I libri e il fango nella Romagna allagata

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Cosa rimane di una raccolta di libri all'indomani di un'alluvione che ha allagato campi, case, musei, biblioteche, parchi e giardini? Creature fragili, dopo la tempesta d'acqua che li ha travolti, quelli che si sono salvati mostrano i segni sulle forme e i colori con cui li riconoscevamo. Potremmo parlare quasi di una crisi d'identità, o dell'intervento di un chirurgo impazzito che li ha trasformati, rovinando la loro nota fisionomia.

Accartocciati, gonfi, con tracce di fango sui dorsi e qua e là, restituiscono a fatica le storie e il sapere che contenevano, frutto delle idee di romanzieri e pensatori. Musei, teatri, biblioteche e non solo, vittime dell'alluvione di metà maggio, contano i danni. Anche questa è una storia, in parte fatta di cose che non ci sono più e di altre che hanno modificato il loro aspetto conservando la memoria del passato. L'uomo è memoria che si radica sul vissuto individuale e collettivo. L'esposizione I libri e il fango nella Romagna allagata che sarà visibile dall'8 agosto al 24 settembre 2023 al Museo d'Arte Moderna di Bologna, spiegherà attraverso 22 fotografie scattate da Giovanni Zaffagnini l'impatto devastante sui libri della recente alluvione in Romagna.

I volumi messi a disposizione per le foto appartengono alla Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza, alla Biblioteca Comunale Fabrizio Trisi di Lugo e alla Libreria Alfabeta di Lugo. Esse ci mostrano al contempo fragilità e resilienza di ciò che amiamo.

Dalle immagini, nel corso della mostra, sarà realizzata una pubblicazione catalogo edita da Danilo Montanari Editore con prefazione curata da Marco Sangiorgi.

Il ricavato dalla vendita del libro e delle fotografie sarà devoluto alle biblioteche danneggiate dall'alluvione di maggio 2023 in Romagna. Per sostenere la realizzazione del volume è necessario prenotarne l'acquisto presso Danilo Montanari Editore optando fra due diverse offerte: edizione standard (32 pagine, 22 fotografie in quadricromia) al prezzo di € 25, oppure tiratura limitata di 50 copie firmate e numerate con una fotografia originale firmata e numerata dall'autore al prezzo di € 120.

Cosi, l’autore, Giovanni Zaffagnini  parla di questi “ritratti” di libri infangati:
 “Archiviati i momenti riservati alla cronaca in diretta, si avverte l’esigenza di  un approccio diverso, meno frenetico, più riflessivo. Ritratti di libri sopraffatti dal fango, nella morsa di un’agonia lenta e implacabile. Lo sfondo neutro delle immagini non contempla alcun contesto e indica senza indugi  il soggetto prescelto; «quasi abbozzo di scultura» scrive Marco Sangiorgi nella prefazione del volume. Chi gestisce la raccolta dei rifiuti ci informa sul destino riservato ai libri alluvionati: finiranno triturati e macinati nell’ambito del programma di riciclo. Nuova vita dunque? Torneranno libro? O saranno “retrocessi” a carta da pacchi o altro? Queste immagini potrebbero essere le ultime foto-ricordo di libri ancora tali, sebbene deformati e sporchi. Il pensiero mi accompagna fin dal primo scatto; chi ama leggere su carta capirà”.

Chi è Giovanni Zaffagnini?

Giovanni Zaffagnini vive e lavora a Fusignano. Dalle ricerche etnografiche concluse nel corso degli anni ottanta, è passato a una fotografia rivolta prevalentemente ai linguaggi e alla sperimentazione, spesso legata ad altre forme di espressione. Nel 1986, su progetto di Gianni Celati, è stato fra i curatori della mostra itinerante e del volume Traversate del deserto (Ravenna, Essegi Editore); nel 2016 ha curato la mostra e il volume Abitare il deserto (Ravenna, Osservatorio fotografico). Ha esposto i suoi lavori in mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Ha pubblicato monografie con vari editori fra i quali: Charta, Silvana Editoriale, Danilo Montanari, Editrice Quinlan,  Pequod Edizioni. I suoi lavori fanno parte delle collezioni di: Bibliothèque Nationale de France, Paris; Canadian Centre for Architecture, Montreal; Galleria Civica, Modena; Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, Bologna; Archivio Italo Zannier, Venezia; Fondo etno-fotografico G. Zaffagnini, Biblioteca Malatestiana, Cesena.

L’autore sarà presente all’apertura del progetto espositivo al MAMbo martedì 8 agosto dalle h 14.00. L’ingresso è libero negli orari di apertura del museo. 

