di Patrizia Lazzarin

Il Museo Nivola, in provincia di Nuoro, ospita dal 17 maggio, Volare Guardare Costruire, un progetto site specific di Nathalie Du Pasquier, artista e designer francese di base a Milano.
Nathalie Du Pasquier nasce a Bordeaux nel 1957 e nel 1979 si trasferisce a Milano. É stata cofondatrice del collettivo Memphis, fondato nel 1980 nella casa milanese di Ettore Sottsass (1917-2007), che ne fu inizialmente la guida. A partire dalla metà degli anni Ottanta Nathalie si dedica principalmente alla pittura, sviluppando un universo visivo inconfondibile, dove la ricerca formale si unisce a una riflessione profonda sullo spazio e sulla percezione.
Pensata appositamente per gli spazi del museo, la mostra si configura come una retrospettiva dedicata alla produzione pittorica dell’artista dagli esordi fino a oggi. Il percorso espositivo si articola attraverso una serie di strutture progettate dall’artista che trasformano l’ambiente del museo in uno spazio da attraversare, esplorare, abitare.
La mostra innesca così un dialogo tra le architetture dell’artista e la struttura storica dell’edificio – l’ex lavatoio di Orani, oggi cuore pulsante del Museo Nivola.

All’interno di queste “stanze” e sulle pareti del museo trovano posto opere realizzate dagli anni Ottanta a oggi, che raccontano l’evoluzione del linguaggio visivo di Du Pasquier: un lessico fatto di figurazione e astrazione, in cui le figure umane e la dimensione narrativa cedono gradualmente il passo al tema delle nature morte, fatte di oggetti semplici e quotidiani che evocano con delicatezza la presenza umana, e poi ancora a forme geometriche e costruzioni astratte.
Sulle opere si condensa una luce meridiana che dà ai dipinti un’aria metafisica, quasi fossimo davanti a versioni moderne delle tele di Morandi o, per altri versi, di quelle puriste di Le Corbusier e Ozenfant.
Il titolo, Volare Guardare Costruire si riferisce a tre fasi della produzione pittorica di Du Pasquier. Volare evoca il momento del distacco dalla progettazione di oggetti di design, verso la pratica più libera della pittura. E non è forse un caso che tante delle opere di questa fase presentino delle scene viste dall’alto, con una prospettiva a volo d’uccello, simbolo della forza dell’immaginazione, della sua capacità di librarsi in alto ed espandersi liberamente.

Guardare si riferisce a una seconda fase, all’esigenza di abbandonare le scene puramente immaginative per dedicarsi ad un’osservazione quieta e puntuale della realtà, anche degli oggetti più quotidiani e apparentemente insignificanti, che rivelano invece, a uno sguardo interessato, forme straordinarie, dettagli preziosi e la capacità di comprendere in se stessi la complessità dell’esistenza. Sono visioni che l’artista definisce “silenziosissime e fermissime”, che invitano a riscoprire il piacere del mondo attraverso un’osservazione silenziosa e attenta.
Insoddisfatta, a volte, dell’apparenza sensibile della realtà, Du Pasquier si dedica, poi a Costruire, realizzando strutture originali, piccole costruzioni astratte tridimensionali che vengono poi ritratte col pennello, riportate sul piano bidimensionale delle sue tele. Si innesca così una dinamica complessa fra realtà e rappresentazione, in una stupenda metafora della pittura.
Le sue opere sono state esposte a: la Villa Noailles Hyères (Tolone, Francia), la Kunsthal Aarhus (Aarhus, Danimarca), il GFZT Museum of Contemporary Art (Lipsia, Germania), il Camden Arts Center (Londra), la Kunsthalle Wien (Vienna) e il MACRO di Roma.