American Beauty, da Robert Capa a Bansky
- Scritto da Patrizia Lazzarin
AMERICAN BEAUTY, la mostra che si è aperta in questo fine settimana a Padova, al Centro Culturale San Gaetano, riporta alla mente per il titolo e i significati il film omonimo del 1999 scritto da Alan Ball e diretto da Sam Mendes. Gli Stati Uniti sono un paese di grandi miti, ma che presentano anche forti contraddizioni. Un sogno durato troppo a lungo? «America I’ve given you all and now I’m nothing», leggiamo nella splendida poesia di Allen Ginsberg.
La bandiera statunitense diventa quasi uno stratagemma, sicuramente l’occasione per svelare la complessità di una nazione durante i suoi ultimi cento anni. Il suo popolo è il protagonista del racconto che si svela attraverso passioni, delusioni, guerre e successi, come lo sbarco sulla luna. Ritroviamo una bandiera che negli USA appare ovunque: esposta sui municipi, sulle facciate delle scuole e nei negozi, stampata sui francobolli delle Poste americane o cucita sulle maglie delle squadre nazionali. Lo scrive Matthias Harder nel catalogo dell’esposizione, ma lo capiamo subito, attraversando le sale della mostra dove immagini significative campeggiano restituendoci uno spaccato della società americana dalla seconda guerra mondiale ad oggi.
Una di queste è sicuramente la celebre immagine di propaganda di Joe Rosenthal che esaltava la vittoria americana di Iwo Jima sul Giappone nel 1945. Qui si vedono alcuni soldati americani innalzare una bandiera di vittoria sui resti del campo di battaglia. Flag, Santa’s Ghetto, la serigrafia del 2006 dello street artist Banksy, diventa invece una caricatura di quel momento, a segnare un cambiamento di significati che sembra suscitare malinconia. In essa appaiono un gruppo di bambini che si arrampicano su una vecchia automobile malconcia per innalzarvi la bandiera americana. Nero e argento sono i soli colori che compongono Flag Silver, mentre sullo sfondo appare un grosso sole che non riscalda. Qui la guerra cessa di essere buona e si scopre per il suo carattere assurdo, rivelando la miseria che si nasconde dietro di essa.
La bandiera americana è il simbolo di una potenza che nell’ultimo secolo ha saputo caratterizzare lo scenario mondiale, a partire dal suo primo affacciarsi nella prima guerra mondiale, ma che è stata determinante nel successivo conflitto planetario. Da quella piccola bandiera trattenuta nella bocca di un cane di un silenzioso venditore ambulante, in una foto del 1980 di Louis Faurer alle Donne che cuciono in fabbrica gli stendardi, in una foto del 1940 di Margaret Bourke-White, dal Ragazzo con bandiera del 1949 di Ruth Orkin, dove appare un giovanissimo, quasi un bambino che stringe con energia un vessillo, ai Boy Scout Jamboree del 1960 di Henri Cartier-Bresson, in cui le figure di una gioventù vivace si alternano, ritmate, a giganti bandiere, tutto contribuisce a mostrare il fervore di una nazione che cresce e crede.
Il rovescio della medaglia di uno Stato che è ben descritto anche nei suoi simboli di potere economico e nei volti di alcuni presidenti molto noti come John Kennedy, George Bush Junior o Donald Trump, sono le lotte intestine causate dai conflitti razziali e alcune guerre come quella in Indocina che hanno causato molti morti anche fra gli americani. Le comunità afroamericane occupano gli strati più bassi della società ed esercitano professioni poco pagate e prive quasi di garanzie sociali. Nel 2013 ha iniziato a circolare l'hashtag #BlackLivesMatter, traducibile in “le vite delle persone nere contano”. Dall'hashtag ha preso il via un movimento per i diritti civili di grande attualità. Le fotografie Sulle strade per Selma di Steve Schapiro, della metà degli anni Sessanta, ricordano le lotte per il diritto di voto degli afroamericani. L’undici settembre con l’attacco alle Torri Gemelle segna poi un altro momento storico foriero di guerre.
Vediamo gli States interpretati attraverso i sentimenti e la creatività di 120 artisti internazionali. Si parte dal bianco e nero, con maestri assoluti come Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, Diane Arbus ed Elliott Erwitt, per passare alle immagini a colori di Steve McCurry, Vanessa Beecroft e Annie Leibovitz, spiega nel catalogo, edito da Grafiche Antiga, il curatore della mostra Daniel Buso. Incontriamo creazioni dei maestri della Pop Art come James Rosenquist, Robert Indiana e Andy Warhol, fino ai protagonisti della Street Art: Keith Haring, Mr. Brainwash, Obey e Banksy.
La bandiera statunitense venne adottata nel lontano 1777. Se nel 1777 vi erano solo 13 stelle e 13 strisce che facevano riferimento alle antiche colonie, successivamente con l'aggiunta di altri Stati, le stelle sono aumentate fino a diventare 50 nel 1960, mentre sono rimaste invariate le strisce. Organizzata da ARTIKA in collaborazione con Kr8te ed il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura, la rassegna rimarrà aperta fino al 21 gennaio 2024.
Patrizia Lazzarin, 17 settembre 2023