La “trappola” di Big Oil può far male a Russia, Cina e India

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La guerra sulle fonti energetiche fanno male a Vladimir

Gli Stati Uniti si avviano a rifornire i Paesi europei con 15 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto, che entro il 2030 dovranno arrivare a 50 miliardi (...) La Russia e tutti i paesi produttori di idrocarburi potrebbero pagare a caro prezzo la loro incapacità di diversificare le proprie economie e ridurre la loro dipendenza dalle esportazioni di petrolio e gas. Il commento di Andrea Pomella su il Sussidiario.

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Armiamoci e partite

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Da mesi a questa parte, il vezzo di molti uomini politici di promuovere disastri e sciagure all’insegna del noto “Armiamoci e partite” ha assunto dimensioni crescenti e per così dire sovranazionali. Dopo i quasi giornalieri inviti del Presidente americano agli Europei a moltiplicare le sanzioni e ad abbandonare il gas e petrolio russi in cambio di quello americano (più caro), sono arrivati il benvenuto, da parte della (ir)responsabile  della politica estera britannica  Linda Truss,  a quanti cittadini britannici volessero andare a fare gli eroi in Ucraina, cosicchè alcuni, seguendo tanto nobile invito, si sono fatti anche ammazzare. Più realista del re, vi è poi la Presidentessa della UE, che ha sollecitato i Paesi membri nonchè il Giappone e l’India a cessare del tutto le loro importazioni di greggio e gas dalla Russia.

       Sembra di capire che le ineluttabili conseguenze economiche e umane di simili invìti suicidi non abbiano occupato gran che il retrobottega mentale dei suddetti personaggi. Già, perché invitare gli altri a buttarsi da un grattacielo non costa nulla. Fortunatamente, prima l’Ungheria e poi l’India e ora anche il Giappone hanno segnalato che non intendono privarsi del petrolio e del gas russi necessari alla loro sopravvivenza economica.

      Alla succitata schiera di “Pericoli Pubblici” solidali ai diktat americani si è unito in Italia anche il segretario del Pd, Enrico Letta, il quale, in un’intervista rilasciata al Corriere della sera, sembra che abbia trovato le soluzioni al problema. Dopo aver definito “ottima” l’elemosina dei 200 euro per l’energia – in confronto ai 40 euro della Grecia, elargiti allo stesso scopo, il miserando assegno italico sembra una generosità! – il segretario in questione ha inoltre riaffermato una “piena condivisione dell’alleanza atlantica”, considerando quindi “ineccepibile il sostegno americano all’Ucraina”. Siamo ai confini fra la preistoria, la mitologia e gli slogans. Quanti continueranno  dunque a sciorinare nozioni ammuffite fraudolente con aria impettita? Fra l’altro egli ha disinvoltamente dimenticato che già da anni gli Stati Uniti stavano inviando massicci aiuti militari l’Ucraina, e quindi ben prima dell’invasione russa. A che titolo lo facevano?

      Lo stesso non ha inoltre lesinato consigli e inviti, uno più cervellotico dell’altro. Ha infatti sostenuto che è necessaria “una confederazione europea che accolga subito non solo l’Ucraina ma anche Moldavia, Georgia, Macedonia del nord, Albania e Serbia”. Cosa c’entra la Georgia con l’Europa? E perché non anche La Turchia, il Marocco o la Tunisia, visto che sono più vicini?  E come mai il “subito”, quando molti altri Paesi europei hanno dovuto attendere anni per entrare nella UE? Inoltre,  se la confederazione dovrebbe accogliere l’Ucraina, perché non anche la Russia? Quale sarebbe infatti la differenza fra le due nazioni? Forse egli considera la Russia un Paese asiatico. O magari semplicemente un Paese di cattivi. Non si sa. Il caos dello scenario non necessita commenti.

       Poiché la NATO non è stata menzionata, vi è da supporre che il cambiamento riguardi solo la UE. Come dire che, oltre a mantenere nell’armadio scheletri inutili, viene anche proposto di sostituire un’organizzazione ormai sempre più confusa con un’altra ancora meno credibile. Guai a rubare la fantasia ai romanzieri.

      L’invito più surreale è però rappresentato da quello che anche l’Italia debba cessare ogni importazione di gas e petrolio russo. Ma non c’è da disperarsi: gli ovvi problemi di asfissia energetica per una nazione particolarmente dipendente dalle importazioni dalla Russia come l’Italia  sarebbero affrontati con “un razionamento energetico” (sic).

