Il mondo è in subbuglio e l'Onu non sa che fare

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L’abulia strategica degli occidentali (degli americani in primo luogo ma anche degli europei alle prese con la difficoltà di governare gli ingenti flussi migratori) lascia vuoti che altri, dai russi agli iraniani ai turchi - con i loro interessi non coincidenti con quelli occidentali - vanno riempiendo a modo loro. L’incontro che si è svolto ieri tra Obama e Putin forse porterà a una svolta (e forse no), innescherà, nelle prossime settimane, il salto di qualità che tutti attendono all’azione di contrasto allo Stato islamico (condizione indispensabile perché si possa un giorno costruire un ordine accettabile in Siria). Ma è un fatto che è Putin a guidare il gioco e i suoi interessi non sono necessariamente coincidenti con quegli degli Stati Uniti o con quelli dell’Europa. L'editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera.

La cecità dell'Onu

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L'Onu deve aprire a Giappone e India

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E' cruciale imperativo di riforma la governance dell’Onu, a cominciare dal suo Consiglio di Sicurezza, la composizione del quale non riflette più la realtà geopolitica globale. In verità, il Gruppo degli stati europei occidentali e altri (Western Europe and Other Group, Weog) ormai conta tre membri permanenti su cinque (Francia, Regno Unito e Stati Uniti), lasciando libera una sola poltrona permanente per il Gruppo Asia-Pacifico (Cina), ma nessuna per l’Africa o l’America Latina. L'editoriale di Jeffrey Sachs su Il Sole 24 Ore.

Onu, hai 70 anni e li dimostri tutti!

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Fatti in Ucraina e Libia, a Palazzo Chigi regna la confusione

Nei giorni scorsi, per fermare l’avanzata dell’Isis si è ritenuto che una risoluzione dell’Onu che autorizzava l’uso della forza fosse necessaria ma anche scontata, il che non era. Si disse che noi italiani volevamo guidare le missione. Sembrò che gli armigeri del Palazzo di Vetro (non meno di cinquantamila uomini, con mezzi pesanti) fossero destinati a verificare in loco se dovevano monitorare un accordo di pace (peace keeping) oppure fare la guerra per imporlo (peace enforcing). Non c’erano piani credibili per andare, e soprattutto non c’erano piani credibili per venire via. Quando il mondo intero cominciò a chiedersi cosa mai stesse accadendo nella pacifica Italia, l’arbitro Renzi fischiò la fine della partita. E tutti tornarono ad essere per il dialogo, per il negoziato, come sono oggi. Un editoriale di Franco Venturini sul Corriere della Sera.

L'incubo Isis a Tripoli non fa dormire Palazzo Chigi

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