di Agostino Roncallo
Cerco qualcosa che non trovo e trovo qualcosa che non cerco. Succede sempre così.
Alcuni giorni fa mi sono capitate fra le mani le lettere di Fausto, c’era anche la mia tessera di staffetta partigiana e un triangolo di panno azzurro con la scritta “Battaglione Mondo”. Sono cose che avevo riposto in fondo a un cassetto, quasi a voler mettere da parte le storie di quegli anni. Ma quelle storie, mi hanno seguita, io direi quasi: pedinata. Nella mia vita ho viaggiato, molti sono stati i traslochi, innumerevoli gli oggetti smarriti. Eppure, periodicamente, nelle circostanze più inattese, riecco quelle storie comparire, come se volessero provocarmi. Allora iniziavo con esse un immaginario dialogo, come se volessi convincerle a desistere. Ancora voi? Cosa volete da me? Tanto tempo è passato e le ragioni di oggi, non sono più quelle di allora. Appartenete alla mia memoria, ormai. Era questa la mia conversazione con le vicende di quegli anni. Un dialogo fine a se stesso, sembrerebbe.
Ma oggi, scendendo le scale della cantina, ho urtato una pila di libri. Uno è caduto e, cadendo, si è aperto. Ne è uscito fuori uno di quei biglietti, rimasto per tanto tempo nascosto tra le pagine. Mi è sembrato, un chiaro invito: questa volta, dovevo cedere, era giunto il momento di rievocare quei giorni e di restituire, alle figure di cui ero circondata, la loro identità.
Ho cominciato a scrivere nel silenzio della notte, quando tutti erano a letto. Non è stato difficile. Notte dopo notte i ricordi sono ricomparsi e io mi sono ritrovata la giovane ragazza di allora, con la stessa allegria, le stesse paure. Intorno a me riprendevano forma i volti dei tanti che mi circondavano, a cominciare da mio padre. Durante quei tragici eventi io ero seguita, aiutata, consigliata da lui, che per me era tutto. Ed è forse per lui che ho fatto la scelta di rivivere, nella scrittura, quegli anni.
5 giugno 2025
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