Le colpe dei governi (e quelle degli italiani)

Gli italiani hanno paura e mostrano una scarsa propensione a spendere. Queste paure non sono campate per aria, hanno un fondamento abbastanza preciso. Quel fondamento è la politica della casa, forse l’unica cosa importante che accomuna gli ultimi tre governi (Monti, Letta e Renzi). Il valore dell’abitazione, infatti, non solo è un elemento di tranquillità economica, ma è una delle determinanti cruciali che sostengono i consumi e la propensione a indebitarsi per consumare (una stima della Banca d’Italia di qualche anno fa quantificava in 25 miliardi l’impatto sui consumi di una variazione di 1000 miliardi del valore del patrimonio immobiliare). I governi Monti, Letta e Renzi per raccogliere 10-15 miliardi di tasse in più hanno abbattuto il valore del patrimonio immobiliare degli italiani di un ammontare che è difficile da stimare con precisione, ma che certamente è di un altro ordine di grandezza, diciamo almeno 30 volte maggiore (ricordiamo, giusto per dare un'idea, che il patrimonio immobiliare degli italiani si aggirava sui 5 mila miliardi nel 2007, e da allora è diminuito di almeno 1000 miliardi)Così Luca Ricolfi su La Stampa.

Gli errori degli ultimi governi

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Caro Renzi, non ci siamo ancora

Incredibile leggerezza e confusione del nostro premier: la nave Italia affonda, i passeggeri si dibattono fra i flutti, le scialuppe di salvataggio non bastano a recuperare tutti, il comandante (Schettino-Renzi...?) appassionatamente discutendo come sostituire la vecchia radio di bordo con un modernissimo, e sicuramente utilissimo in futuro, sistema di navigazione satellitare. Il secondo ingrediente, spesso imputato a Tremonti ma evidentemente molto radicato nella mentalità del Paese, è l’idea che buona parte dei nostri guai economici vengano dall’esterno e che, di conseguenza, anche la nostra salvezza sia destinata a venire da fuori. E’ l’Europa che impone l’austerità, è l’euro che è sopravvalutato e frena le nostre esportazioni, è la congiuntura nell’eurozona che è in ritardo.  Così Luca Ricolfi su La Stampa.

Renzi premier, le promesse a vuoto e la rivincita dei numeri

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Forse il premier deve cambiare registro, se vuole restare a Palazzo Chigi

Di tutti i premier della seconda Repubblica (e forse anche della prima) Renzi è quello che mostra il minore rispetto, per non dire il maggiore disprezzo, per qualità come l’esperienza, la competenza, la preparazione tecnica e culturale. E, simmetricamente, è il premier che con più spregiudicatezza ha puntato sulla fedeltà e l’appartenenza come criteri di selezione della classe dirigente.  Così Luca Ricolfi su La Stampa.

Renzi bifronte: a parole (promesse) va, ma i fatti? Latitano...

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