L’Italia e l’Ue devono prendere le distanze da Orbán

  • Pubblicato in Esteri

L'Ungheria e l'Unione Europea, sempre pù lontane

Meloni deve dire che è il momento di avere un’Europa più omogenea e veloce, che prende decisioni a maggioranza. Non può continuare a rimanerne impantanata in uno stato di ambiguità. Ora che ha perso l’alleato principale, la Polonia di Matuesz Morawiecki e Jarosław Kaczyński, non può puntare su Orbán che guarda verso Mosca. I voti ungheresi alle Europee non le serviranno per entrare nel futuro governo di Bruxelles. Anzi le saranno di impaccio. Non è più tempo di fare tante parti nella commedia europea dove si gioca il futuro del governo. Ha tanti problemi con la riforma del Patto di stabilità, con il debito pubblico che cresce, con Bankitalia che vede nubi nere all’orizzonte. La famiglia politica dei Conservatori rischia seriamente di arrivare stremata alla metà del voto. Non perda tempo con Orbán e Salvini. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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Le vittorie del centro in Europa. L’Italia dove vuole andare?

Prima la Spagna, poi la Polonia, e l'Italia chi sceglie?

Sul voto polacco ha ragione Alessio De Giorgi, che sul Riformista di ieri ha scritto che «si vince al centro». Aggiungendo: «Straordinaria è l’affermazione della “Terza Via”, il raggruppamento centrista guidato da un partito che aderisce a Renew Europe: sono loro ad assicurare la maggioranza al futuro governo di Tusk con un ottimo quattordici per cento» (...) Da Varsavia e verosimilmente da Londra dunque giungono e giungeranno le famose "lezioni" che tuttavia in Italia non sembrano copiabili: sono scritte davvero in altre lingue. La questione, che si trascina ormai da anni, investe i partiti e i raggruppamenti che si autocollocano al centro del quadro politico: Azione, Italia Viva, Più Europa, l'associazione Per, i Libdem europei e altri. C'è da dire che a tutt'oggi Carlo Calenda, Matteo Renzi, Riccardo Magi, Elena Bonetti, Andrea Marcucci e i vari esponenti di queste sigle non sono riusciti a spiegare in che modo un centro possa crescere e diventare forte nel nostro Paese, cioè si capisce la ragione di fondo del loro impegno – costruire un'alternativa riformista al bipolarismo, che loro definiscono populista, fondato sostanzialmente su Fratelli d'Italia, Movimento 5 stelle e Partito democratico nel nome della visione europeista e atlantista di Mario Draghi e di una politica più pragmatica e meno ideologica – ma non sembra ancora essere chiaro il "come" farlo. Il commenti di Mario Lavia su LInkiesta.

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Sindrome dell’isolamento italiano per Meloni?

Giorgia Meloni, Ok in Europa. In Italia come va davvero con Salvini?

A preoccupare in particolare è la Lega filo-Putin di Matteo Salvini e gli stessi vecchi slogan trumpiani della leader di Fratelli d’Italia. Poi un po’ tutti nel mondo hanno preso le misure alla nostra presidente del Consiglio che, aggiustando posture e allineandosi sui fondamentali di politica estera, è stata accettata. Ma la sindrome e la paura dell’isolamento sono rimaste, perché c’è sempre quella ambigua e nefasta linea d’ombra che la tiene legata a due Paesi veramente isolati come la Polonia e l’Ungheria. E più cerca di giustificarli e più si incarta in improbabili sofismi. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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