      Come dire che gli Italiani dovrebbero stringere la cinghia a causa di eventi e disastrose manovre di terzi in cui essa non c’entra nulla. E’ ovvio che il termine “manovre” si riferisce all’ossessione di tenere in piedi la NATO, al mancato rispetto del Minsk 2 e alla guerra per procura degli Stati Uniti contro la Russia, che tutti fanno finta che sia una guerra fra Ucraina e Russia.

      La disinvolta leggerezza di tali inviti la dice lunga sull’irresponsabilità  e sulle (in)capacità mentali  di molti uomini politici, degni cugini di un altro incendiario a nome Jens Stoltenberg, anche lui dell’armata “Armiamoci e partite” e opportunamente definito “analfabeta di ritorno” dal sindaco di Napoli, Vincenzo De Luca.

     Controprova ufficiale dello strisciante stravolgimento e inossidabile ipocrisia che ormai caratterizzano i fatti ucraini è del resto il discorso tenuto il 3 maggio a Strasburgo dal Primo Ministro italiano. Egli ha parlato di quasi tutto, dal federalismo pragmatico al gas e alla pace, inclusi Bretton Woods, i rifugiati, il grano, l’inflazione, il partenariato, ecc. ecc. Una vera e propria enciclopedia tematica il cui preambolo sarebbe la frase “Proteggere l’Ucraina vuol dire proteggere noi stessi”. Una classica espressione da marketing, pittoresca e nobilitante, che in realtà lascia nell’ombra il succo della questione. In tutto questo diluvio di parole, infatti, non una menzione, neanche di elogio, della NATO. Sembrerebbe che la difesa in atto dell’Ucraina sia condotta dalla UE e dai suoi membri. Proprio la curiosa assenza di qualsiasi riferimento al ruolo della NATO nei confronti dell’Ucraina, come se non esistesse, suona inconcepibile e tradisce l’ipocrisia di fondo del discorso, che menziona tutto salvo il vero contesto che fa da sfondo alle vicende ucraine.

      Comparate con le disinvolte e pericolose sollecitazioni sopra menzionate e con le suddette ipocrisie, come suonano a questo punto più saggi, onesti e permeati di buon senso alcuni giudizi espressi non da un uomo politico ma da un imprenditore! In un’intervista rilasciata a La7, Carlo De Benedetti ha infatti offerto una lettura ben più assennata e realistica dell’attuale scenario connesso all’Ucraina.

      Stralciando e condensando, De Benedetti ha infatti affermato che se Biden vuol fare la guerra alla Russia tramite l’Ucraina, questo è affare suo. L’Italia non può e non deve seguirlo. Inoltre, secondo lui, la NATO oggi non ha più senso e quindi tanto vale che gli Europei si assumano la responsabilità della propria sicurezza. Quanti uomini politici europei hanno il coraggio e la lucidità di esprimere in poche parole queste brutali verità?

      De Benedetti ha poi anche fatto un’interessante e insolita annotazione a proposito dell’effettiva capacità militare ed economica della Russia, affermando che il Pil di quest’ultima è inferiore a quello della Spagna e che il suo esercito non ha dato prove di efficacia. Tutti sappiamo bene, - ha inoltre affermato - che non è la Russia il vero pericolo, anche se in realtà non è affatto chiaro a chi si riferisse.

   Sul Pil russo in ogni caso si sbagliava Esso è di qualche centinaia di miliardi superiore a quello spagnolo. Quello che più conta è che esso è la metà di quello tedesco ed addirittura inferiore per 400 miliardi a quello italiano. Ovviamente, le risorse energetiche e di materie prime della Russia non hanno confronti con quelle dei Paesi appena menzionati e ciò rende molto relativi i dati del Pil.

       Dettagli numerici a parte, De Benedetti ha comunque messo il dito su un fattore che mette seriamente in dubbio l’immagine di un nemico potentissimo (la Russia) e pronto ad ingoiare Paesi interi, isteria promossa anche dal sempre meno convincente Presidente mediatico Zelensky. Non contento di aver offeso la Germania che gli invia aiuti, rifiutando di ricevere il Presidente tedesco, adesso egli ha anche suscitato le indignate proteste del Giappone, permettendo che circolasse un video propagandistico dove assieme a Mussolini e a Hiler appare anche l’ex- imperatore del Giappone Hirohito, tuttora venerato dai Giapponesi. La verità è che questo disastro ucraino e i suoi morti sono sempre più sommersi da equivoci, da dubbi patrocinatori della pace e da altrettanto torbide manipolazioni che vorrebbero dei carnefici da una parte e degli agnelli dall’altra, con le demi-vierges in soccorso di questi ultimi.

