Giorgia Meloni spreca il lavoro di Draghi

Meloni ha dimenticato la lezione di Draghi

C’è stato un tempo, sembra un secolo ma è stato solo poco più di un anno fa, nel quale il presidente del Consiglio italiano teneva un vertice in una carrozza ferroviaria con il presidente della Repubblica francese e il Cancelliere tedesco. Era il 16 giugno 2022, Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz si stavano dirigendo in Ucraina per confermare il massimo sostegno a Volodymyr Zelenski: e quella foto la ricordiamo tutti, era l’emblema della centralità del nostro Paese in Europa. Adesso, un anno e due mesi dopo, i nuovi governanti italiani vogliono spezzare le reni proprio alla Francia e alla Germania e naturalmente è l'Italia ad andare al tappeto. Dopo aver incrinato più volte le ottime relazioni con Parigi, tra l'altro suggellato dal Trattato del Quiribale firmato da Draghi e Macron, in queste ore Roma è presa a sberle dalla Germania che ieri le ha impartito una lezione non da poco.(...) Giorgia Meloni è una nazionalista che vive l'Europa come un impaccio, un cappio al collo, con lo stesso complesso d'inferiorità che sul piano della politica nazionale ha la sua destra post-missina verso i partiti antifascisti. Per questo Macron e Scholz, semplicemente, non si fidano di lei. La contrastano e la ostacolano fino al punto di andare oltre e compiere atti inaccettabili come quelli dei francesi alla frontiera di Ventimiglia. Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

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Il salvifico ritorno di Draghi in Europa

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Sarà Mario Draghi il jolly di Ursula von der Leyen?

La pesidente della Commisione Europea Ursula Albrecht von der Leyen vuole affidare a Mario Draghi («Tra le più grandi menti dell’Europa in materia di economia») il compito-chiave per il futuro dell’Unione: l’elaborazione di una strategia per difendere la competitività Ue in un mondo sempre più multipolare in cui il Vecchio continente deve fare i conti con la concorrenza di Cina e Stati Uniti, in particolare nella corsa alla transizione industriale green. Torna sulla scena Draghi ed è una buona notizia, si riparla di politica ad alto livello e per inevitabile riflesso la cosa fa a cazzotti con la fase forse peggiore della recente storia politica europea e sicuramente italiana. Meloni può imparare qualcosa, altro che aspettarsi «un occhio di riguardo» (...) Draghi, sull'Economist on line di qualche giorno fa, aveva già fatto capire di avere le idee piuttosto chiare: servono «nuove regole e più sovranità condivisa» tenendo conto che «le strategie che nel passato hanno assicurato la prosperità e la sicurezza dell'Europa, affidandosi all'America per la sicurezza, alla Cina per l'export e alla Russia per l'energia, sono diventate insufficienti, incerte o inaccettabili», e dunque «tornare passivamente alle vecchie regole sospese durante la pandemia sarebbe il risultato peggiore possibile». Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

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L’agenda del Ppe e il futuro (presidenziale) di Draghi

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Weber, la prossima Commissione Europea sarà ancora a trazione popolar-socialista

Manfred Weber in un'intervista al Corriere della Sera,  ha  preannunciato che il "candidato di punta" del Ppe il prossimo giugno sarà l'attuale presidente della Commissione Ursula von der Leyen, se questa accetterà. Se così avverrà (e le probabilità sembrano aumentare di giorno in giorno) vi sarebbero fin d'ora pochi dubbi che per altri cinque anni il "Premier Ue" sarà appunto von der Leyen (...) Mario Draghi in un intervento sull'Economist ha sollecitato l'Europa a un cambio di passo proporzionato a un cambio d'epoca che il Vecchio Continente sta vivendo per primo. Ha colpito – dopo un anno di silenzio – il tono deciso con cui l'ex Presidente della Bce ha incalzato la prospettiva di un ripristino inerziale dei parametri di Maastricht: cioè di un ritorno alla gestione tecnocratica centralizzata che ha caratterizzato l'Ue nell'ultimo trentennio. Il commento di Nicola Berti su Il Sussidiario.

 

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