Patrizia Lazzarin, 4 agosto 2023

Le prenotazioni di acquisto dovranno essere indirizzate Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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In orbita per sviluppare nuovi farmaci

Contro le gravi malattie neurodegenerative. Un esperimento lanciato con successo ieri mercoledì 2 agosto, verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), potrebbe portare ad una conferma del meccanismo di funzionamento di un protocollo del tutto innovativo per lo sviluppo di nuovi farmaci contro gravi malattie neurodegenerative e non solo.

Frutto di una collaborazione internazionale che coinvolge diversi istituti accademici e l’azienda israeliana SpacePharma, l’esperimento ZePrion vede un fondamentale contributo dell’Italia attraverso l’Università Milano-Bicocca, l’Università di Trento, la Fondazione Telethon, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Istituto di biologia e biotecnologia agraria del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Decollato con la missione spaziale robotica di rifornimento NG-19 dalla base di Wallops Island, in Virginia (USA), ZePrion si propone di sfruttare le condizioni di microgravità presenti in orbita per verificare la possibilità di indurre la distruzione di specifiche proteine nella cellula, interferendo con il loro naturale meccanismo di ripiegamento (folding proteico).

 L’arrivo di NG-19 e Zeprion sulla ISS è previsto per venerdì 4 agosto, quando in Italia saranno all’incirca le 8:00.  

Il successo dell’esperimento ZePrion fornirebbe un possibile modo per confermare il meccanismo molecolare alla base di una nuova tecnologia di ricerca farmacologica denominata Pharmacological Protein Inactivation by Folding Intermediate Targeting (PPI-FIT), sviluppata da due ricercatori delle Università Milano-Bicocca, di Trento e dell’INFN. L’approccio PPI-FIT si basa sull’identificazione di piccole molecole, dette ligandi, in grado di unirsi alla proteina che costituisce il bersaglio farmacologico durante il suo processo di ripiegamento spontaneo, evitando così che questa raggiunga la sua forma finale.  

“La capacità di bloccare il ripiegamento di specifiche proteine coinvolte in processi patologici apre la strada allo sviluppo di nuove terapie per malattie attualmente incurabili”, spiega Pietro Faccioli, professore dell’Università Milano-Bicocca, ricercatore dell’INFN, coordinatore dell’esperimento e co-inventore della tecnologia PPI-FIT.  

Un tassello finora mancante per la validazione della tecnologia è la possibilità di ottenere un’immagine ad alta risoluzione del legame tra le piccole molecole terapeutiche e le forme intermedie delle proteine bersaglio (quelle che si manifestano durante il ripiegamento), in grado di confermare in maniera definitiva l’interruzione del processo di ripiegamento stesso. In genere, questo tipo di immagine viene ottenuta analizzando con una tecnica chiamata cristallografia a raggi X cristalli formati dal complesso ligando-proteina. Nel caso degli intermedi proteici, però, gli esperimenti necessari non sono realizzabili all’interno dei laboratori sulla Terra, in quanto la gravità genera effetti che interferiscono con la formazione dei cristalli dei corpuscoli composti da ligando e proteina, quando questa non abbia ancora raggiunto la sua forma definitiva. Questo ha spinto le ricercatrici e i ricercatori della collaborazione ZePrion a sfruttare la condizione di microgravità che la Stazione Spaziale Internazionale mette a disposizione.  

“Esiste infatti chiara evidenza che la mic rogravità presente in orbita fornisca condizioni ideali per la creazione di cristalli di proteine”, illustra Emiliano Biasini, biochimico dell’Università di Trento e altro co-inventore di PPI-FIT, “ma nessun esperimento ha provato fino ad ora a generare cristalli di complessi proteina-ligando in cui la proteina non si trovi in uno stato definitivo”. Esattamente quanto si propone di fare l’esperimento ZePrion, lavorando in modo specifico sulla proteina prionica, balzata tristemente agli onori della cronaca negli anni Novanta durante la crisi del ‘morbo della mucca pazza’. Questa malattia è infatti causata da una forma alterata della proteina prionica chiamata prione, coinvolta in gravi malattie neurodegenerative dette appunto ‘da prioni’ tra le quali

La malattia di Creutzfeld-Jacob o l’insonnia fatale familiare

“Anche grazie al sostegno di Fondazione Telethon, che da sempre supporta le mie ricerche per individuare nuove terapie contro queste malattie, abbiamo l’opportunità di validare del meccanismo di funzionamento della tecnologia PPI-FIT, che potrebbe rappresentare veramente un punto di svolta in questo settore”, aggiunge Biasini.  

