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L’abbaglio ucraino

di Antonello Catani

Lo scenario ucraino diventa sempre più surreale e un ineguagliabile copione di follie e ipocrisie.

       Alcune domande, apparentemente provocatorie ma in realtà logiche oneste, sorgono spontanee: perché ancora tutti si affannano con e per l’Ucraina? Perché la UE ha sperperato e continua a sperperare montagne di miliardi? Perché sembra che il destino dell’Europa penda dalle sorti di quel Paese? Come mai un commediante di mezza tacca continua a spacciarsi per Presidente dell’Ucraina e ad essere sostenuto e riverito come tale?

       Le risposte della narrativa ufficiale sono note ma sempre più fraudolente, ovvero il tutto avverrebbe per “la difesa della democrazia” per la condanna di “un’aggressione ingiustificata”, etc. etc. In realtà, niente di più falso e ipocrita, come se cioè la mentecatta espansione della NATO a est e le basi americane a ridosso della Russia siano un fatto naturale e non all’origine del conflitto. Difficile decidere se si tratta di semplice stupidità o di banale malafede.

       La narrativa ufficiale permane comunque inalterata e di recente ancor più intorbidata dalle incoerenze e caotiche azioni dell’Amministrazione di Washington. Il “Nuovo sceriffo”, come Donald Trump è stato definito dal suo Vice Presidente Vance, potrebbe infatti vincere una gara di schizofrenia decisionale. Ora egli sberleffa Zelenski, ora minaccia Putin. Promette la fine della guerra in Ucraina in un giorno e dichiara di volere la pace, ma poi continua a rifornire l’Ucraina di armi e consiglieri.  Prima afferma che la Crimea non ritornerà in mano agli Ucraini e adesso afferma che la Russia intende occupare tutta l’Ucraina, cosa che nessuna evidenza suggerisce. In altre parole, adesso Trump, che aveva iniziato un processo di riavvicinamento a Mosca, segue la scia degli imbecilli che agitano il fantasma di un’invasione russa dell’Europa.

        Tutti insomma fanno finta di ignorare che il conflitto è stato innescato e stimolato dalla politica espansionistica della NATO e dalla patologia russofobia americana. I propositi di pace e di mediazione americani sono pertanto a dir poco inconsistenti e sfrontati. Ugualmente sfrontato è ovviamente  il famigerato piratesco accordo per lo sfruttamento (rapina compensatoria) delle materie prime dell’Ucraina. Piccolo particolare: i territori più ricchi di tali risorse si trovano proprio nel Donbass occupato e rivendicato da Mosca. Difficile immaginare che i Russi restituiscano tale territorio e la Crimea dopo aver tanto penato.

       Anche se esistono altri fronti di tensione geopolitica (vedi Cina, Gaza, Iran, e ultimamente India e Pakistan), per una fatale commistione di cause e incroci, il conflitto ucraino è tuttavia significativo, essendo diventato la cartina di tornasole del degrado europeo e di atavici nodi che risalgono alla Guerra Fredda e che ora riemergono.

       Il totalitarismo sempre meno travestito che caratterizza la UE e le sue arroganti e implausibili comparse, la continuata esistenza di un organismo artificiale e sempre più assurdo (la NATO), le velleità e incoerenze di Donald Trump e la sua sempre più evidente mancanza di strategia favoreggiano il teatro del già menzionato commediante Zelenski e del suo entourage di marca nazista. Ciò che poteva concludersi in maniera quasi indolore nell’aprile del 2022 e che invece ha proseguito in una scia di sangue, grazie al faccendiere clown a nome Boris Johnson, è diventato da tempo la fossa economica e morale dell’Europa e un cinico escamotage utilizzato da Bruxelles e da Londra per coprire e mascherare altri intenti e altri problemi.

       La difesa dell’Ucraina, la cui endemica corruzione e fanatismo nazionalista sono opportunamente cancellate dalla rettorica ufficiale, serve in realtà a stornare l’attenzione dai problemi interni di varie capitali.

      Agitando la bandiera delle sanzioni “all’aggressore russo”, Bruxelles  cerca così di mascherare il suo regime sempre più autoritario e fagocitante e di legittimare direttive sempre più demenziali e devastanti. Lo stesso vale per Londra, Parigi e Berlino, che sfruttano il conflitto ucraino per oscurare fastidiosi problemi interni, dalla crisi economica e sociale alla progressiva e strisciante islamizzazione favorita anche da un’irresponsabile politica immigratoria. Sarebbe comunque ingenuo trascurare anche non pubblicizzate aspettative di fruttuose partecipazioni alle ricchezze minerarie e agricole dell’Ucraina. Se ci ha pensato Donald Trump, perché credere che gli Europei siano meno avidi?

       La banale conclusione è che le promesse di accessione dell’Ucraina alla NATO e alla stessa UE furono quanto di più scervellato si poteva immaginare. Il relativo piano di inserimento nella NATO confermava l’ottusa aggressività di quest’ultima, mentre quello nella UE autorizzava un patetico suicidio economico di gran lunga superiore al salasso finanziario e al mare di miliardi che la UE ha già sperperato in Ucraina. Uno scandalo inqualificabile. Ancora oggi, i gregari dell’abbaglio ucraino non solo visitano Kiev, ma continuano a giurare sul suo futuro ingresso nella UE ed a elargire ulteriori aiuti miliardari provenienti dalle tasche dei cittadini europei.

