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L’Europa degli Untori

di Antonello Catani

      Quella che i pappagalli dei social media e i guerrafondai anglo-franco-tedeschi hanno celebrato come un’azione straordinaria e audace, e cioè l’attacco ai bombardieri strategici nucleari nel cuore della Russia, è stata in realtà una delle operazioni più irresponsabili e demenziali che qualsia persona dotata di un minimo buon senso avrebbe potuto progettare. Il piccolo bullo in maglietta Zelenski e il suo entourage hanno commesso un’inutile bravata dagli effetti suicidi. Mentre infatti i vantaggi militari sul terreno, sono stati nulli, gli effetti e il contraccolpo a danno dell’Ucraina sono adesso devastanti. Chiunque abbia consigliato e facilitato l’operazione in questione ha solo spinto per l’ennesima volta il regime di Kiev e il suo cupo ciarlatano pseudo-presidente in un precipizio, che potrebbe essere anche di tipo nucleare. Sembra che nessuno lo capisca.

      Solo agenti esterni e sofisticate istallazioni satellitari (di cui l’Ucraina è sprovvista) hanno comunque potuto fornire al regime di Kiev le informazioni necessarie al compimento dell’operazione nel cuore della Siberia. Entità come la CIA (che da anni possiede basi in Ucraina) e l’MI6 britannico e verosimilmente anche ad altri servizi segreti europei sono gli ovvi ma dissimulati Consiglieri e manutengoli della suddetta stupidità.  

      Il paragone con Pearl Harbour, fatto da alcuni commentatori, è per certi versi inadeguato, visto che i Giapponesi non erano in guerra con gli Stati Uniti. Non vi sono tuttavia dubbi che quell’attacco proditorio galvanizzò l’opinione pubblica e decise l’entrata in guerra degli Americani. I risultati a lungo termine furono l’annientamento del Giappone e i feroci bombardamenti su Tokyo e altre città alla fine della guerra, oltre alle bombe atomiche su Nagasaki e Hiroshima. In questo, nonostante la loro violenza, le attuali ritorsioni russe sono infinitamente meno ciniche. Gli obiettivi sono militari e circoscritti. Niente a che vedere con i micidiali bombardamenti a tappeto disinvoltamente effettuati da Inglesi e Americani sugli obiettivi civili durante la II Guerra mondiale, quando il conflitto era praticamente finito. Per apprezzare la differenza, basterebbe pensare alle centinaia di migliaia di morti di tali bombardamenti e alle decine di vittime civili delle attuali ritorsioni russe.

      Ritornando ai Consiglieri sopra citati, vengono alla mente gli “Untori” della “Morte nera” (la peste) nel XIV secolo. Accusati di spargere il terribile morbo, i supposti untori, gli Ebrei, furono selvaggiamente massacrati a migliaia. Naturalmente, le accuse erano infondate e gli Ebrei avevano solo la colpa di bere l’acqua a monte anziché a valle, ormai contaminata dai rifiuti e verosimilmente dalle pulci. Rimane il fatto che nella storia europea i Pogroms godono di una desolante frequenza.

      Mentre i supposti Untori medioevali erano una creazione della fantasia, quelli di oggi sono reali e indisputabili. Da Londra a Berlino fino alle coste del Baltico e anche a Washington fino alle lontane Australia e Canada (incredibile ma vero) il conflitto ucraino viene distorto e alimentato non solo con armi e denaro ma anche con l’ossessiva demonizzazione della Russia e col terrorismo psicologico.

     Più propriamente parlando, gli Untori in questione sono sia degli individui, inspiegabilmente assurti a ruoli politici e quindi di comando, ma anche delle entità, e cioè la NATO e la UE. Gli uni e le altre s’intrecciano e si rafforzano reciprocamente, cercando di dare un’aria di legittimità alle loro manovre sostanzialmente paranoiche.

