Un tour europeo di marketing all’ombra dei terremoti

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Il tragico equivoco ucraino, ma anche una frode e una farsa, frutto del sempre più perverso virus NATO e delle paranoiche ossessioni anti-russe americane, non sembra aver fine. Esso continua infatti a mietere vittime inutili, compresi gli adolescenti ucraini mandati al fronte. Perché il virus NATO è sempre più perverso? Perché la sua sfrontata retorica tende a rendere per così dire fisiologica un’istituzione in realtà strumentale al continuato vassallaggio europeo e alla politica egemonica americana in giro per il mondo. In tal modo, le reali cause dell’invasione russa, l’ottusa e immotivata espansione della NATO a est, sono state sommerse da un cumulo di falsificazioni e stravolgimenti.

Le recenti visite del Presidente ucraino a Londra, Parigi e Bruxelles, anch’esse frutto del suddetto virus, oltre che dalla ridicola teatralità dell’immancabile maglietta verde di un ex-attore che non parlava ucraino quando fu eletto Presidente, sono caratterizzate da ulteriori richieste di armi sempre più sofisticate e da velleitarie e demenziali dichiarazioni del tipo “Noi difendiamo l’Europa.” Il fatto che simili stupidaggini, questa spudorata spazzatura mediatica sia stata accolta da scroscianti applausi la dice lunga sull’intelligenza dei presunti leaders europei lì presenti. Del resto, quanto la serietà di Bruxelles sua risibile è fra l’altro dimostrato dal pudibondo clamore nei confronti di alcuni patetici ladri di galline, ovvero quei funzionari del Parlamento europeo ora in attesa di giudizio perché accusati di aver accettato denaro da vari Stati sfruttando la loro influenza comunitaria. Anche se comprovata, rimane una corruzione da ladri di galline e lontana da crimini ben più gravi.

Guarda caso, coloro che imperterriti hanno sollecitato rovinose e ripetute sanzioni boomerang nei confronti di Mosca, mettendo in ginocchio l’intera Europa, continuano infatti impuniti la loro dissennata gestione. Lo stesso vale per coloro che hanno continuato a propalare il mito di una Russia con mire imperialistiche e a galvanizzare le smanie NATO di Paesi come la Finlandia, la Svezia, la Polonia, etc.,). Tutti costoro non sono stati rimossi e sembrano godere di una surreale immunità moral-giuridica, nonostante i disastri causati dalla loro cieca irresponsabilità e dal loro ottuso servilismo non siano lontanamente paragonabili alle suddette presunte spicciole corruzioni di alcuni funzionari poco scrupolosi.

Se il tour europeo del presidente ucraino, preceduto da quello americano, è un’ennesima conferma delle attitudini teatrali del personaggio, rimane inspiegabile come le sue udienze abbiano benevolmente chiuso gli occhi sull’autoritarismo crescente della dirigenza ucraina, che ha messo al bando i partiti dell’opposizione e ha minacciato d‘inviare l’esercito nelle chiese in caso di atteggiamenti filo-russi. Già questi elementi dovrebbero far riflettere e sollevare dubbi sulle esibizioni euro-atlantiche di Zelenski, contorniate da quelle fuori ruolo di un istrione di mestiere come Boris Johnson, che tempo fa si è recato in Ucraina a farsi pubblicità. Non è chiaro chi faccia a gara per superare il ridicolo. Il sorridente Rishi Sunak e lo stesso nuovo sovrano britannico che hanno ricevuto con tutti gli onori chi di fatto sta promuovendo una generalizzata guerra con la Russia sembrano ignorare il fatto.

In realtà, la cosa più surreale è che il suddetto tour e le relative ovazioni sono avvenuti mentre più a sud, in Turchia e il Siria, milioni di uomini erano stati appena colpiti da una catastrofe senza precedenti. Mentre dunque il numero dei morti aumentava vertiginosamente e decine di migliaia di edifici erano ridotti in macerie simili a quelle delle città tedesche nel 1945 in seguito a selvaggi bombardamenti a tappeto, uno stuolo di supposti leaders poteva ancora perdere tempo ad ascoltare chi reclamava ancora più armi, carri armati, aerei e sottomarini! Pretese folli. Non a caso, un veterano americano, l’ex-colonnello Douglas MacGregor, ha definito Zelenski “uno psicopatico”. La stessa espressione sempre torva del personaggio conforta l’aggettivo in questione. En passant, il fatto che fra quelli pronti ad inviare altre armi in Ucraina vi sia una Gran Bretagna appena divorziata dalla UE, rende i comportamenti di questa nazione ancora più incomprensibili visto che non vi è neanche un Impero britannico da proteggere dalle zampe dell’orso russo. Un’altra nazione che vive di miti. Curiosamente, mentre in Francia e in Gran Bretagna milioni di persone sono in sciopero per la crisi economica e per i tentativi di sollevare l’età pensionabile, i rispettivi leaders si dichiarano disponibili a nuovo aiuti militari, ovviamente a spese dei contribuenti. Ma ritorniamo all’immane catastrofe che ha colpito il sud-est della Turchia e la Siria del nord. Anche in quest’occasione, si è udito il lessico patetico ad usum populi o degli imbecilli. In una sua dichiarazione, un funzionario della Casa Binaca ha infatti assicurato che gli Stati Uniti si stanno consultando con i loro “alleati” e partners” in modo da offrire il più efficace aiuto alle zone colpite. L’isteria del “nemico” spunta quindi anche in occasione dei terremoti. La logica del nemico prevale comunque su quella dei milioni di vittime del terremoto. Gli aiuti promessi alla Turchia sarebbero di 100 milioni di dollari, ma i nuovi fondi approvati per l’Ucraina sono di circa 2 miliardi di dollari. La differenza è abissale, incongrua e basterebbe da sola a smentire le vocazioni umanitarie dell’attuale amministrazione di Washington.

