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Racconti

Il vino di Luca. 7

di Antonello Catani

In ogni caso, che i suoi lavori campestri fossero finalizzati a benefici di natura economica, e cioè dettati dall’esigenza di arrotondare le entrate domestiche col ricavato della vendita dei prodotti da lui coltivati, anche qui  il clichè è inapplicabile. Innanzitutto, egli si lavorava quel suo terreno tutto da solo: anche se addolciti dalla presenza di un piccolo trattore e di una falciatrice meccanica, tre ettari sono pur sempre una superficie rispettabile per due braccia. Da solo, infatti, curava innumerevoli ulivi e piante di arancio, mandarini, limoni e meli; ma vi erano anche i cedri, i peri, i fichi e i cachi…Da solo ne potava i rami secchi o tagliava le piante da eliminare, come alcuni ingombranti ed assetati eucalyptus, disponendo poi la legna in cataste puntigliosamente uniformi per dimensioni e tipo. Ma doveva anche zappare e curare i pur sempre impegnativi fazzoletti dove invece, a seconda degli umori dell’annata, crescevano con altalenanti successi lattughe, melanzane e zucchine, aglio e cipolle, fave e piselli, pomodori e angurie.

      Insomma, anche chi ha scarse familiarità con i lavori di campagna, intuirà facilmente come tutte quelle attività non fossero uno scherzo da poco e come, anche nella peggiore delle situazioni, il raccolto fosse però copioso. Solo che Salvatore, a parte ciò che consumava o talvolta donava a qualche amico privilegiato, non vendeva un sololitro di olio, un chilo di arance, di mandarini, di mele o di melanzane… Se gli alberi appesantiti grondavano letteralmente di arance di varie qualità, il suo atteggiamento – scandaloso per una mentalità tradizionalmente mercantile – era quello di chi contempla con calma soddisfazione il rigoglio della pianta, l’opulenza della fruttificazione, ma si guarda bene dal coglierne i pomi. Il suo piacere stava nel presenziare e nell’assistere da ostetrico, per così dire, al fenomeno, ma senza disturbarlo o avvilirlo in un’opportunità di profitto. Così, le classiche e perplesse obiezioni dell’amico commerciante, “Ma perchè non vendi qualcosa al mercato?”, erano invariabilmente accolte da un “Stanno bene dove sono”. Se poi l’altro, cambiando registro e cercando molle filantropiche, gli proponeva di donare un po di chili di arance e limoni a qualche centro per poveri, qui la risposta era ancora più perentoria: “ Un c…!”. 

26 maggio 2025

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