I dilettanti allo sbaraglio

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Come noto, Ursula von der Leyen si è recata a Kiev per annunziare la concessione di un nuovo prestito di 35 miliardi di Euro, non ancora ratificato dal Consiglio della UE ma comunque attinto ai proventi dei fondi russi congelati. Il prestito in questione sarebbe utilizzato per sopperire a emergenze energetiche e per l'acquisto di nuovi armamenti. La signora in questione, che non si capisce come abbia potuto essere rieletta (per altri 5 anni!) dopo i disastri combinati (per esempio, le ossessive sanzioni boomerang anti-russe o la masochistica politica immigratoria) non ha speso una parola per invocare soluzioni diplomatiche. Segue le orme dell'arruffone Boris Johnson, che si recò precipitosamente a Kiev per dissuadere Zelensky dall'intavolare trattative di pace. In altre parole, continua l'alimentazione della demenziale guerra ucraina e l'inspiegabile legittimazione di un personaggio che non è più presidente dal 20 maggio. Sembra che l'obiettivo sia combattere la Russia fino all'ultimo ucraino. Le reali cause del conflitto, e cioè, la dissennata e proterva espansione della NATO senza nessun motivo o provocazione e percepita quindi dai Russi come una minaccia esistenziale, sono disinvoltamente ignorate dai vari supposti responsabili politici e dai pappagalli mediatici. Al contrario, vengono alimentate le favole di imminenti invasioni russe di mezza Europa e aumentano gli incitamenti a difendersi e ad armarsi. L'isteria guerrafondaia cresce sempre più.

Non è ben chiaro se si tratta di irresponsabilità, di cretinismo o di pura follia. Rimane il fatto che ogni giorno che passa il rischio di catastrofiche conseguenze aumenta assieme al numero dei morti inutili in Ucraina, mercenari compresi. Mentre voci più sagge, che vengono ironicamente dagli Stati Uniti (vedi i vari Mearsheimer, Sachs, etc.) denunciano la paranoia anti-russa americana, anche in Europa sembra che tutti facciano a gara per prolungare la guerra, compresa la Gran Bretagna, che anziché occuparsi dei suoi problemi interni (che sono molti) continua a comportarsi come se l'Ucraina fosse una parte del Regno Unito. Non solo, ma il nuovo Primo Ministro si è recato a Washington per perorare con Joe Biden, per il momento senza successo, l'utilizzo di razzi a lunga gittata verso l'interno della Russia. Dietro la proposta vi è la convinzione che tanto i Russi starebbero solo "bluffando"quando minacciano pesanti ritorsioni nei confronti dei Paesi che forniscono armi all'Ucraina. Le giustificazioni che l'Ucraina ha il diritto di difendersi fanno comunque a pugni col fatto che le armi sono tutte appositamente fornite da Paesi terzi il cui obiettivo è quello di colpire e indebolire la Russia senza però sporcarsi le mani. L'ipocrisia e il cinismo sono lampanti. La parziale spiegazione di tanta sollecitudine britannica è che Londra è diventata una fedele ancella di Washington, mentre Bruxelles fa da cameriera. In entrambi i casi, si sottovalutano non solo la pazienza ma anche le capacità militari della Russia. A questo proposito, è significativo che, questi giorni, proprio l'ex Cancelliere tedesco Schroeder abbia invitato chi favoleggia di vittorie sulla Russia a leggere qualche libro di storia e a fare attenzione. Egli ha inoltre confermato, se mai ce ne fosse bisogno, che il quasi raggiunto accordo di risoluzione del conflitto nel 2022 a Istanbul naufragò a causa dell'ostilità di entità nazionali che speravano che il proseguimento della guerra avrebbe indebolito la Russia e provocato un cambio di regime. Non ci vuole molto a capire che dietro le entità nazionali vi erano appunto la Gran Bretagna del già citato Boris Johnson e l'amministrazione di Washington. Visto che le affermazioni provengono da Schroeder e non dalla Tass, risulta arduo definirle propaganda. I ripetuti moniti di Joe Biden riguardo alle forniture di gas russo a buon mercato all'Europa, poi materializzatasi nel sabotaggio al gasdotto, costituisce una monumentale prova che il danneggiamento della Russia doveva avvenire anche a costo di mettere in ginocchio l'Europa sotto il profilo energetico, cosa infatti poi accaduta.