“In orbita sarà possibile generare cristalli formati da complessi tra una piccola molecola e una forma intermedia della proteina prionica, che in condizioni di gravità ‘normale’ non sarebbero stabili. Questi cristalli potranno poi essere analizzati utilizzando la radiazione X prodotta con acceleratori di particelle, per fornire una fotografia tridimensionale del complesso con un dettaglio di risoluzione atomico. Campioni non cristallini ottenuti alla SSI verranno inoltre analizzati per Cryo-microscopia Elettronica di trasmissione (Cryo/EM)”, sottolinea Pietro Roversi, ricercatore Cnr-Ibba.  

ZePrion si compone di un vero e proprio laboratorio biochimico in miniatura (lab-in-a-box) realizzato da SpacePharma, che opererà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e verrà controllato da remoto. Oltre alla componente italiana, la collaborazione ZePrion si avvale della partecipazione delle scienziate e degli scienziati dell’Università di Santiago di Compostela. 

Patrizia Lazzarin, 4 agosto 2023

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Venezia: nasce Muve Academy

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La Fondazione Musei Civici di Venezia, da sempre  in prima linea nella promozione della cultura e dell’arte veneziana, ha dato vita a MUVE Academy, un progetto innovativo e ambizioso, che propone un'offerta formativa legata al patrimonio dei Musei Civici Veneziani e la creazione di un network di relazioni con istituzioni, enti di ricerca e atenei. 

L’obiettivo è quello di valorizzare progetti  legati alla cultura storico-artistica di Venezia.

Dal mese di settembre sono previsti  corsi di formazione partendo dai “Murano Glass classes”, nati grazie alla sinergia tra MUVE Academy e l’Istituto Abate Zanetti di Murano. Tre corsi di livello base incentrati sulle diverse tecniche creative della lavorazione del vetro, dove verranno insegnate rispettivamente la lavorazione del vetro soffiato, le tecniche di casting e vetrofusione e la lavorazione del vetro a lume.

Sempre durante la stagione autunnale, cominceranno due corsi di formazione dal titolo “Riconoscimento dei tessuti dal vero e nei ritratti, tre giornate per approfondire la conoscenza dei materiali tessili” e “Fare intercultura con l'educazione al Patrimonio. Laboratorio di comunità pratiche di apprendimento”, a cura di Muve Education.

Inoltre, nel mese di novembre, prenderà l’avvio il corso già sold-out di “East-West Calligraphy. Rassegna di calligrafia tra Oriente e Occidente”, una Masterclass dedicata alla scrittura a mano nell'ambito della rassegna di calligrafia a cura della Biblioteca del Museo Correr.

L’offerta formativa di MUVE Academy si rivolge principalmente a chi desidera sviluppare le proprie conoscenze e competenze nell’ambito storico, artistico, museale e gestionale. Si tratta di corsi part-time, workshop, conferenze, laboratori pratici e Master pensati per giovani professionisti, studenti e appassionati di cultura e di arte, tenuti da docenti di fama internazionale e da esperti del settore.
Più nello specifico i corsi sono incentrati su temi come la conservazione dei beni culturali, la storia dell'arte, la gestione dei musei e la divulgazione del patrimonio storico-artistico veneziano, insieme alla salvaguardia, conservazione ed innovazione del patrimonio culturale e il saper fare artigianale.

L’obiettivo del progetto è inoltre, quello di valorizzare le attività e le collezioni del museo rimarcando il suo ruolo attivo nell’essere un luogo di incontro e di scambio tra le diverse culture e discipline.

La Presidente di Fondazione Musei Civici, Mariacristina Gribaudi ha dichiarato: "Il Progetto MUVE Academy è un’iniziativa di alta formazione in perfetta sincronia con quella che è la priorità della Fondazione ossia la valorizzazione e promozione dell’arte e della cultura su tutto il territorio attraverso lo studio, la ricerca, la condivisione e l’innovazione. I nostri musei sono visitati ogni anno da oltre 2 milioni di persone, tra cui studenti e appassionati. Per questa ragione riteniamo, come Fondazione Musei Civici di Venezia, che sia estremamente importante che attraverso questa iniziativa, si possano creare delle preziose opportunità per tutti i giovani talenti che desiderino entrare nel mondo della cultura e dell'arte. Siamo pronti ad offrire una formazione di alto livello insieme alla possibilità di acquisire specifiche competenze da mettere in pratica in un ambiente professionale di prestigio. Allo stesso tempo, con questo progetto diamo la possibilità di valorizzare le collezioni dei nostri musei e creare ulteriori opportunità di collaborazione di spessore con altre istituzioni culturali, enti di ricerca, imprese, atenei e musei d’impresa".

Patrizia Lazzarin, 3 agosto 2023

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