Europee, soglia al 3%, obiettivo del patto Meloni-Renzi

Tutti pensano alle prossime europee (si vota con il proporzionale)

Ed alla fine arrivò l'intesa. O meglio una tentazione di accordo. Dopo anni di rincorsa del maggioritario, di bipolarismo forzato, di quorum al rialzo, la democrazia italiana si ritrova sull'orlo di un ampio accordo per ridurre la percentuale di voti necessari per andare a Bruxelles. Dal 4 al 3%. Un punto di elettorato vale relativamente poco in termini assoluti, ma ha un effetto importante sui seggi che si attribuiscono. Più liste vanno oltre il quorum, più parlamentari si sottraggono ai partiti maggiori. Il commento di Paolo Torricella su Il Sussidiario.

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Meloni deve evitare l’assedio degli alleati, parli al Paese

Il dilemma di Giorgia Meloni, tacitare i rissosi alleati

Se ci trovassimo al posto di Giorgia Meloni non ci preoccuperemmo più di tanto del rischio veder nascere, alla nostra destra, partiti o movimenti intrisi di estremismo nostalgico. Anzi, per certi versi, ne saremmo quasi felici, perché vorrebbe dire che la destra ora al governo non ha davvero più nulla da spartire con l’eredità del fascismo o del post-fascismo. Eppure, chissà perché, ogni qual volta si profila una scelta cruciale o divisiva, si ripresenta il timore, nei settori più attenti al Fattore Identità, di perdere i voti dell’elettorato iniziale di Fratelli d’Italia.

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La recessione politica del governo Meloni

Meloni alla prova della ''sua'' legge finanziaria

Malgrado il Tg1 sottolinei dieci volte che c’è una crisi internazionale, restano i nudi numeri forniti dall’Istat e soprattutto quel segno “meno” che arriva un po’ inaspettato, per l’esattezza -0,4 per cento del Prodotto interno lordo nel secondo trimestre, calano anche l’occupazione, gli investimenti e l’export. Non c’è una domanda interna che sostenga l’economia, cresce la sfiducia nei consumatori. Così l’Italia di Giorgia Meloni rischia addirittura la recessione, e la notizia piomba su un governo che appare imballato sul fronte economico e su tante altre cose (...) Si disegna lo spettro del Giulio Tremonti del 2011. Faceva finta di non vedere i problemi, si sa come finì. È lo stesso dramma di Meloni: la mancanza di una politica. Su tutto. Mario Draghi è lontanissimo (...) Giorgia Meloni vuole realizzare una Legge di Bilancio di rigore, perché soldi non ce ne sono e, quei pochi a disposizione, dovranno essere utilizzati per favorire le famiglie. Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

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