Le vittorie del centro in Europa. L’Italia dove vuole andare?

Prima la Spagna, poi la Polonia, e l'Italia chi sceglie?

Sul voto polacco ha ragione Alessio De Giorgi, che sul Riformista di ieri ha scritto che «si vince al centro». Aggiungendo: «Straordinaria è l’affermazione della “Terza Via”, il raggruppamento centrista guidato da un partito che aderisce a Renew Europe: sono loro ad assicurare la maggioranza al futuro governo di Tusk con un ottimo quattordici per cento» (...) Da Varsavia e verosimilmente da Londra dunque giungono e giungeranno le famose "lezioni" che tuttavia in Italia non sembrano copiabili: sono scritte davvero in altre lingue. La questione, che si trascina ormai da anni, investe i partiti e i raggruppamenti che si autocollocano al centro del quadro politico: Azione, Italia Viva, Più Europa, l'associazione Per, i Libdem europei e altri. C'è da dire che a tutt'oggi Carlo Calenda, Matteo Renzi, Riccardo Magi, Elena Bonetti, Andrea Marcucci e i vari esponenti di queste sigle non sono riusciti a spiegare in che modo un centro possa crescere e diventare forte nel nostro Paese, cioè si capisce la ragione di fondo del loro impegno – costruire un'alternativa riformista al bipolarismo, che loro definiscono populista, fondato sostanzialmente su Fratelli d'Italia, Movimento 5 stelle e Partito democratico nel nome della visione europeista e atlantista di Mario Draghi e di una politica più pragmatica e meno ideologica – ma non sembra ancora essere chiaro il "come" farlo. Il commenti di Mario Lavia su LInkiesta.

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Segnali del disimpegno della sinistra sulla guerra in Ucraina

  • Pubblicato in Esteri

Guerra in Ucraina, la sinistra italiana mosta segni di cedimento (e Putin sorride)

La storica parola d’ordine «per la pace» oggi non significa molto se non è accompagnata dalla esplicita solidarietà al popolo ucraino e dal sostegno attivo alla Resistenza: detta così, «per la pace», è uno slogan buono pure per Viktor Orbán e per lo stesso Cremlino. Sarebbe bello se Maurizio Landini invitasse i suoi militanti ad andare in piazza con le bandiere giallo-celesti dell’Ucraina, ma non succederà perché lui sa perfettamente che il suo popolo, o una sua buona parte, si è stancato di sostenere questa causa, se mai convintamente l’ha sostenuta, adagiandosi ora nel grande riflusso anti-ucraino che sta invadendo l’Occidente e l’Italia, essendo ormai una minoranza quella che ritiene che bisogna andare avanti fino a che Vladimir Putin sarà costretto a mollare le sue pretese imperialistiche. Il commento di Mario Lavia su LInkiesta.

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È appena iniziato il Calvario del governo Meloni

Cara Meloni, le cose si complicano, auguri!

Va male sull’economia (la Nadef ne è una fotografia implacabile e i mercati non sono scemi), zero sugli immigrati, la propaganda di Saxa Rubra non funziona. Anzi, è controproducente. Non si spiega altrimenti il calo di ascolti soprattutto di Tg1 e Tg2, affidati a due direttori, diciamo così, molto caratterizzati politicamente, mentre c’è qualcosa addirittura di morale nell’incredibile flop di Pino Insegno, la cui trasmissione è andata sotto il due per cento di share, nel senso che ci vuol altro che l’amicizia così ostentata con la presidente del Consiglio per fare una buona tv: ed è una bella lezione (...)Giorgia non può giocare la carta estrema del ricorso al popolo, delle elezioni anticipate, che sono fuori discussione. Meloni spera nelle elezioni europee quando chiederà un plebiscito per sé e il suo partito: ma il problema è che mancano ancora nove mesi, fa in tempo a nascere un bambino. Il Calvario invece le si para davanti adesso e lei deve scalarlo da sola. Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

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