Uno sguardo sull’arte contemporanea giapponese

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Un braccio nudo si allunga verso una fonte di luce che rischiara parte di un volto di donna. Il suo lento movimento concentra l'attenzione su uno svolazzare di piume che riempiono la parete alle sue spalle. Sono forme di carta, bianca e gialla, increspate che suggeriscono il racchiudere, nel loro moto ondoso, del sentimento e del desiderio di navigare dell'uomo e del suo librarsi nell'aria, senza la consapevolezza del tempo. L'opera appena descritta appartiene all'artista giapponese Ami Yamasaki, una vocalista che combina i suoni della sua voce con i movimenti del corpo e costruisce installazioni dove entrano in campo tecnologia, scienza e cinematografia.

Da oggi al PAC di Milano la rassegna JAPAN.BODY PERFOM LIVE ci porta in un viaggio dentro l'universo dell'arte giapponese contemporanea, grazie alle creazioni di nove donne, sette uomini e un collettivo. Gli artisti sono nati fra il 1924 e il 1987 e per alcuni di essi è la prima volta che espongono a Milano. Altri invece hanno fatto parte dell'Associazione Gutai che, come molti sanno, ha avuto un ruolo storico. Il leit motiv dell'esposizione è la riflessione sulla politica e in generale sulla società giapponese, ma anche sul senso dell'identità, come viene percepita dagli artisti nel paese del Sol Levante. Si consolida con la mostra la missione del PAC che intende allargare la nostra comprensione e concezione del mondo, scartando pregiudizi che ne ridurrebbero la percezione.

La rassegna si articola in capitoli. In Prospettive storiche, osserviamo le opere di Atsuko Tanaka, una delle artiste di punta del dopoguerra, e di Kazuo Shiraga, entrambe figure centrali dell'Associazione d'arte Gutai, un gruppo d'avanguardia nato nel Kansai. Avremmo forse già avuto occasione di vedere, e non solo nei manuali, Electric Dress di Atsuko Tanaka: un abito costruito con cento luci al neon e novanta lampadine verniciate in nove differenti tipi di colori che una volta indossato concentrava l'attenzione dello spettatore sul corpo dell'artista. Shiraga invece seppe sperimentare una nuova modalità pittorica chiamata in inglese foot-painting. Legatosi a una fune utilizzava i piedi per tracciare disegni, scivolando e trascinando il colore su grandi tele distese sul pavimento. Ogni schema intellettuale nella creazione veniva così abolito e nel confronto con l'action painting di Jackson Pollock si completava la liberazione del gesto del pittore da ogni condizionamento o cultura acquisita rimasta a dirigere il suo braccio. In Prospettive storiche sarà proiettato anche un video della nota musicista e cantautrice Yoko Ono, autrice di varie performance a partire dagli anni Sessanta. In Vita e morte: cicli e dinamica dell'anima, accanto all'opera di Saburo Muraoka, contemporaneo del gruppo Gutai, scopriamo Chiharu Shiota che ne ha ereditato la sua ricerca esistenziale. Il suo nome è diventato famoso in Italia per l'installazione The Key in the Hand al Padiglione Giappone della Biennale d'Arte di Venezia del 2015, in cui aveva realizzato un'intricata rete di fili rossi di lana da cui centinaia di chiavi pendevano sopra il relitto di una piccola barca. Essa era una denuncia dei tanti sogni spezzati di chi attraversava ogni giorno il mare, in cerca di una vita migliore. In questa occasione presenta Empty Body, una creazione imbevuta di sensibilità femminile. Sempre in questo ambito, il prossimo gennaio, è in programma una performance di Fuyuki Yamakawa che si avvale del suo battito cardiaco e del canto khoomei per esprimere l'esuberanza della vita.

Generare ecosistemi e relazioni accoglierà le installazioni site-specific di Kishio Suga, uno degli artisti "Mono-ha" (Scuola delle cose), vicino al concetto di Arte Povera, e di Yuko Mohri, autore di fama internazionale degli anni 2000 che gioca con la fisica, costruendo equilibri sottili che si originano ricavando idee dal magnetismo e dalla gravità e avvalendosi dell'aria e della luce. Le opere di entrambi dialogano con l'ambiente e lo spazio e sono poste a confronto nonostante i differenti contesti storici in cui sono maturate.

La politica dell'identità e il corpo che resiste racconta di Lieko Shiga che studia attraverso la fotografia il rapporto fra uomo e natura e fra la vita e la morte. La sua esperienza si condensa in arte. Kitahama, sulla costa nordorientale del Tohoku, dove lei aveva il suo studio, nel 2011 vanni da quell'evento catastrofico e, attraverso scatti fotografici impressionisti, mostra le ferite ancora vive sugli abitanti riflettendo su come gli eventi naturali influenzino la salute fisica e mentale delle persone. Chikako Yamashiro, invece è un'artista multimediale. Nelle sue creazioni si respira la bellezza di Okinawa, la sua terra natale, nota per le sue acque cristalline e anche per i tifoni stagionali. Un territorio che presenta accentuati contrasti e dove accanto ad una forte presenza militare americana, spiccano i tanti monumenti dedicati ai caduti dell'ultima guerra, mentre sembra regnare su tutto una Natura lussureggiante. In questa sezione troviamo anche Dumb Type, un collettivo di artisti multimediali che hanno lavorato, a partire dagli anni Ottanta, sia nelle arti performative sia in quelle visive, per testimoniare le tensioni tra arte e società.

Nell'ultima sezione: Corpi coreografati e rappresentati, politica e genere si parla della situazione sociale e politica del Giappone contemporaneo. La narrazione si svolge attraverso video che possiedono un'ottima efficacia teatrale. Makoto Aida, Kota Takeuchi, Mari Katayama, Meiro Koizumi e Yui Usui sono le voci che si fanno interpreti dei drammi della guerra, del sacrificio individuale, del lutto, dell'uso della tecnologia in modo distruttivo, della disuguaglianza di genere e dei pregiudizi sulla diversità. L'esposizione che ha la curatela di Shihoko Iida e Diego Sileo e che rimarrà aperta al pubblico fino al 12 febbraio 2023, è stata promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta dal PAC, insieme a Silvana Editoriale.

Patrizia Lazzarin,22 novembre 2022

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