       Rimane tuttora da dimostrare che la Russia avesse o abbia interesse a riannettere l’Ucraina in quanto tale e ancor meno ad invadere altri Paesi. L’Afghanistan insegna. Il fatto sorprendente non è tanto l’assurdità di simili fantasie quanto la facilità con cui esse sono propinate e trangugiate.

       Cosa sta comunque dietro il citato ridimensionamento della potenza economica della Russia? Banalmente, il fatto che almeno dal 1990 in poi la potenza economico-militare di quest’ultima e quindi l’eventuale pericolo per la sicurezza europea sono stati artatamente ingigantiti. Ciò rende ancora più irragionevole e ipocrita l’espansione della NATO e la sua comatosa sopravvivenza. Perché quindi questo ostinato e astioso tentativo di distruggere economicamente un Paese che potrebbe essere al contrario il reale e più logico alleato dell’Europa? E’ quasi sicuro che a molti queste considerazioni potranno apparire scandalosamente filo-russe e per così dire blasfeme.... In realtà, qui non si tratta di amori o simpatie russe. E’ caso mai la stessa fredda geopolitica a rendere logica una simile prospettiva. Considerare come degli alleati appropriati gli Stati Uniti, il Canada o l’Australia, che sono Paesi lontani molte migliaia di chilometri, e rigettare la nozione di un alleato più vicino sia geograficamente che culturalmente, ciò sfida il buon senso e l’intelligenza. In questo colossale equivoco intriso di pregiudizi e sospetti di lunga data c’entra evidentemente l’influenza di una Gran Bretagna che non si sa bene da che parte sta.

      In sostanza, anche una persona di media intelligenza capirebbe che il copione propinato alle masse in merito alle vicende ucraine è fraudolento.

      Antonello Catani, 13 maggio 2022

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Le ipocrisie e le falsificazioni della storia

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      Finchè certe affermazioni o opinioni mistificanti provengono dalla bocca di una persona qualsiasi, senza nessuna esperienza o ruolo pubblico, le si può al massimo compatire come manifestazioni di ignoranza. Se invece provengono da degli uomini politici, per di più con incarichi di tipo diplomatico, la responsabilità delle affermazioni è ben più grave.

     E’ il caso di varie dichiarazioni a proposito dell’Ucraina, rilasciate recentemente dalla senatrice italiana Emma Bonino, già ministro degli esteri nel 2013, che si allineano alla retorica dilagante e che continuano a legittimare e quindi a diffondere l’omertà nonché disinvolti stravolgimenti dei fatti.

    Le dichiarazioni non brillano per originalità e vanno dalla conclamata “annessione” russa della Crimea all’innocenza della NATO che, secondo la Senatrice, non avrebbe affatto mire aggressive nei confronti della Russia. Ovvero, i timori di Putin riguardo all’espansione sarebbero “un alibi” (sic). Il copione degli innocenti da una parte e del cattivo dall’altra, senza neanche un minimo di grigio, è patetico e degno al massimo di un romanzo d'appendice. E pensare che la senatrice in questione continua a detenere cariche delicate e che ha un'esperienza diplomatica! Purtroppo, la maggior parte del pubblico è distratto, ha problemi di bollette della luce, del gas, dell’affitto, dei figli da mantenere e non ha evidentemente il tempo di verificare e controllare retoriche e slogans di questo tipo. Risultato: chi sta sul podio o sulla “poltrona” si sente in dovere di dire quello che gli pare. La Televisione e il filtro dei mass-media sono una sorta di scatola magica da cui escono proiezioni che ipnotizzano i creduli. Le Sibille e gli Oracoli dei tempi moderni.

     Limitiamoci ai due punti sopra-menzionati, giusto per non approfittare della pazienza di chi legge. 

     Incominciamo dal cosiddetto “alibi”.

     La psicologia conta. Alcuni eventi lasciano tracce nella memoria collettiva. L’ossessivo e malevolo accerchiamento NATO della Russia è un dato di fatto ed è lampante, salvo che  per gli ipocriti da una parte e per i mentalmente anemici dall’altra. Meno noto, il particolare che per secoli le minacce e invasioni della Russia avvennero proprio da est, attraverso l’Ucraina. Polacchi e Lituani riuniti  - era ancora il tempo del Commonwealth Lituano-Polacco - penetrano in Russia nel 1611 ed arrivano fino a Mosca, da dove saranno ricacciati. Nuovamente, sempre attraverso i territori a nord dell’Ucraina, oggi chiamati Belarus, Carlo XII di Svezia invade la Russia nel 1700. Invasione fallita, perché i Russi adottano la tattica della terra bruciata e continuamente si ritirano. Ci riprova Napoleone nel 1812, seguito a distanza di un secolo da Hitler nel 1941. Sempre dall’Ucraina…

     A parte l’invasione mongola che peraltro avvenne molti secoli fa, la Russia non dovette mai proteggersi né da est né da sud. Gli Ottomani non ebbero infatti la forza di spingersi in alto fino alla Moscovia.

