Il multipolarismo: Stati Uniti e Cina si parlano

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Stati Uniti (Biden) e Cina (Xi) si parlano. Finalmente!

L’incontro tra Joe Biden e Xi Jinping è un segno di pace mentre il mondo brucia nelle fiamme della guerra. È un’importante conferma della speranza suscitata dal loro primo incontro in presenza esattamente un anno fa, a Bali, che fece balenare l’uscita dall’incubo di una nuova guerra fredda. Il mondo non ha certo bisogno di una contrapposizione tra le due più grandi potenze che potrebbe portare a esiti devastanti: incontrandosi di nuovo, Biden e Xi mostrano che è possibile un bipolarismo responsabile tra Usa e Cina pur dentro un multipolarismo ormai irreversibile.

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Pechino insiste sulla Via della Seta, Roma ha già deciso?

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Messaggio a Xi, addio alla Via della Seta!

Sulla Via della Seta la linea del governo è chiara: non è necessario aderire al grande progetto geopolitico di Xi Jinping per avere relazioni commerciali con Pechino. Per due ragioni: nonostante sia l’unico Paese del G7 ad aver firmato il memorandum, l’Italia non ha strappato grandi accordi commerciali come invece fatto da Francia e Germania; il rapporto commerciale non è mai decollato, con l’export italiano in Cina che è cresciuto ma senza l’accelerazione promessa (da 13 miliardi nel 2019 a 16,4 nel 2022) mentre le importazioni di merce cinese in Italia sono aumentate incredibilmente (dai 31,7 miliardi del 2019 ai 57,5 del 2022). Il commento di Gabriele Carrer ed Emanuele Rossi su Formiche

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Il doppio risiko dell’Italia per “staccarsi” dalla Cina

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È addio per la Via della Seta? Sarà in grado la Meloni di sfidare Xi?

Nel G7 di Hiroshima ha fatto irruzione naturalmente la guerra in Europa e la presenza di Zelensky ha fatto parlare addirittura di un G8 con l’Ucraina al posto della Russia. Ma il vero convitato di pietra è Xi Jinping. Mai così evidente è apparso il disallineamento tra la Cina e gli Stati Uniti. Tanto che parallelamente si è svolto un summit alternativo nell’antica capitale cinese Xian, la cui ambizione è quella di creare un’alleanza strategica con le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale: Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Un rapporto sigillato da una dichiarazione solenne con un piano per il futuro. La Cina avanza nella sua strategia imperiale e s’allontana sempre più da quello che potremmo chiamare il club delle liberal-democrazie. Il commento di Stefano Cingolani su il Sussidiario.

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