Il premier Orbán spaventa Kiev e le burocrazie Ue

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Il 2024 rischia di essere per la democrazia una anno drammatico

Il 2024 rischia di essere l’anno più tumultuoso d’Europa. A livello politico, si intende (o almeno si spera), e non solo perché le prossime elezioni del 6-9 giugno rischiano di innescare una campagna elettorale di grande portata e successivi profondi cambiamenti a Bruxelles, ma perché è già in queste settimane che si decidono le candidature e i possibili schieramenti (...) Il voto di giugno sarà per una volta fondamentale e probabilmente molto più partecipato del passato, quando le elezioni europee non godevano di grande attenzione ed i votanti erano sempre relativamente pochi (...) L'UE è scossa dal profondo ed è proprio dal voto di giugno che potrebbe venire un temuto tsunami per l'euroburocratico potere che di fatto si è progressivamente consolidato a Bruxelles. Il commento di Marco Zacchera su il Sussidiario.

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Charles Michel lascia la presidenza del Consiglio Europeo

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Strane dimissioni di Michel dalla presidenza del Consiglio europeo

Charles Michel, il belga presidente del consiglio europeo, annuncia le sue dimissioni anticipate dalla carica. Motivo? Candidarsi alle prossime elezioni europee al fine di “perseguire la propria carriera politica come Mep”. Semplice membro del Parlamento (...) Che succederà adessora? In caso di miracoli, tutto tornerà alla normalità. Ma nell'eventualità di un mancato accordo, il Regolamento del Consiglio europeo (articolo 2.4) parla chiaro: nell'ipotesi di defezione del Presidente per un qualsiasi motivo, ad assumerne le funzioni sino alla nomina del nuovo responsabile è il capo di governo del Paese che ha la presidenza semestrale del Consiglio. Che nel caso specifico spetta all'Ungheria. Ed ecco allora spuntare il nome di Viktor Orban, da molti considerato l'avatar di Vladimir Putin.

 

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L’Italia e l’Ue devono prendere le distanze da Orbán

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L'Ungheria e l'Unione Europea, sempre pù lontane

Meloni deve dire che è il momento di avere un’Europa più omogenea e veloce, che prende decisioni a maggioranza. Non può continuare a rimanerne impantanata in uno stato di ambiguità. Ora che ha perso l’alleato principale, la Polonia di Matuesz Morawiecki e Jarosław Kaczyński, non può puntare su Orbán che guarda verso Mosca. I voti ungheresi alle Europee non le serviranno per entrare nel futuro governo di Bruxelles. Anzi le saranno di impaccio. Non è più tempo di fare tante parti nella commedia europea dove si gioca il futuro del governo. Ha tanti problemi con la riforma del Patto di stabilità, con il debito pubblico che cresce, con Bankitalia che vede nubi nere all’orizzonte. La famiglia politica dei Conservatori rischia seriamente di arrivare stremata alla metà del voto. Non perda tempo con Orbán e Salvini. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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