     I comportamenti e le dichiarazioni dei primi sono accomunati da una sfrenata smania bellica e dalla più sorprendente ipocrisia. Solo dei matricolati bugiardi e dei malati mentali possono agitare lo spettro di una guerra imminente e di una prossima invasione russa, cercando così di legittimare i costi di giganteschi programmi di riarmo nonché i ricatti e la repressione del dissenso (vedi per esempio le minacce all’Ungheria, Slovacchia, Romania, etc.). Un campione in questo senso, del resto in buona compagnia, è il sedicente Segretario della NATO, Mark Rutte, opportunamente definito dal parlamentare scozzese George Galloway, un “jumped up nyaff” (un pomposo cretino). In realtà, la definizione in questione è eufemistica e non illustra adeguatamente la sfrontatezza del personaggio, a cui nessuno ha riso in faccia quando ha perentoriamente affermato che gli Europei hanno di fronte solo due opzioni: portare al 5% del PNL le spese per la difesa o imparare il russo. Una marionetta, ma pericolosa. 

       Già solo il fatto che costui sia a capo della NATO getta su quest’ultima un’ombra inquieta.     

       Un altro confronto poi si impone. A differenza di Hitler e di Mussolini, che non dissimulavano le loro mire territoriali, gli Untori in questione agitano la bandiera della democrazia, si nascondono dietro il lenzuolo del diritto, ma in realtà hanno come obiettivo la sottomissione della Russia e – perché no? – l’appropriazione delle ricchezze materiali sia di quest’ultima che dell’Ucraina, in quest’ultimo caso, grazie al già menzionato furfante in maglietta verde. Il passato non ha insegnato nulla.

      Il colmo dell’ipocrisia, inoltre, è che tutti costoro fanno finta di ignorare che Kiev è governata da un regime dittatoriale. Solo dai racconti di alcuni prigionieri di guerra ucraini o di parlamentari dissidenti affiorano incompleti ma inquietanti dettagli sul livello di repressione esistente nel Paese, cosa che in parte spiega come mai la popolazione non si sia ancora ribellata al regime. L’idea di un ingresso dell’Ucraina o comunque di “questa” Ucraina nella UE e nella NATO era e rimane una follia senza né capo né coda.

      Tra le varie prove che siamo di fronte a una congrega di ostinati Untori vi sono in primis la dissennata e indebita espansione (o meglio continuata esistenza) di un organismo destabilizzante come la NATO e la smania sanzionistica di quell’altro farraginoso e sempre più autocratico e inutile organismo chiamato UE.  Se poi aggiungiamo a tutto ciò la facilità e rapidità con cui gli stessi Untori accettarono e anzi patrocinarono il distacco del Kosovo e Montenegro dalla Serbia ma non quello della Crimea e del Donbass dall’Ucraina, anche le scimmie arguirebbero che qualcosa non torna.

       Della suddetta banda fa evidentemente parte un nutrito stuolo di rappresentanti dell’élite politico-militare americana di entrambi i Partiti. Fra di essi spiccano degli inveterati arroganti, come i senatori repubblicani Lindsay Graham e John Neely Kennedy, che graziosamente suggeriscono di fare della Russia “cibo per pesci”, o senatori democratici come Richard  Blumenthal, accanito sostenitore di massici aiuti all’Ucraina e a colloquio privato con Zelenski, assieme a Lindsay Graham, il giorno prima del menzionato attacco ai bombardieri strategici. La coincidenza è significativa.

      Non mancano poi militari, come l’ex generale a quattro stelle Jack Keane,  che ha definito “brillante” l’attacco ucraino ai bombardieri strategici russi, reiterando la nozione ormai collegiale che “Putin è un criminale di guerra” e, cosa del tutto falsa, che egli deliberatamente “colpisce i civili”. Mentre molti ex militari americani di alto livello hanno smontato le accuse del nostro generale, ancora una volta emerge la curiosa ipocrisia e la tendenza alla rimozione di una fetta significativa dell’élite militare americana, che dimentica l’impegno con cui gli Stati Uniti hanno così spesso fatto strage di civili nelle loro varie imprese militari.

