di Patrizia Lazzarin

Le immagini di un’America di ieri, che scorrono veloci una sull’altra, come nella visione di un film, accompagnano il nostro ingresso alla mostra sulla celebre fotografa americana Vivian Maier che ha aperto i battenti a Padova, al Centro Altinate San Gaetano.
Lo sguardo di Vivian Maier con cui ci fissa nella foto, icona dell’esposizione, presenta e raffigura al tempo stesso il carattere di questa donna, amatissima dal pubblico di tutto il mondo, che è stata capace di cogliere con sensibilità e naturalezza, lo spessore umano di donne e uomini, giovani e anziani, assieme alla peculiarità di oggetti inanimati che sono diventati così protagonisti di altre storie.
Di professione bambinaia, Maier ha documentato per decenni la vita americana tra Chicago e New York, facendo della fotografia la sua ragione di vita. Il suo lavoro rimase nascosto fino a quasi alla sua morte, avvenuta nel 2009. Nel 2007 l’agente immobiliare John Maloof entra in possesso, durante un’asta, di una parte dell’archivio della fotografa, confiscato a causa di un mancato pagamento.
Una vicenda che non è nuova a molti e che da allora ha portato alla luce più di 150.000 negativi e 3000 stampe. Un lavoro e un tesoro di informazioni e di visioni di luoghi e tempi che attraversando le sale della mostra noi percepiamo nella loro pregnanza. Sono più di 200 le fotografie esposte a Padova, a colori e in bianco e in nero che svelano non solo la vicenda personale della fotografia, ma anche il significato di un mondo.

Spiega la curatrice Anne Morin:
È nel cuore della società americana, a New York dal 1951 e poi a Chicago dal 1956, che Vivian, osserva meticolosamente il tessuto urbano che riflette i grandi cambiamenti sociali e politici della sua storia. È il tempo del sogno americano e della modernità sovraesposta, il cui dietro le quinte costituisce l’essenza stessa del lavoro di Vivian Maier. Vivian Maier, il mistero, la scoperta e il lavoro: queste tre parti insieme sono difficili da separare. La mostra vuole concentrarsi sull’opera dell’artista piuttosto che sul suo mistero, evitando di cavalcare la curiosità della sua particolare vicenda umana …
Conoscere l’arte di Vivian Maier restituisce spesso l’invenzione e la genialità di donne capaci che sono state chiuse nello stanzino delle cose dimenticate come rischiavano di essere tutte quelle immagini della fotografa, miracolosamente scampate all’oblio.

Le immagini di lei che vediamo nella prima sezione della mostra sono espressione anche un dialogo con la cultura del suo tempo, dove il suo volto, frammentato negli scatti, tra ombre e specchi, racconta il suo atteggiamento sperimentale verso il mondo e la sua curiosità che “rilanciava” verso di sé.
Maier amava ritrarre la gente dei quartieri popolari dove incontrava un’umanità semplice, lontana dal mito del sogno americano. Le persone venivano colte nei momenti in cui non si sentivano guardate carpendo e fermando nel tempo la loro essenza lieve.
La fotografa americana, nota soprattutto per le sue foto in bianco e nero, ha realizzato anche immagini a colori che conferiscono un ritmo diverso al suo racconto. Negli anni ’60 saprà unire poi il linguaggio cinematografico alternando l’uso della sua fotocamera Rolleiflex con la macchina da presa Super 8.
Ci colpiranno soprattutto le immagini dei bimbi colti nelle loro espressioni e atteggiamenti vivaci che ci restituiscono la genuinità della Vita.

La rassegna, realizzata grazie alla collaborazione fra il Comune di Padova e Arthemisia, sarà visitabile fino al 28 settembre 2025.
12 maggio 2025