Con la stessa logica, fino a qualche ora fa la Siria sembrava vergognosamente dimenticata e lasciata a scavare le macerie con le mani dei White Helmets, l’organizzazione civile siriana che interviene in aiuto dei disastri. A detta di un portavoce della Casa Bianca (Jack Sullivan), infatti, “appariva in qualche modo inappropriato destinare aiuti a una nazione sottoposta a un embargo”. Il fatto che adesso sembra che potranno iniziare ad affluire aiuti anche in Siria non altera sostanzialmente il cinismo di fondo dell’atteggiamento.

Considerando le gigantesche e ancora non quantificabili rovine umane e materiali provocate dal terremoto on Turchia e Siria - il sismologo turco Ahmed Ercan prevede 200.000 morti sulla base del numero di edifici crollati - la concomitanza del tour europeo di Zelenski può essere interpretata tanto come un goffo errore di marketing bellico quanto anche come un dissimulato tentativo di attirare attenzione e denaro degli Europei prima che eventuali risorse vengano dirottate verso Turchia e Siria.

In realtà, le conseguenze umane, materiali e anche politiche del terremoto non sono ancora visibili in tutta la loro magnitudine. Non centinaia di migliaia ma milioni di individui sono a rischio di fame, freddo ed epidemie. Già tafferugli e bande armate intralciano i soccorsi senza che tuttavia vi sia una massiccia presenza militare, come avvenne durante il terremoto del 1999. A livello politico, è ancora impossibile capire se il disastro rafforzerà la posizione di Erdogan o al contrario ne precipiterà la fine. In quest’ultimo caso, le pantomime svedesi-finlandesi relative a un ingresso nella famigerata NATO sarebbero ricoperte dal gelo siberiano di un ulteriore rafforzamento con la Russia. Come dire che il terremoto politico-umanitario è solo ai suoi inizi e sarà tale da costringere l’Europa, in un modo o nell’altro, a riversare risorse ed aiuti almeno verso la Turchia, mentre la Siria verrà verosimilmente aiutata soprattutto da Russia e Iran ma anche da vari Paesi arabi. Per ritornare quindi al nostro sospetto, nulla vieta di pensare che il commediante Zelenski abbia organizzato il suo tour col timore di cambiamenti di umori europei a causa del terremoto turco.

Come osservato in precedenza, è difficile non paragonare le smisurate distese di macerie delle città colpite dal terremoto con quelle delle città tedesche o giapponesi bombardate alla fine della seconda guerra mondiale. Si tratta di una similitudine del tutto realistica. Le immagini sono agghiaccianti. Essa richiama uno scenario non meno realistico, anche se l’ipocrisia degli struzzi fa finta che non esista. E’ a causa di quest’ultima che le candide dichiarazioni del ministro tedesco degli esteri Annalena Baerbock, secondo cui la Germania è in guerra con la Russia, dichiarazioni ora prudentemente diluite, hanno suscitato un putiferio. In altre parole, anche se la verità è ben diversa, tutti fanno finta che la guerra è solo fra Ucraina e Russia. Ci vuole una buona dose di malafede o di semplice incoscienza per propagare una simile falsità quando solo gli Stati Uniti in un anno hanno fornito armi e aiuti all’Ucraina per 80 miliardi di dollari, inasprendo così un’inflazione in casa, come al solito pagata dai meno abbienti.
Non contenti di aver sospinto Mosca in braccio a Pechino e (cosa ancora più deprecabile per lo stesso Putin) in braccio anche a Teheran - uno dei più incredibili e macroscopici errori strategici dell’epoca contemporanea – gli Stati Uniti e i Paesi europei continuano ad insistere su un terremo minato e insidioso. Anche il terremoto turco-siriano e le sue immani distruzioni era imprevedibile, ma è accaduto, nello spazio di qualche minuto.

Così, sottovalutare le probabilità di un brusco cambio di livello del conflitto in Ucraina e di generalizzate ritorsioni russe a causa di forniture militari sempre più sofisticate e aggressive a favore dell’Ucraina è non solo ingenuo ma anche irresponsabile.

Antonello Catani, 13 febbraio 2023

 

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Germania, ai verdi il cancellierato?

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"Ora noi siamo visti come la forza politica stabile della Germania", ci dice il co-presidente dei Verdi al Parlamento europeo Philippe Lamberts. Il caos totale nella Cdu, aperto dall'accordo con l'ultradestra xenofoba dell'Afd in Turingia (...) potrebbe instaurare un nuovo 'ordine' (o disordine) in Europa, finora a guida franco-tedesca. Ecco perché anche da Strasburgo, dove è riunita la plenaria del Parlamento europeo, molte attenzioni sono puntate verso la Germania, negli scambi tra parlamentari fuori dall'aula. La possibilità che alle elezioni dell'anno prossimo si imponga una Cancelliera dei Verdi non è più remota. Il nome è già scritto: Annalena Baerbock. Il commento di Angela Mauro su Linkiesta.

Germania, la Cdu in crisi

 

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