     In altre parole, con le sue pianure facili da attraversare, l’Ucraina è stata da secoli il ventre molle del sistema difensivo geografico della Russia, cosa che spiega il nervosismo di Mosca negli ultimi decenni di espansione NATO e il definitivo precipitare della crisi. Chi continua a sottovalutare questi aspetti geopolitici appartiene probabilmente alla razza degli struzzi (ma si tratta di un eufemismo). Il chiacchericcio del giornalismo prezzolato e dei laudatores temporis acti sta ora evocando i biechi disegni di resurrezione dell’Unione Sovietica da parte del "nuovo zar" (alias Vladimir Putin). Non potrebbe esserci una corbelleria più grande. La Russia non ha nessun interesse ad ingrandirsi e ad annettere l’Ucraina o altri stati contigui a est, visto che così si ritroverebbe sul muso i missili della NATO, che è precisamente ciò che vuole evitare. Semmai, vuole un’Ucraina neutrale. Un cuscinetto. Vista con occhio spassionato, la logica dell’invasione dell’Ucraina sta tutta nel tentativo di prevenire istallazioni militari ostili nel suo territorio. E questa non è un'illazione o un'ipotesi: è già avvenuto in Romania e Polonia.

       Una quantità di studiosi e uomini politici americani, più onesti e saggi dei loro colleghi, misero in guardia le varie Amministrazioni dalla forsennata e paranoica espansione  della NATO a est degli ultimi decenni, ma senza risultato. Per questo, le responsabilità di questa guerra assurda e inutile vanno distribuite in parti ineguali fra Washington  - la fetta più grossa - Mosca, Bruxelles e anche Kiev, che è stata al gioco per anni. Essa non sarebbe mai iniziata, se non vi fosse stata nessuna NATO a fomentarla e che fra l’altro non si decide a defungere. Dal suo salvifico funerale - ojalà, direbbero gli Spagnoli - con tanto di previo divorzio atlantico, potrebbe nascere un’Europa nuova e migliore, perché più libera, e magari un matrimonio meno assurdo e più logico di quanto molti non pensino: una “federazione euro-russa”. La geografia, la storia, la cultura e l’economia la richiamano irresistibilmente. Il matrimonio atlantico in vigore non poteva essere più cervellotico e senza reali affinità.     

        E’ probabile che l’ipotesi sopra formulata rimanga per il momento solo un’utopia, ma  è sempre bene sperare. In fin dei conti, ora che fortunatamente il Comunismo con le sue cappe di piombo e i suoi fanatismi è scomparso in Russia, per quale motivo gli Europei dovrebbero respingere un vicino di casa dopo aver convissuto more uxorio per 70 anni con qualcun altro dall’altra parte dell’oceano? Molti trascurano il fatto che gli irrigidimenti della Russia dal punto di vista istituzionale e della libertà di espressione sono influenzati in modo difficilmente sotto-stimabile dalle continue campagne anti-russe e anti-regime degli ultimi decenni. L’animale cacciato si chiude a riccio e i suoi aculei diventano più taglienti o ringhia. Una questione di biologia prima che di autocrazia. Paradossalmente, il vero problema starebbe nel guadagnare la mano e la fiducia della donzella per decenni (o secoli?) vilipesa e guardata con sospetto. A questo proposito, l'avverso e secolare ruolo della Gran Bretagna è stato nefasto. 

       In ogni caso, i moralisti e gli ipocriti che ora stanno lanciando lo slogan di un “Putin criminale di guerra” farebbero bene a esaminare i panni infinitamente più sporchi dei pseudo-agnelli di turno. Tutti dimenticano che l'invasione americana dell'Iraq fu una vera e propria aggressione senza motivo di uno Stato sovrano e e avvenne senza il consenso dell'ONU. Come se quindi non bastassero i disastri e le immani rovine provocate in Iraq e Libya, è di questi giorni la notizia, sempre più attendibile e non smentita dagli stessi Stati Uniti, che in Ucraina esistono misteriosi laboratori batteriologici sotto la supervisione americana. L’ubiquità di questa nazione è prodigiosa! Non è escluso che possieda basi anche nel deserto del Kalahari. Come mai gli Stati Uniti si sono precipitati a gettare grido di allarme riguardo alla possibilità che i Russi se ne impadroniscano? Se sono dei laboratori innocenti, perché preoccuparsi, se cadono in mano a costoro?