      Nello stesso tempo, per qualche incomprensibile meccanismo, sembra che i membri più aggressivi della UE, vedi la Germania, soffrano di un inguaribile masochismo. Solo così è possibile interpretare la passata gestione di Olav Scholz, che accettò senza fiatare la distruzione del Nord Stream e quindi dell’ossigeno a buon mercato che aveva tenuto in piedi la locomotiva industriale tedesca.

      Adesso, non contenti del conseguente disastro economico, i vincitori delle ultime elezioni hanno formato un’alleanza proprio con lo stesso partito che ha sigillato il deragliamento dell’economia tedesca. Bisogna quindi essere masochisti o solo in malafede per insistere sulla politica pro-Ucraina di  Olav Scholz. Anzichè concentrarsi sulla crisi economica e interrompere gli aiuti militari verso Kiev, il successore Merz promette armi più sofisticate e annuncia un gigantesco piano di riarmo (fondato sull’indebitamento ad oltranza). Il piano evoca irresistibilmente gli inquietanti scenari di una Germania armata fino ai denti delle due guerre mondiali. Nuove elezioni, nuovo Cancelliere, ma nulla è cambiato, salvo l’accusa di “estremismo” per il partito di opposizione, le cui colpe, a quanto pare, sembrano essere il rigetto dell’immigrazione selvaggia, la presa di distanze dalla EU e dalla NATO e la difesa dell’autonomia nazionale.

        Certo, manifestazioni di stanchezza nei confronti dell’Ucraina e di opposizione alle fregole armigere di Bruxelles sono avvenute in Francia, Germania e Olanda. Certo Rumeni, Serbi, Cechi, Slovacchi e Ungheresi non soffrono della stessa isteria russofoba anglo-franco-tedesca né si prestano ad assecondare le pretese di supremazia della UE.

       Nonostante la tanto conclamata democrazia, tuttavia la maggioranza prevale e il dissenso ha, almeno per il momento, poca voce in capitolo a ovest dell’Europa. Anzi, viene pesantemente ammonito. Ecco così Serbia e Slovacchia addirittura minacciate di pesanti ritorsioni a causa della loro partecipazione a Mosca per la celebrazione della vittoria sul Nazismo.

      Paradossalmente, bisognerebbe quasi ringraziare l’implausibile “responsabile” (?)  della politica estera della UE, Kaja Kallas, per le sue minacce. Esse sono l’eloquente conferma dell’arroganza, autoritarismo e sopraffazione che ormai i dirigenti di Bruxelles non nascondono più. Magari ciò servirà a svegliare tutti quelli che ancora dormono e sopportano un organismo che rappresenta sempre meno gli interessi e l’eredità delle nazioni europee.

      Il quadro prima sommariamente accennato è dunque intessuto di miopie e stravolgimenti vari.

      Il confronto con alcune banali osservazioni mostra fino a che punto l’Europa sia vittima di un gigantesco abbaglio e di una colossale mistificazione.

      Senza la NATO, non vi sarebbeconflitto ucraino. Senza la UE, non vi sarebbero state sanzioni e supine alternative energetiche (il gas americano costa molto di più di quello russo). Senza le teatrali fratellanze anglo-francesi e l’intervento di faccendieri come Boris Johnson il commediante Zelenski avrebbe da tempo cessato di fare il bullo (di fatto un millantatore criminale) in maglietta verde. Se Donald Trump non fosse un arruffone e fosse più serio e meno schizofrenico, gli Stati Uniti avrebbero cessato ogni aiuto all’Ucraina e avrebbero iniziato a smantellare tutte le loro istallazioni militari, perlomeno in Polonia, Romania e nei Paesi baltici. Nuovamente, il risultato sarebbe stato l’indebolimento e la caduta di un regime che ha solo portato rovine all’Ucraina.

      Mentre quelli sopra accennati rimandano a situazioni ipotetiche, altri elementi sono comunque un dato di fatto e riguardano i territori teatro del conflitto.

      Troppi fanno finta di ignorare che la tanto discussa Crimea non è ha MAI fatto parte dello sviluppo storico dell’Ucraina e che prima dei due secoli di dominio russo essa fu popolata per secoli da Tartari, Khazari e altre popolazioni ma NON da Ucraini. I pochi decenni di regalo di Krushev non legittimano insomma le pretese di nazionalità ucraina della Crimea. Fra l’altro, una sua nuova eventuale cessione, oltre che storicamente ed etnicamente assurda, sarebbe un macroscopico errore geopolitico, un non senso. La storia della Russia si incrocia da secoli con il Mar Nero e col tentativo di aprirsi una via verso il Mediterraneo tramite appunto la Crimea. Per secoli, la Gran Bretagna fece del sui meglio per deragliare tali aspirazioni, sostenendo e mantenendo in vita l’Impero Ottomano. Il risultato, infelice come molti altri progetti britannici – vedi Cipro, la Palestina, il Subcontinente indiano, etc. – lo si vede nel risorto espansionismo turco di Recep Erdogan.

     Analoghe considerazioni valgono per il Donbass, etnicamente e linguisticamente in prevalenza russo. Se quindi tali fattori etnici e linguistici valgono per luoghi come il Kossovo, il Montenegro, la Slovacchia e hanno fra l’altro legittimato la dissoluzione dell’ex- Jugoslavia, come mai essi non valgono per il Donbass?

    In altre parole, il conflitto ucraino e le sue derive sono frutto di annose cancrene e di una stupefacente mistificazione dei fatti.

    L’affannosa solidarietà dei cosiddetti “volenterosi” è una farsa pietosa e in malafede.

12 maggio 2025

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