelle città lambite da distese di acqua salata. Michela Silla è nata in Sardegna, a Cagliari e ora vive a Firenze. Nella sua raccolta di poesie, pubblicata da CartaCanta, nella Collana diretta dallo stimato poeta Davide Rondoni, leggiamo nella prefazione curata da Sauro Albisani, una riflessione che chiarisce alcuni aspetti della sua poetica:
“Nell’opera “Cosa c’è di vero nelle città di mare”, Silla si accorge di dovere alla luce della sua terra, un bisogno di poesia che le fa scoprire una meravigliata capacità di canto. Ne nasce una poesia abbarbicata alla terra – e tale resta anche quando si allontana dal paesaggio d’origine -, forte di metafore antiche che però suonano come nuove: “bianca sabbia di luce, … il pianto dorato del sole … lo spillo di luce …”
Respiriamo nella sua poesia dunque un sapore antico, fatto non solo di crepe sui monumenti del passato colpiti da gocce di sole e percorsi da lucertole, mentre in lontananza sentiamo o immaginiamo il frangersi delle onde sulla spiaggia e sugli scogli. Quando leggiamo, ad esempio, i versi di Janas, dove sono protagoniste le fate della mitologia sarda e di cui ci sarà già capitato di aver sentito parlare in relazione agli scavi delle sepolture prenuragiche, il tempo dell’ieri si confonde con il sentire dell’oggi, e il suono che si alza è un canto che ricorda una musicalità antica e allo stesso modo si chiarisce come parola viva, attuale.
Janas
C’è sempre vento, i tetti bassi / Sotto il cielo aperto e vasto / Si inchinano / Davanti a chi è rimasto / In questa terra di azzurro e malie; / Il mare chiama, / Ma la città è campo vuoto / Ferito dal sole / Che scava muri di case invecchiate. / Dove sono ora le fate, / I canti di sirene, le foreste? / Non torni più, non torni più / Se segui la voce di fata o strega – / L’onda alta sui telai d’oro; / E puoi vedere o fuggire / Sembra dire la voce. / Vuoi vivere o fuggire?
Soffiate ancora,
Janas dalla pelle chiara
quasi trasparente,
su fronde di querce,
stelle gigantesche
sulle teste di chi vuol vedere
e cerca senza paura
l’allegria che tuona,
coraggiosa e dura.
Il titolo della raccolta allude a quel senso di mistero, di infinito che la presenza del mare porta con sé. Davanti ad esso si spalancano orizzonti che appaiono senza fine, dentro le sue profondità possiamo fantasticare del non detto e sconosciuto, sulle sue acque si misura il “viaggio” dell’essere umano.
Davide Rondoni ha commentato la lirica di Michela Silla.
Spogliata da inutili trucchi linguistici, e lavorata come una conchiglia bianca, la voce di questa poetessa accoglie le molte ricche voci della migliore tradizione poetica italiana, spesso nata sulle rive dei mari, rilanciandole ancora nuove nella sua, e nella sua sfidate ad affrontare ancora l’uscita dai porti sicuri, il naufragio e la grande scoperta – come diceva Rimbaud: “È ritrovata! / – Cosa? – l’Eternità. / È il mare che nel sole / se ne va.”
E una conchiglia compare come testimonianza sul frontespizio di copertina.

Ho conosciuto Michela Silla nell’ambito della rassegna: Cosa dicono i poeti ideata e curata dal letterato Claudio Negrato nel locale Al Vapore di Marghera.
L’autrice si è laureata in Lettere e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Filologia, Letteratura Italiana e Linguistica. Attualmente vive a Firenze e insegna italiano lingua seconda e strategie creative per gli insegnanti di lingua. Ha pubblicato Limpida a guardare (Transeuropa Edizioni 2022) e i suoi testi sono apparsi in alcune riviste letterarie. È attiva nel panorama culturale e artistico di Firenze dove cura la rassegna poetica “Il prodigio della lingua nella poesia”.
Patrizia Lazzarin, 23 gennaio 2025