       Un’altra recente notizia, diffusa non dai Russi ma dal Times e dal New York Times, riguarda la neanche tanto inattesa rivelazione che per anni il cosiddetto Talon Anvil, una speciale unità dell’esercito americano, oltre ai guerriglieri dell’ISIS, bombardava a piacere anche i civili in Siria e in Iraq. Quanti furono i morti? Nessuno lo sa di preciso o lo dice, ma le stime vanno dai 1400 ai 13.000.

       Nessun furore collettivo in proposito. Nessuna sanzione. Niente melodrammatiche manifestazioni di solidarietà. La Senatrice non ne parla. Due pesi, due misure.

      Il secondo punto, peraltro esemplare e che la dice lunga sulla paranoia in atto, riguarda il noioso ed esilarante ritornello della fantomatica “annessione” della Crimea.   

     Se ci si prende il disturbo di sfogliare qualche libro di storia, apparirà subito chiaro che il ritornello, lanciato vari anni fa e che continua a cinguettare imperterrito, è un colossale abbaglio nonché una spudorata falsificazione della storia, legittimato in primis dalla classe dirigente Ucraina, che dovrebbe sapere le cose meglio di chiunque e che invece ha soffiato e continua a soffiare sul fuoco con accorata simpatia dell’Europa, che vuole infliggere punizioni economiche anche i gatti russi e non sa che esiste un implacabile Convitato Di Pietra: la globalizzazione con le sue camere comunicanti. Di solito i burocrati e i pseudo-uomini politici dilettanti e improvvisati provocano disastri.

     Cosa c’entrano storicamente, geograficamente ed etnicamente gli Ucraini con la Crimea? NIENTE.

     La banale verità è infatti che la Crimea non ha mai fatto parte delle terre storiche del Principato di Kiev, chiamato un tempo Rutenia e corrispondente in parte all’odierna Ucraina. Il cuore del Principato fu sempre verso il Baltico, con oscillanti estensioni e riduzioni a est e a ovest, ma mai a sud. I territori prospicienti il Mar Nero, e quindi la Crimea, furono sempre occupati da popolazioni turche provenienti dall’Asia centrale, come i Cumani, i Khazari o i Peceneghi. Dopo le invasioni mongole del XIII secolo, che siglarono il crollo del Principato, furono poi i Tartari a insediarsi definitivamente nella penisola, fondandovi uno Stato (il Khanato di Crimea) vassallo dell’Impero Ottomano e che durò dal 1441 fino al 1782. Sconfitti i Tartari e diventata territorio russo dal 1785, dopo la rivoluzione la Crimea sarebbe poi diventata una piccola repubblica autonoma all’interno dell’Unione Sovietica. Insomma, nessun passato nazionale ucraino. Nessun giustificante irredentismo etnico-geografico. Come noto, nel 1954, sostanzialmente motu proprio, la Crimea fu tuttavia trasferita all’Ucraina. Perché? Come si fa a cedere una repubblica come se fosse un mobile?

      Come mai Chruscev prese tale balzana decisione, ritenuta dallo stesso Gorbaciov un errore, rimane insomma un mistero, visto che già nel 1937, la popolazione ucraina propriamente detta della Crimea era pari solo al 10% (!), rispetto al 23% di Tartari e al 42% di Russi, percentuale, quest’ultima, poi destinata ad aumentare massicciamente nei decenni successivi. Il mistero s’infittisce ancora di più, considerando l’importanza strategica della penisola, con i suoi porti che vigilano sul Mar Nero nato-izzato a sud, e le sue reminiscenze eroiche (il sanguinoso assedio e poi distruzione di Sebastopoli nel 1855). Insomma, una stupidaggine senza né capo né coda. Chi l’ha detto che gli uomini politici non ne commettono? Ovviamente, Chruscev non poteva neanche immaginare che i ricevitori del regalo avrebbero un giorno brigato per allearsi con nazioni palesemente ostili alla Russia.

       Questi i numeri e questi i dati.

       Il referendum del 2014 con l’83% di preferenze per il ricongiungimento con la Russia, è insomma l’ovvio e prevedibile ritorno a un'identificazione territoriale storicamente ed etnicamente più fedele.

       Cos’altro è dunque l’ostinata insistenza sulla presunta annessione dell’Ucraina se non una goffa e pretestuosa falsificazione della storia?

       Antonello Catani, 18 marzo 2022

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