La Cina soffre il caos in Medio Oriente

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Anche la Cina ha i suoi problemi

A differenza della Russia, che ottiene interessi dalle destabilizzazioni caotiche dell’ordine, la Cina mira alla costruzione di un modello di governance condiviso che abbia sì “caratteristiche cinesi”, ma sia anche “armonioso”. Ed è per questa ragione di fondo che soffre la caoticizzazione della regione mediorientale – area di mondo che per gli interessi cinesi diretti (idrocarburi e commercio) e indiretti (diffusione di quel modello) è invece fondamentale sia in equilibrio. Per Pechino, la guerra a Gaza tanto quanto gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, gli scontri tra Iran e Israele come il rinvigorimento delle istanze terroristiche, rappresentano problemi. Non opportunità. Sia dal punto di vista pratico sia politico. La Repubblica popolare vuole evitare di essere tirata in ballo su complicati dossier internazionali, mentre il ruolo da potenza globale la inviterebbe alla responsabilità collettiva. E su questo Washington pressa. Il commenti di Emanuele Rossi su Formiche.

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Gli Stati Uniti pensano alla nuova geopolitica

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Washington vuole andare oltre la Guerra Fredda

Gli Stati Uniti quando pensano a certi progetti hanno anche in mente un obiettivo chiaro: il de-coupling dalla Cina, processo già in corso ma di più lunga gittata strategica (per complicazioni legate alle interdipendenze esistenti) rispetto al più praticabile de-resking. Tenendo conto del contesto multi allineato che sta caratterizzando le relazioni internazionali, la creazione di questi grandi gruppi di connessioni significa riconoscere il valore di soggetti finora considerati marginali, elevarli a interlocutori attivi nelle dinamiche dei propri contesti geostrategici e in definitiva riconoscere che in questa fase storica molto Paesi finora considerati entità separate hanno diritto (e necessità) di essere per quanto possibile protagonisti del loro futuro. Il commento di Emanuele Rossi sul sito Formiche.

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Sulla Cina, la strategia guida è il de-risking

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La Cina di Xi è attenzionata dall"Occidente

I cittadini di alcune medie potenze non europee sono favorevoli alla presenza economica cinese nel loro Paese, secondo quanto emerge dai dati dell’Ecfr. Le maggioranze in Arabia Saudita (64%), Sudafrica (58%), Brasile (52%) e Turchia (52%) hanno espresso una media di accettazione per cinque tipi di presenza economica cinese nei loro Paesi. Feedback positivi sono arrivati su domande riguardo al se le aziende cinesi dovrebbero essere autorizzate ad acquistare una squadra sportiva importante, un giornale, un’azienda tecnologica o un’infrastruttura nel loro Paese, e se dovrebbero essere autorizzate a costruire tali infrastrutture. Ma in questo caso, ripetendo un precedente sondaggio dell’Ecfr, la percentuale scende notevolmente, al 29%, tra gli europei. È uno spaccato del mondo (...)Per Janka Oertel, direttrice del China Program dell'European Council on Foreign Relations, la questione degli EV racconta le ragioni per cui "lEuropa deve rafforzare le proprie difese in questo senso e indagare in caso di sovvenzioni illegali. È fondamentale per il futuro dell'economia europea salvaguardarsi dalle overcapacities, in particolare quando l'economia cinese subisce un rallentamento".Il commento di Emanuele Rossi sul sito Formiche.

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