Chi quindi parla di vittoria, come fa ora Zelensky, che si è recato a Washington appunto per illustrare il suo "piano di vittoria", vive in un mondo fantastico ma pericoloso per gli altri. Nel caso di quest'ultimo, stupisce come egli venga ancora trattato come un "Presidente", visto che il suo mandato è ufficialmente scaduto da mesi. La scusa dello "stato di corte marziale "che non prevede elezioni è perlomeno pietosa. Ancora più stupisce come i suoi compiacenti interlocutori sottovalutano ciò che appare sempre più evidente a una spassionata osservazione dei comportamenti e dello stesso aspetto fisico del personaggio. La sua eterna maglietta verde tradisce il suo background di ex uomo di teatro che peraltro continua a fare impunemente teatro. Il volto sempre più torvo e lo sguardo cupo richiamano le foto segnaletiche dei tipici ricercati di turno. A parte questi elementi figurativi, il bavaglio ai partiti dell'opposizione e alle tv private assieme alle minacce alla chiesa ortodossa e ai monasteri sono esempi dello stile democratico del personaggio. Ancora, l'insistenza con cui Zelensky continua a chiedere armi e denaro (dalle destinazioni fumose) e a inviare al fronte giovani imberbi e non addestrati ricorda analoghi comportamenti di altri leader in divisa militare durante la II Guerra mondiale. Si sa che fine fecero le divisioni lanciate allo sbaraglio dalla Germania e dall'Italia in Russia. Bisognava farsi ammazzare (vedi Stalingrado e le sciagurate divisioni russe di Mussolini). Paradossalmente, egli assomiglia in questo al generale ceceno Alaudinov, che ha recentemente rimproverato i soldati ceceni caduti prigionieri degli Ucraini di non essersi fatti uccidere eroicamente (sic). Non si sa chi dei due è peggiore. In ogni caso, i disastri militari vengono regolarmente imputati da Zelenski ad altri. Vale insomma il detto "il capo "non sbaglia mai. E' sempre colpa di qualcun altro. Il travestimento della realtà si estende inoltre dalla maglietta anche al numero dei morti.

Secondo Zelensky, essi sarebbero solo 31.000, mentre tutto suggerisce come il numero reale abbia ormai superato i 600.000. Se ciò non fosse, non si capisce perché l'Ucraina abbia un problema di reclutamento. Le rimozioni sempre più numerose di funzionari e anche di generali sono quindi un corollario del rifiuto di assumere ogni responsabilità sopra menzionato. Alle rimozioni seguono piani e progetti che capovolgerebbero la situazione, come quello catastrofico di Kurks (costo 16.000 morti) e ora il sedicente "piano di vittoria" con Biden. Anche in questo caso, non mancano preimpostate astute autodifese. Secondo Zelenski, infatti, condizione essenziale che il piano funzioni è che nuovamente sempre altri (EU e Stati Uniti) si uniformino alle sue richieste, una delle quali è la fornitura di armi a lunga gittata e il permesso di colpire l'interno della Russia. L'auto-difesa è insomma già predisposta: se il piano non funziona, la colpa non è sua. Una mitomania e una furberia da ciarlatano. In altre parole, ci troviamo di fronte a un dissimulato psicopatico, pericoloso per i suoi concittadini ma anche per il resto dell'Europa. Quanti morti deve ancora costare?

La cosa sconcertante è quindi come, nonostante ciò, egli continui ad essere ricevuto, ascoltato, e a ricevere sussidi in ami e denaro e a incitare le nazioni europee ad affrontare la Russia. Nel frattempo, voci sempre più numerose alludono alle curiose ricchezze dell'individuo, tipo la villa da 4.5 milioni di Euro intestata a una sedicente San Tommaso SRL dietro cui secondo alcuni vi sarebbe la moglie. Ma ovviamente si tratta solo di un iceberg. Ritornando ora allo scenario più generale, non ci sono parole per commentare adeguatamente le devastanti conseguenze che la politica di Washington ha avuto per l'Europa in particolare sotto l'infelice mandato di Joe Biden, complici le centinaia di "comparse" dei sedicenti Consigli d'Europa o della Commissione presieduta dalla signora sopra menzionata. La crisi economica della Germania è solo uno degli effetti della vergognosa sudditanza europea che ha demonizzato la Russia come non era accaduto neanche al tempo dei Bolscevichi, ha privato l'industria europea di energie a buon mercato (il gas russo così inviso a Washington al punto da far saltare in aria il gasdotto). La perversa e incestuosa sovrapposizione UE-NATO, ha scatenato sanzioni boomerang, provocato lo sperpero di centinaia di miliardi di armi andate a finire male e di denaro andato a finire in tasche non meglio identificate. E' semplicemente incredibile che decine di nazioni siano docili vittime delle ossessioni egemoniche di uno Stato da cui le separano migliaia di chilometri di oceano.