      Chissà, sarà forse per questo che sempre degli eminenti commentatori americani di fama internazionale, come Jeffrey Sachs, John Mearsheimer, Scott Ritter o il colonnello Douglas Macgregor, giusto per fare alcuni nomi, hanno definito senza esitazioni gli Stati Uniti “a rogue State” (uno Stato canaglia). Una polveriera alla deriva.

       Gli Untori europei sono comunque numerosi e infaticabili. La parola d’ordine è: “prolungare la guerra”. Anche se alcune voci alternative cercano di contrastarli (vedi Ungheria, Slovacchia, Serbia e ora anche Polonia) essi insistono nell’alimentare il disastro ucraino con l’invio di armamenti più sofisticati e proponendo ulteriori sanzioni contro la Russia. Insomma, la maggioranza degli Europei continua ad essere vittima di una congrega, che giustifica la sua legittimità demonizzando la Russia e promuovendo, come conseguenza, cervellotiche ma fruttuose (per alcuni) corse agli armamenti. Considerando il fatto che il debito totale mondiale, sia di governi che di imprese e privati, ammonta oggi a oltre 300.000 miliardi di dollari, ovvero a tre volte il PNL mondiale totale, la suddetta corsa agli armamenti risulta ancora più assurda.

      Se quindi ci limitiamo a considerare solo le isterie degli Untori europei e i disastri finanziari e sociali già provocati (sperpero di miliardi buttati in Ucraina, politiche migratorie suicide, controproducenti sanzioni alla Russia, perdita del gas russo a buon mercato, etc.), la domanda sorge spontanea: come mai la stragrande maggioranza degli Europei si è lasciata ipnotizzare e non si oppone? Fra le varie cause possibili, le seguenti possono sembrare banali e poco scientifiche, ma il loro peso è inquantificabile. Una moltitudine di insinuanti distrazioni offusca la vista e ottunde le orecchie delle masse alias elettori. Eurovisioni, i giochi del pallone, vacanze e spiagge e aggeggi elettronici di tutti i tipi assorbono ormai tutta l’attenzione. La tecnologia di internet e la petulante manipolazione delle informazioni e degli eventi effettuata dai social media con tanto di musiche di fondo consolidano l’ipnotizzazione di cui sopra.

      La semplice verità  è che i supposti Mongoli di cui si teme l’invasione non ci sono. Ovvero, i Russi non sono i Mongoli. Solo degli imbecilli o dei lestofanti possono far credere che una nazione ricca di tutte le possibili materie prime abbia un qualche interesse a invadere l’Europa. A che pro? Che ricchezze minerali o agricole può vantare l’Europa, specie quella del sud? Nessuna. Caso mai i Russi hanno tutto l’interesse ad averla come libero partner commerciale a cui vendere le loro materie prime, fra cui gas a poco prezzo, e gli Europei a rivendere alla Russia manufatti e quant’altro. Lo scenario potrò apparire ideale, ma esso è più realistico e razionale dell’attuale politica del fare della Russia un Pària.

     Il vero problema è che una simile benefica eventualità, corrispondente a un clima di integrazione commerciale e concordia politica fra Europa e Russia è in realtà l’ultima cosa desiderata dagli Stati Uniti, che si vedrebbero estromessi dal Grande Gioco euro-russo. Ecco perché la NATO, facilitata dai faccendieri sopra menzionati, continua a svolgere il suo tossico ruolo in Europa.

     In altre parole, le provocazioni e le isterie degli Untori, oltre che pericolose, testimoniano una colossale miopia e giocano a favore di una strategia americana dannosa per gli Europei.

     Riusciranno i pochi coraggiosi leaders europei dissidenti ad annullare le trame degli Untori? Questa, la grande incognita.

12 giugno 2025

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