Il rebus del Colle, convincere i partiti a dialogare

Non sappiamo cos’abbia in testa Mattarella, ma presumiamo che tra tutti gli attori sul palco sia il primo ad aver consapevolezza di questo stato delle cose. Il Paese non può restare a lungo senza un esecutivo nel pieno delle sue prerogative e funzioni. Non possiamo permettercelo. Noi non siamo la Germania. Il commento di Francesco Cancellato sul sito www.linkiesta.it.

Italia senza governo, rischio da non correre

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ll rischio caos del dopo elezioni

Se non vivete sulla cima di una montagna, senza internet e televisione, probabilmente sapete che il 4 marzo nessun partito otterrà una vittoria schiacciante: e questo potrebbe rendere complicato stabilire chi ha vinto le elezioni politiche. Da lunedì, tutti i leader politici si impegneranno a spiegare perché sono stati il loro partito o la loro coalizione ad aver vinto, o almeno non perso. Vale quindi la pena riflettere adesso su quali sono le condizioni alle quali i principali schieramenti potranno dichiarare vittoria, o addirittura un trionfo, e quali sono invece i risultati che non possono essere definiti altro che un disastro. Il commento di Davide De Luca sul sito www.ilpost.it.

Politiche, la (probabile) non vittoria di tutti i partiti

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Uno speciale tariffario per le candidature in Parlamento

Ecco il “tariffario” della democrazia in Italia, dove dal 2008 –  complice il Porcellum e i listini bloccati – tutti i partiti impongono ai propri candidati ed eletti una tassa sullo scranno in Parlamento, nei consigli regionali e nei comuni. Le chiamano “erogazioni liberali” ma di libero, in realtà, hanno ben poco: quei “contributi” sono tanto obbligati da fungere come condizione stessa della candidatura e della permanenza nelle Camere in forza di scritture private, atti notarili e contratti. L'articolo di Thomas Mackinson sui il Fatto Quotidiano.

Si paga (profumatamente) per un posto in Parlamento

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