Il citato John Mearsheimer, lucido critico della politica estera americana, ha ascritto le suddette tendenze a un messianico progetto di estendere il conclamato liberalismo statunitense a tutto il pianeta. Non bisogna infatti dimenticare che nel DNA nazionale scorre sangue di ardenti "pellegrini" eredi di violente faide religiose. Mentre Mearsheimer è un uomo di grande intelligenza e serietà, egli ha tuttavia omesso di prendere in considerazione altri fattori nascosti dietro le quinte. Uno è quell'entità nebbiosa e opaca che passa sotto il nome di "Military-industrial complex". L'altro è il ruolo sempre più autonomo, sovversivo e planetario della CIA, a suo tempo istituita da Truman come semplice agenzia di informazioni ma poi diventata anche un tentacolare braccio operativo. Un altro, forse il più importante è che la moderna tecnologia rende fatalmente vicine entità statali un tempo separate da invalicabili oceani e deserti e perciò tali da non potersi scontrare. A loro tempo, anche l'Impero romano o quello cinese, per esempio, avevano aspirazioni egemoniche. La geografia, i deserti e il cammello impedirono loro di scontrarsi. Esistevano insomma vari centri di potere ma tutti distanti uno dall'altro. E quando erano vicini, come lo erano per esempio i Germani o i Parti all'impero romano, rovinose batoste frenarono l'espansione di Roma (vedi il povero Varo e Crasso, entrambi fatti fuori ingloriosamente).

Il problema degli Stati Uniti è che dopo la caduta dell'Unione Sovietica l'élite dirigente americana si illuse di poter essere l'unico egemone planetario, non rendendosi conto che esistevano anche altri candidati o comunque co-egemoni regionali, dalla Cina alla Russia all'India fino all'Iran o al revanscismo turco di questi giorni. Adesso, nonostante sia sempre più evidente che il regime di Kiev è in realtà un fantoccio pilotato da Washington, che non solo la Russia non è crollata (come gli esperti scommettevano) ma rischia al contrario di occupare molto più territorio ucraino di quanto in fondo si fosse prefissa, i risultati delle suddette illusioni americane e del servilismo europeo sono a dir poco disastrosi. La paranoica russofobia ha precipitato e innescato inaudite e discutibili amicizie o alleanze, magari anche solo tattiche (vedi quella fra Russia e Iran e Nord Corea o il BRICS) che stanno sconvolgendo il vecchio ordine geopolitico. Nel frattempo, l'irresponsabilità dei dilettanti bellicosi dalla Manica alla Finlandia rischia di innescare un conflitto nucleare. Come facciano le varie capitali che hanno favorito il pasticcio a sottovalutare tali rischi è incomprensibile.

Antonello Catani, 25 settembre 2024

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Bucha, Irpin e la memoria viva dei crimini di guerra russi

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Nella memoria degli ucraini resterà il ricordo di un Putin-Hitler

Per accedere ad un memoriale costruito per ricordare le centinaia di vittime ucraine gettate dai russi nelle fosse comuni, quelle che qualche farabutto in Italia insinuava fossero una messinscena di Volodymyr Zelensky e degli americani, bisogna entrare nel parco su cui si affaccia la cattedrale di Sant’Andrea e ogni santi. All’ingresso c’è una signora, Vira, che ai visitatori stranieri racconta che cosa è successo in quei giorni di febbraio del 2022 nel grazioso parco della cattedrale dove i russi hanno ammassato i corpi dei civili ucraini colpevoli soltanto di essere ucraini.«Non ci abbandonate per favore – ripete in ucraino Vira, il cui nome significa fede ed è madre di un figlio in prima linea – grazie, grazie, grazie, continuate a sostenerci sempre, sempre, sempre». Ne scrive Christian Rocca su Linkiesta.

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Xi va da Putin, Kishida da Zelensky

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Xi vede Putin e Kishida vola da Zelensky

Era attesa da mesi, alla fine è arrivata oggi la visita del primo ministro giapponese Fumio Kishida in Ucraina per un faccia a faccia con il presidente Volodymyr Zelensky. Kishida è arrivato a Kyiv nel pomeriggio di martedì e si è recato anche a Bucha, la città a Nord della capitale ucraina che è diventata sinonimo di atrocità russe e presunti crimini di guerra. “Questa storica visita è un segno di solidarietà e di forte cooperazione tra l’Ucraina e il Giappone” (...) È la prima volta che un primo ministro giapponese visita un Paese o una regione in cui sono in corso combattimenti dalla Seconda guerra mondiale. È la prima visita in Ucraina di un membro asiatico del G7 e la prima di un alleato degli Stati Uniti nella regione. Il commento di Gabriele Carrer su Formiche

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